Capitolo 22: Il ritorno

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Si stese sulla branda sporca e tossì, l'odore di muffa e pesticida era pungente e asfissiante. Inclinò la testa verso la grata, da cui entravano flebili raggi argentei. La luna era piena, quella notte e Harry si rigirò verso il muro, osservando il metallo del lettino risplendere sotto i bagliori della luna riflessa.
Non aveva mai pensato a Remus, rifletté. Da quando aveva scoperto di essere andato indietro nel tempo, di aver salvato delle vite, non si era mai soffermato a pensare a come il mondo sarebbe cambiato senza il suo gesto. Remus e Ninfadora sarebbero morti, Teddy sarebbe rimasto orfano, come lui. Fred sarebbe morto.
I Weasley avrebbero perso uno dei loro bambini.

Harry ansimò, stringendo le coperte ruvide e macchiate dalla muffa.

Gli attacchi di panico erano diventati sempre più frequenti col passare delle settimane, aveva richiesto una visita in infermeria, sperando di ottenere non dei tranquillanti ma qualche consiglio specialistico su tecniche per ridurre l'ansia. Aveva già provato a ripetere i nomi degli incantesimi di Difesa, dei suoi cari, delle costellazioni che conosceva e delle strade in cui era cresciuto ma ogni volta, nonostante provasse con tutte le sue forze a rievocare immagini rasserenanti, tutto ciò che vedeva era una foschia confusa che ottenebrava ogni pensiero mentre l'ansia aumentava i battiti e il suo cuore galoppava imbizzarrito contro la gabbia toracica.
In quei momenti poteva sentire il sangue affluirgli rapidamente alle estremità, arrossargli le mani e i capogiri lo coglievano all'improvviso, rendendogli impossibile stare in piedi.
Vedere gruppi di Mangiamorte riunirsi in cortile, stare chiuso nella cella dell'isolamento, ascoltando le grida disperate dei prigionieri che temevano di esser stati dimenticati là dentro, in quel sotterraneo scavato nella roccia e abbracciato dal mare che forse ogni mago aveva dimenticato.
Eppure era lì ed inevitabilmente Harry si chiese quale fosse la storia di Azkaban...come fosse stata costruita e che segreti celasse prima di essere trasformata in una prigione dal Ministero della Magia. Gemette, riflettere non attutiva la nausea che attanagliava la bocca dello stomaco.
Non mangiava da due giorni, non che stesse cercando di morire di fame e non che non ci avesse provato. Ma ormai la frequenza degli attacchi era salita enormemente e Harry non riusciva a mangiare se non a pranzo, nella mensa di Nuova Azkaban, in mezzo alla folla che rischiarava i suoi pensieri.

Lo sentiva dentro di sé, quel violento rancore, che bruciava e ribolliva dietro la diga che aveva costruito nella sua mente ma sapeva che sarebbe esploso.
Forse non in quel momento, forse non lì ma un giorno sarebbe esploso violentemente. Quello che stava vivendo, l'essere nuovamente capro espiatorio del mondo magico, l'avrebbe segnato.
Non avrebbe mai più guardato il Mondo Magico con la stessa serenità ed ingenuità perché ora sapeva, Harry, che era sempre pronto a tradire, ad abbandonare, ad umiliare.
All'improvviso la nausea e il rancore crebbero e scattò, sedette sul bordo della branda ringhiando contro le tenebre, contro il cemento, contro lo spiraglio che si apriva sul cielo notturno, contro l'acciaio della porta e delle grate.
Uno schiocco secco lo risvegliò.
Un bisbiglio risuonò in lui -Ho fiducia in te.- era Hermione? Era sua quella voce delicata?
-Hermione.- sussurrò al buio.
Ma era solo.

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Hermione irruppe nella sala, lo sguardo fiero e a tratti persino rabbioso mentre incedeva sul pavimento marmoreo e, ignorando colleghi e dipendenti, oltrepassava il nastro. La serra profumava ancora di rose, ora confuse dai toni aspri dell'arancio e dall'odore rugginoso del sangue non ancora rappreso. Non si era fermato, l'assassino. Non aveva avuto alcuna pietà per la famiglia Scamander, che era a pochi passi dal corpo martoriato di un marito, di un padre, di un suocero.
Strinse la bacchetta e salutò Gerald con un rapido cenno. Il ragazzo era ansiosamente eccitato ma dissimulava i tumulti dell'animo con una smorfia contratta. Parte di lui, Hermione lo sapeva, provava il medesimo bisogno, si sarebbe fiondata nell'ufficio di Black in quell'istante, l'avrebbe afferrato per il bavero delle sue dannate camicie inamidate e l'avrebbe schiaffato a faccia in giù nella pozza di sangue, sul corpo della vittima.

La Supremazia della Conoscenzaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن