5.

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«Oh mio Dio, non ce l'ho» ripetei. «Devo averlo lasciato a casa di Giulia!» al solo pensiero della festa e dei suoi risvolti tragici che mi avevano fatta scappare, gli occhi iniziarono a pizzicare, ma cacciai indietro le lacrime alzando gli occhi al cielo, e mi passai nervosamente una mano tra i lunghi capelli castani.
Non avrei pianto.
Non davanti a un perfetto sconosciuto con la quale si prospettavano lunghe ore di silenzio, che, sottolineo, non volevo fossero scandite dai miei singhiozzi.
Il biondo mi guardò con aria di sufficienza, chissà quanto misera dovevo sembrare ai suoi occhi. Una povera pazza che se ne andava in giro in un succinto abito rivestito di paliette dorate e il trucco sbavato, in effetti facevo pena anche a me stessa.

StrangersWhere stories live. Discover now