39.

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Mi addormentai subito dopo, accucciata tra le sue braccia e con la testa appoggiata al suo solido petto tatuato, cullata dal battito accelerato del suo cuore.
Quando mi svegliai la mattina dopo, lui era ancora lì che dormiva beatamente.
Sembrava un angelo dannato.
Schiuse gli occhi, guardandomi assonnato. «Che c'è?» mi chiese sbadigliando.
«Niente».
«Allora perché mi fissi?» indagò.
La sua voce, subito dopo il risveglio, era roca e dannatamente sexy, perché voglio baciarti, pensai, ma non avevo il coraggio di dirlo ad alta voce, magari per lui era stata una cosa da niente che non doveva avere nessuna conseguenza nella vita reale, così mi limitai a fare spallucce.
«Uhh, wow, mi sento toccato, stare con me ti fa male» farfugliò stringendomi più forte a se.
Mi mordicchiò il lobo dell'orecchio e mi venne da sorridere al ricordo della notte appena passata.
Tutto quello che era successo alla festa e poi rimanere chiusa in un ascensore con uno sconosciuto con cui, la stessa notte, ero finita anche a farci sesso.
Che situazione!
«Prima di lasciare la festa ho trovato Fabio, il mio ragazzo, che si faceva la mia migliore amica, l'ho lasciato per questo» spiegai senza un preciso motivo, forse perché avevo bisogno di liberarmi di quel peso. Potevo ignorare il tradimento del mio ex, ma superare quello di Giulia mi era quasi impossibile; lui, che mi stava accarezzando dolcemente i capelli, si interruppe senza parlare. «Non significa che tu debba dirmi perché è stato ucciso tuo padre» chiarii, notando la sua perplessità. «Voglio solo che tu sappia che io mi fido te».
«Il tuo ragazzo è stato uno stronzo a farti questo» mi disse. «Non ti meritava».

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