TRE

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L'aeroporto é pieno di persone, i rumori sono assordanti, non vedo l'ora di prendere il mio volo e scappare via da questo posto.
Il mio aereo parte tra 40 minuti, sono in sala d'attesa, aspettando che annuncino l' imbarco. Per uno strano motivo mi sento agitata, la mia gamba non smette di tremare. Ci faccio caso più volte, cerco di tenerla ferma, ma dopo poco ricomincia a tremare. Mi alzo per avvicinarmi alla grande vetrata che mostra la pista d' atterraggio. Sono così grandi, quasi sudo al pensiero che tra poco sarò così in alto, bloccata in quelle cabine così strette. Mentre sono immersa nei miei pensieri qualcosa mi tira in modo così violento che in un attimo mi trovo catapultata con il sedere sul pavimento. Che botta. Una ragazza sta correndo verso i bagni, piena zeppa di borse trascinandosi dietro il corpo del reato. Si volta, evidentemente distratta dal tonfo della mia caduta e si avvicina rannicchiata a me. Mi porge una mano ripetendo infinite volte scusa.

"Non importa, ma sta più attenta cazzo." La ragazza mi guarda con gli occhi spalancati. É piccolina, la sua bocca é sottile e i suoi capelli ricci le contornano perfettamente il viso imbronciato. Ma quello che mi gela il sangue é il colore dei suoi occhi. Quel verde intenso, cristallino, che mi ricorda la sfumatura di una foglia bagnata di rugiada.

"Io..scusa, devo andare." La guardo mentre cerca di rimettersi in sesto, affaticata dal peso delle borse. Noto un piccolo foglio che sporge dalla tasca del suo zaino. D'istinto lo strappo e me lo metto in tasca prima di salutarla con un gesto goffo.

Ritorno a sedere ricomponendomi. Tiro fuori il foglietto dalla tasca e lo esamino.
Ludovica Stant, 27 febbraio 1993..un numero di telefono e un indirizzo. Bingo!

Ludovica eh..la voce elettronica si propaga per l'intero aeroporto annunciando il volo 26735 diretto a Madrid. Raccolgo le mie cose, ripiego il foglio, lo infilo in tasca e mi avvio verso l'uscita per l' imbarco.

Una volta salita mi siedo al mio posto, accanto al finestrino, ovviamente. Prendo le cuffie, le collego al cellulare e imposto la ripetizione casuale della mia playlist. L'aereo parte, avverto il vuoto nello stomaco, é un brivido mi percorre tutta la schiena. D'istinto stringo tra le mani la cintura di sicurezza e chiudo gli occhi. Dopo un minuto é tutto tornato alla normalità. Guardo giù sospirando nel vedere la piccola città rimpicciolirsi sotto di me. Tra poco sarà tutto finito, sarò finita un po' anche io.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 12, 2016 ⏰

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