Capitolo 8

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Il suono della campanella mi fece distogliere gli occhi dallo schermo del telefono. Ancora avevo il dito sopra il tasto invio.
Ero in imbarazzo, non sono mai stata una ragazza molto aperta con gli altri, mi sono sempre selezionata le amicizie, e non sono mai andata oltre a quelle. Pensavo e ripensavo a quel messaggio, tanto da non ascoltare per niente le varie lezioni che si susseguivano durante la giornata.
La mia testa era annebbiata da mille e passa domande: e se lui non si aspettava che io gli scrivessi? Andrà bene cosa gli ho scritto? Forse era troppo diretto? Magari bastava un semplice ciao sono Bea?

"Signorina Rossi, mi farebbe piacere che anche lei partecipi alla lezione." La voce categorica della prof mi svegliò dal mio trans, non riuscì a dire niente allora annuii.
"Bene riprendiamo." Disse di nuovo, si mise a rispiegare cose che per me non avevano importanza, certo ultimamente mi dovevo concentrare era l'ultimo anno e tra meno di tre mesi avrei avuto la maturità. Ma non riuscivo a farlo, ero presa da quel cazzo di messaggio che avevo mandato.
Evitai di pensarci e tornai ad ascoltare, per quello che potevo, la prof.
Nel bel mezzo del silenzio mi parve di sentire vibrare, mi guardai intorno niente tutti erano rivolti verso la lavagna, mi affaccia sullo zaino e lessi il nome di Matthew sullo schermo, non potevo rispondere la prof se ne sarebbe accorta, avevo bisogno di un diversivo.
Alzai la mano, ero già consapevole della risposta, ma tanto vale provarci.
"Si Rossi." Disse la prof continuando a spiegare, ma come cazzo...va beh mi arrendo.
"Prof posso andare in bagno." Lei mi guardò poi scosse il capo e tornò a guardare la lavagna che era piena di segni strani e scritte, del quale non sapevo neanche il significato.
"Cry...Cry...Cristina!" Alzai di poco la voce e finalmente la mia compagna di banco di girò.
"Che c'è?" Cavolo che caratterino.
"Ho bisogno di un diversivo...Matthew mi ha risposto, devo scrivergli." Abbassai la voce nella parte della frase in cui omettevo il suo nome. Lei annuì e poi alzò la mano.
"Giusti...cosa c'è ancora." La prof sembrava scocciata, nella scuola era famosa per la sua poca pazienza.
"Prof le volevo chiedere, ma se io venis..." Cristina iniziò a parlare a manetta senza fermarsi, la prof la guardava e non prestava più attenzione a nessuno, presi il telefono e lo infila tra i libri.

'Ciao Bea...piacerebbe anche a me rivederti...'

Arrossì a quelle parole, non riuscivo a crederci, mi scappo un cridolino nessuno sembrava essersene accorto. Presi quel poco di coraggio che mi era rimasto e scrissi.

'Quando vuoi? Io sono sempre...quasi sempre libera.'

'Domani le riprese si svolgono vicino a Firenze se tu e la tua amica volete venire...'

'Perfetto...a domani. Ciao Matthew.'

'Ciao Beatrice.'

Misi apposto il telefono e toccai la spalla di Cristina che in quell'arco di tempo non aveva smesso di parlare.
"E niente prof...le andrebbe bene?" Concluse guardandomi e poi tornando alla prof che era al quanto sbigottita.
"Si va bene tutto ora posso continuare a spiegare per quel poco tempo che resta?" Tutti nella classe annuirono e io ringraziai mentalmente Cristina per quell'ottimo diversivo.

...

"Allora che ti ha detto alla fine?" Mi chiese la mia migliore amica mentre imboccammo la strada di casa.
"Che domani sono vicino a Firenze a fare le riprese...mi ha mandato la posizione...tu ovviamente vieni con me ha invitato entrambe." Lei mi guardò e mi abbracciò.
"Davvero, prendiamo la tua di macchina?" Io annuii, eravamo arrivate al bivio ci salutammo e poi ognuna per la sua strada.

...

Il telefono squillò, io ero ancora in cucina a mettere apposto, corsi in salotto e senza neanche guardare ci era risposi.

"Pronto."
"Ciao Bea...sono Francesco."
"Ciao Franci...dimmi?"
"Riguardo all'invito di oggi...ti andrebbe di andare a prendere un gelato insieme."
"Certo a che ora?"
"Beh pensavo adesso."
"Ma sono solo le 14:30...non ci saranno gelaterie aperte?!"
"Lo so facciamo una passeggiata."
"Okay tra quanto sei qui?"
"Sono già fuori." Mi affacciai a alla finestra e lo vidi davanti alla cancello di casa mia mi salutò con la mano e io risposi con un sorriso.
"Scemo arrivo."
"Ciao."

Riattaccai, corsi in camera e mi cambiai almeno la maglietta, presi il telefono, le chiavi e un po' di soldi, non si poteva mai sapere.
La porta dietro di me si chiuse e io percorsi tutto il vialetto, arrivata davanti al cancello lo aprii e lo salutai di persona.
"Lo sai che non sei normale?!" Risi e lui si unì a me.
"Senti chi parla, andiamo?" Io annuii e iniziammo a camminare, parlammo del più e del meno e sopratutto degli esami che si stavano avvicinando, e con loro la conclusione della nostra esperienza scolastica.
"Tu che pensi di fare dopo la maturità?" Mi domandò.
"Non ne ho idea...mi piacerebbe andare a studiare in America, ma non so tu?" Risposi, ero stata in America circa un anno fa con Cristina e in nostri genitori, me ne ero completamente innamorata. Era il paese dei miei sogni, la gente era stupenda, tutto la era perfetto.
"I miei genitori mi manderanno a Londra a studiare, come mio fratello, io non verrei ma finché vivo con loro, non posso farci niente." Disse con tono triste, si vedeva che non voleva lasciare l'Italia. D'istinto l'abbracciai e lui ricambiò.
"Mi spiace Fra." Lui mi strinse ancora più forte e io feci lo stesso. Era un ragazzo molto dolce, ora capivo perché Cecilia aveva preso una cotta per lui.
"Allora...che ne pensi di Cecilia?" Gli chiesi, in quel momento riniziammo a camminare, senza una meta ben precisa.
"Mmm...Cecilia è una bella ragazza...ma non è il mio tipo." Rispose secco, la mie labbra istintivamente si abbassarono, avevo legato molto con Cecilia e vederla triste mi distruggeva.
"Quale è il tuo tipo dunque?" Speravo in cuor mio che non dicesse quello che pensavo.
"Beh...tu saresti il tipo di ragazza che cerco." Ecco lo sapevo, si fermò e io con lui, lui era tutto rosso e io non riuscii a trattenere l'imbarazzo e arrossì anche io, il problema era che si poteva benissimo scambiare quel palese rossore per una cotta ricambiata, ma non era così.
"Ah! Perché le ragazze come me?" Non che io volessi sapere perché io, ma volevo sviare da quel discorso.
"Beh sei bella, dolce, sensibile, spiritosa e simpatica...sai tenere testa alle persone, guarda Caterina l'altro giorno l'hai stesa." Disse, in quel momento mi stava fissando negli occhi e io non potevo fare che altrettanto. Al ricordo di Caterina mi scappò una risata e lui si unì a me.
"Senti Francesco, sono lusingata davvero, piacere a te è il sogno di ogni ragazza, ma non è il mio sogno. Mi dispiace, non voglio farti stare male. Io non credo di essere la ragazza giusta per te." Non volevo complicare le cose, già lo erano e sarebbe stato peggio.
"No! Tu sei la ragazza che ho sempre sognato." Ribadì, io abbassai lo sguardo.
"Francesco...davvero...sei un bel ragazzo, ma non ricambio i tuoi stessi sentimenti mi dispiace." Alzai di nuovo lo sguardo, guardava a dritto.
"Okay...mi dispiace di averti fatto perdere tempo ciao Bea." Disse continuando a guardar davanti a se, come se ci fosse un fantasma che ci osservava.
"Mi dispiace ancora Francesco, so come ci si sente." Cercai di tranquillizzarlo, ma niente.

Si girò e se ne andò, nel vederlo così il mio cuore si sbriciolò, la cosa peggiore che si potesse fare a qualcuno è spezzargli il cuore.
Una telefonata mi sballottò da quel pensiero.

"Pronto." Risposi, ero triste e continuavo a guardare il ragazzo che piano piano si stava allontanando.
"Che è quella voce. Stai bene?" Oh mio dio, dalla tristezza non avevo neanche controllato chi fosse, tolsi il cellulare dall'orecchio e lo guardai, il nome di Matthew apparve grosso su di esso.
"Ci sei??"
"Cosa...si sì...si sto bene è un piacere sentirti."
"Anche per me." Arrossì, aveva detto che era felice di sentirmi.
"Sicura che stai bene?"
"Si ora che parlo con te." Oddio!!! Non volevo dirlo, mi erano uscite così naturali quelle parole, mi coprì la bocca.
"Ti faccio davvero questo effetto." Rise e io con lui.
"Adesso non ti vantare eh!" Rise di nuovo, la sua risata era bellissima.
"E chi si vanta, per domani allora vieni...cioè venite?"
"Sì certo..." Ero al settimo cielo, lo avrei rivisto e ora ne ero sicura.
"Matthew toglimi una curiosità...davvero da piccolo volevo fare il mago?"
"Sì che c'è di strano."
"Ah! Io non lo so secondo te...certo che la fantasia non ti manca." Risi e e tornai rossa non so neanche perché.
"Un giorno i maghi conquisteranno il mondo e io non ti salverò."
"Si e io diventerò la regina d'Inghilterra." Risi di nuovo e qua sta volta lo fece anche lui.
"Ora devo andare Shemar rompe, ciao Bea."
"Ciao Matthew."

Riattaccai, la chiacchierata con lui mi aveva fatto tornare di buon umore, tornai a casa felice come non mai.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Where stories live. Discover now