Forty two.

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Altri giorni erano passati, le cose in paese non erano cambiati, tutti continuavano a svolgere le loro normali attività lavorative, sopportando la stanchezza dovute ad esse, nell'attesa che giungesse il buio e quindi di potersi rintanare nelle loro calde dimore è concedersi il meritato riposo.
Le giornate passavano uno dopo l'altra senza nessuna particolare novità, il signore del paese continuava ad essere assente e tutti si chiedevano dove fosse, cosa fosse successo e, soprattutto, quando sarebbe tornato in paese, Benjamin cercava di occuparsi al meglio di tutte le sue faccende ma, ovviamente, non aveva la stessa dimestichezza di suo padre, non sapeva a cosa servissero gran parte dei documenti che aveva firmato nel corso delle settimane ne tantomeno sapeva gestire gli uomini che lavoravano per la sua famiglia senza farsi impietosire da questi, più volti si erano trovato a dare delle mance a qualcuno dopo varie suppliche, sua madre gli aveva sempre detto che non era adatto a svolgere il lavoro di suo padre, che era troppo buono per farlo, ma non aveva altre soluzioni, era quello il destino che gli aspettava.

Quella mattina Benjamin dovette restare in casa per occuparsi di vari pagamenti e di riempire vari moduli ma la sua mente era altrove, continuava a chiedersi cosa stesse facendo Federico, se stesse dormendo o se, anche lui, lo stesse pensando ininterrottamente, il moro aveva persino mandato un ragazzo con un biglietto a casa dell'altro per poterlo avvisare della sua non visita, non voleva che si sentisse trascurato, aveva anche dato ordini a questo ragazzo di consegnarlo direttamente nelle mani nel biondo, non voleva che arrivasse ad Eva e che questa lo stracciasse senza farlo leggere al figlio.

Un ennesimo sospiro, più lungo e rumoroso di altri, fuoriuscì dalle labbra rosee del maggiore che buttò la testa all'indietro fino a farla entrare in contatto con il bordo della sedia, non appena chiuse gli occhi una moltitudine di immagini rappresentati Federico gli riempirono la mente, amava ogni cosa che riguardasse il più piccolo, si era innamorato di ogni sua singola sfaccettatura e le aveva scrutate a tal punto da farle sue, conosceva ogni minimo gesto di Federico e sapeva spiegarne il motivo, amava ascoltarlo parlare perché trovava estremamente interessante tutto ciò che aveva da dire, riteneva che il giovane fosse molto sottovalutato e che, con le sue idee, potesse andare lontano, non conosceva aggettivi in grado di definire chi e cosa fosse Federico perché, per lui, anche definirlo unico era riduttivo, unico per lui era una di quelle parole che tutti possono dire a chiunque ma Federico non aveva nulla a che fare con gli altri, voleva trovare una parola in grado di descriverlo che evidenziasse questo suo essere particolare, voleva che capisse quanto raro fosse.

Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio interrompendo, così, i suoi pensieri che avevano come unico protagonista il ragazzo che gli aveva rubato il cuore.
-"Avanti!" Esclamò lui e tornò ad occuparsi dei tanti documenti che riempivano la scrivania.
Subito la porta si aprì provocando un rumore assordante che fece sbuffare il più grande.
-"Dovrò dire a Nives di cercare qualcuno per aggiustare questa porta." Disse la persona appena entrata prima di sorridere al ragazzo. "Ti disturbo, figliolo?" Chiese.
-"Madre, voi non disturbate mai." Rispose sorridente il moro che si alzò e fece il giro della scrivania per andare a salutare sua madre.
-"Non ti ruberò molto tempo, volevo solo chiederti una cosa."Disse Agnes. "Come sta Federico?" Chiese.
-"Sta molto meglio, si è ripreso quasi del tutto." Esclamò Benjamin senza mai smettere di sorridere, il solo parlare di Federico lo metteva di buon umore.
-"Perché non vai da lui? Sono sicura che sarà felice di vederti." Chiese la donna.
-"Vorrei ma devo occuparmi di tutti questi documenti." Sospirò il giovane.
-"Ci penso io qui, tu vai da lui." Rispose Agnes.
-"Dite davvero?" Chiese Benjamin.
La donna annuì e, il moro, non se lo fece ripetere due volte, ringraziò e salutò la madre prima di sfrecciare fuori dall'ufficio e fuori casa.

