3.

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Iniziai a fare avanti e indietro in quel piccolo spazio, passandomi continuamente una mano tra i cappelli mentre con l'altra mi torturavo le labbra, tutto sotto lo sguardo attento e indagatore di quel ragazzo.
Ad un tratto mi ricordai del pulsante di allarme, che se esisteva era per un motivo ben preciso, e mi ci appiccicai come fosse l'unica ancora di salvezza, mentre il forte e fastidioso rumore si diffondeva nell'aria.
«Non servirà a un granché» disse il ragazzo mentre girava una sigaretta.
La sua voce, calda e profonda, trasmetteva una calma eccessivamente fuori luogo e notai che aveva un accento particolare, sembrava del nord, ma non era solo quello a renderla diversa.
Quindi sa anche parlare, pensai.
Ci misi un po' a realizzare le sue parole, per via del panico che mi stava dando alla testa, facendomi così perdere quella poca lucidità che mi era rimasta dopo la terribile serata.
«Cosa?» chiesi scettica, era il pulsante di allarme, certo che serviva, PULSANTE D'ALLARME, cosa non capiva?
«Ho detto che non servirà, sono le due pensi che qualcuno si interessi di te a quest'ora?». Inglese, il suo accento era inglese, realizzai in un secondo; quando il suo tono calmo e pacato si scontrò con i battiti accelerati del mio cuore, però, quel dettaglio affascinante, perse tutto il suo valore.
Perché diavolo era così tranquillo?!

StrangersWhere stories live. Discover now