Capitolo 31

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Lacrime calde mi rigavano il viso freddo come il marmo e pallido come la prima neve del glaciale inverno.
Il mio cuscino bianco era ormai ricoperto di quel poco mascara che mi era colato.
La mano della mia migliore amica mi accarezzava la schiena con movimenti dal basso verso l'alto mentre, dalle sue labbra uscivano parole di conforto nei miei confronti.
I miei singhiozzi echeggiavano nella stanza dipinta di verde acqua, le urla che con tutta la loro forza volevano uscirmi dalla bocca venivano represse da me.
Avevo rovinato tutto, di nuovo...era l'ennesima volta in tutta la mia esistenza che rovinavo qualcosa, che non riuscivo a portare avanti un obbiettivo prima che mi si sgretolasse in mano come quei finti sassi fatti di terra bagnata.

"Tesoro calmati per favore..." Mi sussurrò Cristina continuando a muovere la sua mano, che era passata alla mia testa.
"C-Cry...h-ho rov-rovinato tutto...di nuovo." Parlavo a scatti, la mia voce non riusciva ad acquistare un suono piacevole e scorrevole.
"No...non dirlo neanche per scherzo Bea." Leggevo in lei, tanto calma e preoccupata, un tono di rimprovero nei miei confronti.
"C-Cry...io...si invece, è sempre colpa mia." Mi alzai dal letto mettendomi a sedere accanto alla ragazza dai capelli lisci che mi guardava come un cucciolo indifeso.
"Bea...è stato un cretino, per la seconda volta, non ti ha neanche lasciato il permesso di parlare per spiegare...se è stato così imbecille da perderti di nuovo non è colpa tua." La fissavo, ma la mia mente stava vagando per lande isolate, dove la solitudine è la padrona di tutto, dove non si possono neanche udire i canti dei mille uccelli che popolano il mondo terreno.

"Bea...ci sei?" Cristina scrollò la mano davanti ai miei occhi color smeraldo facendomi catapultare sulla terra.
"Si...scusa...sono ancora scossa, ma sto meglio." Mi asciugai l'ultima lacrima che stava per uscire e bagnare le mie guance tornate, per miracolo, al loro colore rosso acceso.
"Bene..." Stava per proseguire quando un rumore assordante e confusionario provenne dal piano di sotto.
La mia migliore amica fece un piccolo salto dallo spavento e io cacciai un urletto simile al grido di un gatto a cui si tira la coda.
"Ma tu non eri a casa da sola." Mi chiese Cristina, era al quanto spaventata.
"Dovevo..." Mi alzai definitivamente dal letto ormai disfatto e andai verso la porta.
"Non lasciarmi qui!" Gridò la ragazza, che mi raggiunse e si attaccò morbosamente al mio braccio.

Certo che si caga proprio addosso.

Madonna! Mi fa salire il nazzismo quando fa così.

A chi lo dici!

Già...

Pensi che sia un ladro.

Non lo so.

Camminavamo fianco a fianco, i nostri piedi viaggiavano leggeri sul pavimento di ceramica, nessuna delle due aveva le scarpe...che culo.
Arrivammo davanti le scale e piano piano iniziammo a scenderle.
Gli scalini sembravano essere infiniti, e il soffitto, che ti accompagnava per circa metà strada e non ti permetteva la visuale del salotto, era come se non finisse mai.
Poi una scena al quanto disgustosa di manifestò davanti hai miei occhi.
"Roberto...ma che stai...facendo?" Mio fratello era disteso sul divano con sotto una persona che a prima vista pareva una ragazza carina se non per quel filo di barba che le ricopriva il viso.

Cristina aveva la bocca aperta e io non ero da meno per espressione.
Mio fratello si voltò mostrando il suo volto e quello del ragazzo sotto di lui e non ci degnava neanche di un sguardo.
"Beatrice!!! Ma tu non dovevi essere da Cecilia!!" Urlò il ragazzo dai capelli mossi scattando in piedi.
Io non mi muovevo ero ferma davanti al corrimano, le mie gambe erano come bloccate.
"Beatrice rispondimi!! Che ci fai a casa!!" Continuava a tenere un volume di voce troppo alto, mi stava sfondando i timpani e già in quella stanza rimbomba ogni singola parola anche detta sottovoce.
"Cioè si...no...non lo so..." I suoi occhi erano piani di ira e fissavano i miei che cercavano di tenergli testa, ma con scarsi risultati.
"Tu! Alzati e aspettami in camera mia...Beatrice, dobbiamo parlare." Il ragazzo dalla leggera barba ci sfrecciò accanto mormorando un "permesso" e si rifugiò nella camera di mio fratello.
"Io vado a prendere le mie cose e poi vado a casa, ci sentiamo." Mi sussurrò la mia migliore amica prima di sparire dalla mia visuale.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Where stories live. Discover now