Capitolo 39

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"Beatrice! Calmati!" Gridò Cristina.
"No! Non mi calmo...aveva promesso, aveva promesso di starmi accanto fino alla fine, aveva promesso di non lasciarmi sola in questo casino...aveva detto di amarmi, di essere la sua vita...lui...aveva promesso."
Le mie guance erano rosse e calde dalla rabbia, le lacrime bagnavano la loro superficie con acqua gelida.
"Allora perché avrebbe parlato di te alla sua famiglia, perché avrebbe pagato le spese per l'aborto, perché ti avrebbe presentato ai suoi amici...perché?" Urlò, credevo che la sua voce da un momento all'altro sarebbe finita.
"Io..." Non lo sapevo, non ci capivo più niente, non sentivo più niente...sentivo solo il grande e immenso vuoto che, lui, aveva lasciato dentro il mio petto.
"Perché Bea? Ti ostini ad avere ragione...credi di sapere tutto...ma la verità è che non sai niente, devi leggere quella cazzo di lettera." In viso era quasi viola, era molto buffa...lei si arrabbiava di rado, era raro vederla manifestare questo sentimento.
"Io...non voglio, ci saranno scritte le solite cazzate...non voglio."
Quella lettera.
Quella stupida lettera.
Quella orrenda lettera.
Non volevo leggerla...
"Devi...Bea...potrebbe contenere la risposta alle tue domande." Si era calmata, mentalmente tirai un sospiro di sollievo.
"Quali domande? Io non ho domande...di come sono andate le cose...non voglio più avere a che fare con una persona come lui,non voglio avere a che fare con lui...tu sai quanto lo amo...amavo." Dissi.

Amavo.
Amo, lo amavo ancora, mi aveva fatto passare i giorni più brutti della mia vita.
Le lacrime che avevo versato sarebbero bastate per dissetare un intero paese.
E il bambino non faceva altro che peggiorare la situazione, facevo avanti e indietro dal bagno in continuazione, non riuscivo a stare un attimo tranquilla...la mia vita era cambiata, in due giorni.
Due giorni.
Si era completamente capovolta, non ero mai stata così nervosa come lo ero in quel periodo, neanche avessi il ciclo...il mix di tristezza e rabbia non era dei migliori.
"Io però so anche quanto ti amava lui...io l'ho visto Bea, ho visto gli occhi con cui ti guardava sorridere, ho visto come cercava di avere un contatto con te, anche solo di pochi secondi, ho visto le sue mani tremare, ho visto con questi occhi quanto lui ti abbia amata...fidati, c'è una ragione....ci deve essere, leggi quella lettera...leggila, piangici sopra se necessario, ma devi sapere quali parole contiene..."

"Cry...mi manca." Crollai come un edificio vecchio, le gocce di acqua salata tornarono fuori come fiumi.
Le braccia della mia migliore amica mi avvolsero in un abbraccio, mi accucciai a lei.
I singhiozzi echeggiavano tra quelle quattro mura.
Singhiozzi di dolore.
"Shh...ci sono io...dammi retta...leggila." Aggiunse accarezzandomi la testa con la sua mano delicata.
"Cry..." La richiamai.
"Cosa?"
"Almeno tu resterai con me?" Chiesi...almeno lei.
"Non ti abbandonerò mai...abbiamo fatto una promessa io e te...ricordi...io per te..."
"Tu per me." Finii la frase al posto suo, alzai la mia testa distrutta dal suo petto morbido.
I suoi occhi militari guardavano i miei rossi come il fuoco.
Accennai un sorriso, concludendolo con un bel sospiro.
"Hai ragione...devo leggere quella lettera." Guardai sopra la mia scrivania, la piccola busta bianca era in bella vista al centro.
"Per Beatrice" vi era scritto sopra.
"Senti io devo andare...mi madre torna tra poco e..."
"Se non ti trova in casa sono dolori...lo so...starò bene vai pure, io cercherò di dare un'occhiata a quell'affare...non ti prometto niente." Tornai a guardarla, ero come attratta da quando Cristina mi aveva reso le idee più chiare.
"Tu provaci, ci vediamo a scuola." Disse mettendosi il giubbotto e avviandosi verso la porta di legno.
"Ah! A proposito...hai scelto il nome?" Chiese guardando la mia pancia, vi poggiai una mano.
"No...non so neanche se è maschio i femmina." Risposi.
"Qualche idea almeno?"
"Cry devo ancora trovare il coraggio di coraggio di dirlo ai miei...non mi sembra il momento di pensare al nome...ma per la cronaca mi piacerebbe Penelope se fosse femmina."
La ragazza mora sorrise, mi accennò un saluto con la mano, che ricambiai, e scomparve dalla stanza.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora