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Parcheggio la moto davanti al cancello di casa di Alex. Salgo velocemente le scale, recupero le chiavi da sotto lo zerbino ed entro. Di corsa vado in quella che doveva essere la mia camera per un po', recupero la valigia e mi soffermo a guardare la finestra. Mi avvicino e mi affaccio per guardare quel meraviglioso roseto, il cuore mi si stringe, odio Alex e il suo comportamento da bastardo.

Scaccio via il pensiero e dopo aver preso la piccola valigia scendo di corsa le scale. Prima di andare via a gambe levate, decido di mangiare qualcosina. Proprio per lasciarlo a bocca asciutta, stronzo. Apri il frigo e prendo due uova e della pancetta. Le friggo, prendo il pane, mi siedo e mangio. Come fa a comportarsi così? Ci eravamo baciati poco tempo prima! Che schifo, mi fa schifo. Mi guardo intorno e mi sento fuori posto. Ne ho abbastanza di questa casa, di lui, e dei miei comportamenti. Mi rende vulnerabile, nervosa, non sono più io quando c'é lui nei paraggi, devo andare via immediatamente. Lascio tutto dov'é, vado in bagno a lavare le mani e proprio in quel momento sento la porta aprirsi. Cazzo.

"Aries? Sei tu?" Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. L'ultima cosa che volevo era vederlo prima di andar via. Mi armo di tutto il coraggio che scorre nelle mie vene ed esco dal bagno.

"Si, sto per togliere il disturbo comunque." Gli rivolgo il sorriso più falso di cui sono capace.

"Tu non vai da nessuna parte." Senza ascoltarlo afferro la valigia e mi dirigo verso la porta. Ma lui mi precede bloccandola con la schiena.

"Togliti, ora." Lo guardo dritto negli occhi. La sua rabbia é palpabile.

"Tu da qui non esci." Sto perdendo la pazienza.

"Cosa vuoi da me? Io non ti conosco nemmeno. Non sei nessuno, non voglio la tua protezione, non ho bisogno del tuo aiuto, io non ho bisogno di te." Alzo la voce e lo fulmino con gli occhi. Lui si irrigidisce all'istante. Continuo a fissarlo, chiude gli occhi, si passa una mano tra i capelli e poi fa quello che non avrei mai immaginato che una persona sana di mente potesse fare.

Mi afferra dalle gambe e mi solleva su una spalla. Protesto subito dandogli dei pugni nella schiena e sventolando le gambe.

"Alex, mettimi immediatamente giù" urlo, e lui mi da uno schiaffo sul sedere. Che spudorato.

"Ti odio, hai fatto così anche con Harley, eh? Hai varcato la soglia con lei tra le braccia?" Il mio tono é disgustato e lui ride scuotendo la testa.

"Cosa ridi? Rispondi invece, razza di scostumato senza ritegno." Mentre continuo a ribellarmi lui mi porta al piano superiore, entriamo nella sua stanza e lui chiude la porta alle sue spalle con un piede. Infine, mi scaraventa sul letto come se fossi un sacco di patate. Lancio un urlo per la caduta e lui mi guarda.

"Bhe? Mi rispondi?" Mi metto a braccia conserte aspettando la sua risposta. Lui fa per andarsene con un sorriso, ma la sua espressione cambia d'un tratto. Si avvicina a me con velocità, afferra i miei polsi bloccandoli ai lati del viso e si pianta a cavalcioni su di me.

"Di Harley non mi importa, non significa nulla.." Mentre parla apre il cassetto, prende un nastro e inizia ad armeggiare con i miei polsi, io sono imbambolata, é bello come il sole.

"Nemmeno mi piace, si, é una bella ragazza, ma non fa per me. A me interessa un altro genere di donna." Cerco di muovere i polsi ma ero troppo concentrata a guardarlo e non mi sono accorta che me li ha legati alla tastiera del letto.

"Slegami, subito." Lo guardo male e inizio a tirare la corda, ma più faccio resistenza e questa più si stringe intorno ai miei polsi. Sfrega. Brucia. Alex. Stronzo.

"Inutile, non dimenarti, é peggio." Mi sorride e si morde il labbro.

"Perché lo hai fatto?" Piagnucolo guardando le mie povere mani.

"Perché così sono sicuro che non scapperai durante la notte. E comunque, hai fatto la domanda sbagliata." Che vuole dire? Ah già..Harley.

"Allora? Ti piace?" Gli chiedo.

"Chi?"

"Come chi? Harley." Mi guarda male e ride, non ha intenzione di scendere, a quanto pare si sta comodi a cavalcioni su una povera ragazza legata, maniaco.

"Te l'ho detto, ma non mi ascolti. Non é il mio tipo. Mi interessa un altro genere di donna." Si morde le labbra e si sfila la maglia, mima la parola scusa e si asciuga la fronte. Ha caldo. Ringrazio Dio perché ha creato l'estate.

"Tipo?" Gli chiedo curiosa.

"Poi lo scoprirai." Mi sorride e scende. Regalandomi la vista della sua perfetta schiena esce dalla stanza, lasciandomi sola e legata al suo letto. É completamente pazzo, decisamente pazzo. Ma mi piace da morire.

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