Due occhi fissi nei miei

827 47 2
                                    

Firenze è una città meravigliosa, fatta d'arte, poesia e musica. Probabilmente la mia preferita di tutta Italia, ha solo un problema: i vicoli.
"Tu sei proprio convinta che non ci siamo perse, vero?" Chiede Cristina osservando i vecchi palazzi attorno. Alzo gli occhi al cielo: non vedo la cupola di Santa Maria del Fiore in nessuna delle due direzioni.
"Non ne sono più tanto certa." Prendo il cellulare: niente campo.
"A te prende?" Cristina si fruga in tasca, controlla velocemente il display e scrolla la testa amareggiata.
"Ottimo." Rimetto il telefono nello zaino, raggiungendo la mia migliore amica qualche passo indietro.
"Abbiamo sicuramente sbagliato angolo in Piazza Santissima Annunziata." Spiego indicando il fondo del vicolo.
"E di conseguenza anche tutti gli altri." Continuo tornando a girare su me stessa nella speranza di riconoscere una finestra, una porta, una qualunque cosa possa indicarmi dove ci troviamo.
"Che pensi di fare? Mancano pochi minuti alle 14:00, saremmo dovute essere lì mezzora fa." Siamo in ritardo, come sospettavo. Devo inventarmi qualcosa e rapidamente.
"Tornare indietro è escluso, se dovessimo sbagliare di nuovo ci perderemmo ancora di più. Dobbiamo andare avanti ed uscire da questa strada, nella speranza che riesca a vedere la cupola del Duomo." Cristina annuisce e riprendiamo a camminare.
Quando ero piccola andavo a passeggio nel bosco con mio nonno e spesso ci perdevamo: "Non ti azzardare a tornare indietro! Ricorda tornare indietro non è mai la scelta giusta." Gridava, non immagino quanti poveri animali abbia spaventato con il suo vocione. Speriamo funzioni anche questa volta.
"Perché ridi?" Scrollo istintivamente la testa.
"Cosa? Niente, niente. Erano solo dei ricordi." Rispondo a Cristina, la quale fa spallucce subito dopo.
"Il vicolo è quasi finito, speriamo in bene." Aggiunge prendendomi a braccetto. Non le piace molto perdersi, preferirebbe tenere tutto sotto controllo, ma la vita non è tutta prevedibile.
"Ma si, vedrai che andrà bene." La tranquillizzo sorridendo.
Usciamo. Il sole, che nel vicolo era del tutto assente, ci investe da destra. Mi abituo in poco tempo alla luce per poi guardare in ambedue le direzioni.
"Perfetto. So dove siamo." A Cristina si illuminano gli occhi, come ad una bambina il giorno di Natale. Una reazione un tantino esagerata, ma da lei questo ed altro.
"Da questa parte si torna in Piazza del Duomo." Affermo imboccando la strada.