Poco più di dieci minuti dopo, Benjamin, era giunto alla casa di Federico e rimase sorpreso nel vedere che il più piccolo si trovasse fuori casa intento ad osservare il cielo ma non appena i loro occhi si incrociarono entrambi sorrisero.
-"Benjamin." Lo chiamò sorridente il minore e fece per alzarsi ma l'altro corse nella sua direzione e glielo impedì.
-"Resta seduto, non stancarti." Sussurrò il moro a pochi centimetri di distanza dal viso del ragazzo.
Federico, incapace di reggere quella distanza, fece unire le loro labbra per un breve istante.
-"È bello vederti." Disse lui sorridente.
-" È bello vedere te." Rispose Benjamin.
-"Benjamin, posso chiederti un favore?" Chiese il più piccolo.
-"Tutto quello che vuoi, amore mio." Disse il moro.
Federico sorrise nel sentirsi chiamare in quel modo, gli mancava sentire come Benjamin pronunciasse quelle parole e quanto fosse bello sentirsele dire.
-"Mi porti al nostro solito posto? Per favore, voglio andarci." Lo supplicò lui e gli fece gli occhi dolci, sapeva che non poteva resistergli.
Il più grande, incapace di dirgli di no, sospirò.
-"Va bene, andiamo." Accettò.
-"Grazie, grazie, grazie!" Cantilenò il minore e gli gettò le braccia al collo.

Dopo poco più di mezz'ora i due giunsero al loro solito posto, normalmente avrebbero impiegato di meno ma Benjamin non voleva che l'altro si affaticasse quindi si erano fermati più volte durante il tragitto, fin quando il moro non deciso di prenderlo di peso e percorrere così la distanza rimanente.
-"Siamo arrivati." Annunciò il maggiore e fece sedere Federico ai piedi del grande albero.
-"Mi è mancato tantissimo questo posto." Ammise il più piccolo e si guardò intorno sorridente.
Benjamin si sedette accanto a lui e gli circondò le spalle con un braccio.
-"Ora siamo qui, di nuovo insieme, il passato non conta." Rispose il ragazzo.
-"Invece conta, anche tanto." Disse il biondo e abbassò la testa.
-"Cosa?" Chiese confuso il moro.
-"Dobbiamo parlare di ciò che è successo, sento il bisogno di chiarire tutto con te." Rispose Federico.
-"Con quella lettera hai già chiarito tutto, non serve parlarne." Disse il più grande.
-"Invece sì, voglio dirti a voce quelle cose." Insistette il minore.
-"Allora fallo."
-"Vedi Benjamin, io non avrei mai voluto lasciarti, non riesco nemmeno ad immaginare la mia vita senza di te, ma credevo davvero fosse la scelta più giusta.
Quando ho visto tuo padre portarti via da me, e dopo aver sentito ciò che ha detto su di noi, mi sono convinto che lui avesse ragione, che il nostro rapporto fosse davvero sbagliato e che tu fossi destinato ad avere cose più belle e non a me.
Ma più i giorni passavano più mi rendevo conto di aver fatto una stupidaggine, come può l'amore essere sbagliato?
Non mi importa di ciò che pensa tuo padre, chiunque altro, o la giustizia, loro non sono nessuno per decidere chi possiamo amare.
Io amo te e non permetterò mai più che qualcuno decida per me, se tu mi ami ancora potremmo ricominciare ed essere felici insieme." Parlò Federico e gli prese la mano.
-"Io ti amo Federico, non ho mai smesso di farlo e mai lo farò.
Il mio cuore ti appartiene e tutto ciò che voglio è stare con te, essere felice al tuo fianco." Rispose Benjamin e fece unire le loro labbra.
Il più piccolo mise le mani tra i capelli del maggiore e glieli tirò leggermente facendolo mugolare.

-"Benjamin?" Lo chiamò Federico con il fiato spezzato per il lungo bacio.
-"Mh?" Mugolò Benjamin e continuò a tempestargli il volto di baci.
-"Voglio passare la notte con te."

Illegal love || Fenji.Where stories live. Discover now