"Bea! Ti sei fatta male?!" Urla la mia migliore amica.
"E tu! Potevi stare...attento." La sua voce di fa sempre più bassa, fino a scomparire piano piano. Sento la testa girare forte: sono letteralmente seduta a terra con il culo dolorante. Porto una mano sulla fronte per coprire gli occhi dalla luce, sul pavimento si staglia una sagoma nera riccioluta. Mi volto verso Cristina. È ferma, impassibile. Fissa incessantemente il proprietario dell'ombra.
"Che diavolo..." Seguo la direzione dei suoi occhi e ne incrocio altri. Questi li conosco perfettamente.
"Stai bene?" Chiede preoccupato, io annuisco. Mi porge gentilmente la mano per aiutarmi ad alzare.
"Perdonami, io non guardavo dove andavo. Scusami." Aggiunge ridandomi lo zaino rimasto a terra.
"T-tranquillo. Anch'io ero distratta." Dico sorridendo appena, lui ricambia. Nessuno dei due parla, ma continuiamo a guardarci negli occhi. Perché non riesco a staccarmi?
"Io sono Matthew, non mi sono neanche presentato." È imbarazzato, ma io non sono da meno.
"Io mi chiamo Beatrice, scusa ancora." Di nuovo silenzio, finché non sento più volte strattonare per la maglietta nella parte bassa. Giusto Cristina!
"Lei è Cristina." I due si stringono la mano salutandosi.
"Sai noi ti..." Non le lascio la possibilità di concludere la frase che le tiro una gomitata sul fianco.
"Come scusa?" Domanda Matthew distratto. Credo mi stesse guardando.
"Niente! Stava solo pensando a voce alta." Giustifico in fretta sotto lo sguardo innervosito della mia migliore amica. Le mimo uno "scusa" con la bocca tentando di calmarla, cosa che funziona solo a metà.
"Io dovrei andare." Continua lui dondolando sui talloni. È così carino e dolce...carino? Dolce? Ma che sto dicendo. Riprenditi Beatrice!
"G-giusto. Si, a-anche noi." Balbetto imbarazzata. Non ho nemmeno la forza di compicciare una frase di senso compiuto.
"Infatti Beatrice, dobbiamo andare o faremo tardi. Ciao Matthew, è stato un piacere." Cristina, frettolosa, mi stringe il braccio iniziando a tirare nella direzione opposta, non riuscendo a muovermi. Sono come incollata a terra, si può sapere che mi prende?!
"Allora ciao Beatrice." Sentire il mio nome fra le sue labbra fa uno strano effetto: il cuore manca un battito.
"Ciao Matthew." Ancora una volta i nostri occhi sono incastonato gli uni agli altri. Solo i continui richiami della ragazza riescono a staccarmi completamente da lui.
"Ci vediamo." Fa in tempo a dire, salutando con la mano, mentre vengo allontanata con la forza.
"Ciao!" Urlo. Ride, mordendosi il labbro inferiore: ha un sorriso bellissimo. Continuiamo a guardarci fino a quando non lo riconosco più nella folla.
"Adesso mi devi spiegare un paio di cose. Beatrice! Mi ascolti?!" Grida Cristina.
"C-cosa? N-no, cioè si...insomma, dimmi." È perplessa. Come darle torto: io stessa non riesco a capacitarmi di quello che è appena successo.
"Ma che cavolo ti è preso? E poi quella gomitata? Voglio una spiegazione." Incrocia le braccia al petto. Sospiro. Ed ora che dirle? Non ho idee sensate con cui possa giustificare i miei comportamenti.
"So che ti sembrerà assurdo, ma non volevo rovinare il momento." È la risposta più logica che mi nasce nella testa.
"Il momento? Beatrice, ti senti bene?" No! No che non mi sento bene! Sono tutta un fremito: tremo da capo a piedi, il cuore non smette di battere all'impazzata e la pancia fa tremendamente male, tanto da potermi piegare in due. Ho voglia di tornare indietro. Di cercarlo fra la gente solo per guardare di nuovo quegli occhi, nella speranza che possa sorridermi, ancora una volta. Che possa prendermi la mano nella sua, ancora una volta. Ma tutto questo non posso dirlo...
"S-si, sto bene. Scusa, mi sono fatta dell'emozione." Mento. Cristina storce il naso, qualcosa non le torna, ma non insisterà.
"Va bene. Andiamo vah! Sono proprio curiosa di sapere cosa penserà quando ci vedrà in prima fila." Fidati Cristina, non lo sei quanto me.

Correndo arriviamo rapide al raduno. Per fortuna non c'è ancora molta gente: la sala è quasi del tutto vuota, a parte un paio di ragazzine in prima fila e qualcuna più dietro, probabilmente perché timide. Io e Cristina ci avviciniamo ai posti davanti: siamo stremate. Credo di non aver corso così tanto in vita mia.
"Ce l'abbiamo fatta!" Esclama lei sorseggiando dell'acqua fresca.
"Si..." La corsa non mi ha fatta riprendere del tutto. Continuo ad avere la testa altrove, alla quale si aggiunge anche l'ansia: si accorgerà di me dal palco? Mi guarderà negli occhi?
"Voi di dove siete?" Chiede la ragazza bionda seduta accanto a me.
"Come? Noi? Siamo toscane. Stiamo ad un'oretta di macchina da Firenze e voi?" Ricambio la domanda.
"Romagna, in provincia di Rimini." Risponde l'amica mora.
"Siete qui per qualcuno in particolare?" Interviene Cristina.
"A me piace JJ, mentre a lei Penelope. Voi?" Prima che potessimo rispondere le luci si spensero di colpo ed un presentatore bassotto salì sul palco: la stanza si era in poco tempo riempita del tutto, qualche persona sedava addirittura sulle ginocchia di amici. Non mi ero accorta che il tempo fosse passato così in fretta.

Il raduno prosegue senza troppi intoppi. I membri del cast parlano del più e del meno riguardo la serie: luoghi delle riprese, difficoltà nel recitare una scena, stagioni passate ed altro. Si guardano spesso fra di loro, pochi sono i momenti in cui si rivolgono direttamente al pubblico, anche per la presenza di un grosso faro che impedisca a tutti di vedere bene. Matthew è stranamente silenzioso, parla solamente se direttamente interpellato, quando di solito è il membro più esuberante del gruppo. Sembra la mente da un'altra parte. Di tanto in tanto tenta di vedere la platea: cosa sta cercando?
"Giunti quasi al termine, che ne pensate di farvi fare qualche domanda dal nostro pubblico?" Chiede il presentatore, tutti acconsentono entusiasti e con estremo piacere.
Luci in sala. Due occhi fissi nei miei.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Where stories live. Discover now