Capitolo quattordici.

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-Ti perdo di vista per un po', continuo a cercarti preoccupata, e cosa trovo? Te tra le braccia di Dinah. Poi Micheal mi dice anche che vi siete baciate. Mi spieghi che cazzo stai facendo e perché? Mi sento presa per il culo, okay?- Urlò Camila.
La festa era finita, ed eccomi qui, la mattina dopo, a subirmi tutte le conseguenze delle mie azioni. Ora come glielo spiego che devo partire? Andarmene e tornare a Washington, perché mio padre sta morendo? E che ho baciato Dinah, solo perché lei era disperata, come mai, e voleva un mio ultimo bacio?
-Camz, io non ti prendo in giro, non ti ho mai preso in giro. Ho baciato Dinah, perché me lo ha chiesto disperatamente, non è una giustificazione e me ne rendo conto, ma per me non ha significato nulla, un bacio senza sentimento, come sempre. Lo sai bene, io non la amo. E adesso ho messo ben in chiaro le cose anche con lei. Io amo te. Io voglio stare con te. Io sto con te. E non intendo stare con lei. Ha persino detto che ci lascerà in pace.- Le spiegai.
Lei continuava ad essere arrabbiata. -non mi interessa. Non puoi comportarti così. Non sono un giocattolo, non puoi baciare le persone solo perché te lo chiedono.- Continuò lei.
-Sì, ma sappi solo che poi ci hai trovate così, per il semplice fatto che mio padre è sul punto di morire, lei è stata avvisata da mia madre, perché era convinta stessi ancora con lei. Quindi, ora io devo andare lì. Da lui. E stavo piangendo, è vero, ma il motivo era questo. Devo partire ed andare da lui, lo sai? Voglio rivederlo prima che muoia, e anche lui vuole rivedermi. So che ora non dovrei chiederti una cosa del genere, perché sei arrabbiata, ma ti va di venire con me?- Chiesi. -Tutte prese per il culo, lo so. Perché non vai da lui con Dinah? Tanto ci hai passato una vita insieme, tutti credono voi state insieme, e tu glielo lasci credere.- continuò arrabbiata. Ma cosa stava dicendo? era seria? invece di pensare al fatto che mio padre stava male continuava solo a pensare al fatto che Dinah ed io ci eravamo baciate, quando sa perfettamente che non la amo. -Senti, Laur, sono stanca. Io ti amo. Ma tu non mi dimostri tutto questo amore che mi dici di provare, quindi voglio una pausa, mi dispiace per tuo padre, sul serio. Va da lui. Io però non posso venire con te, okay? Sono molto arrabbiata e non riuscirei a starti vicino come dovrei. Magari questa pausa farà bene sia a me che a te, tu capirai cosa vuoi davvero, ed io capirò se fidarmi di te o meno.- Spiegò, calma.
Rimasi senza parole, non poteva dire sul serio quelle cose, mi stava dando una pausa, quando avevo più bisogno che lei mi stesse vicino. -Sei sicura di quello che hai appena detto?- chiesi. -sì, mai stata più sicura. E ripeto, per lui mi dispiace. Anche se verrei con te, non mi sentirei a mio agio, loro si aspettano Dinah, non me.- Continuò. -Cosa c'entra lei ora? Io voglio te. Io ho bisogno di te, adesso. Camz, non abbandonarmi quando ho più bisogno di te.- La supplicai. -Ho bisogno di capire, ed anche tu.- Si limitò a dire. Spiazzata, presi le mie cose, velocemente e me ne andai, senza nemmeno dirle ciao.

Non sapevo dove andare, perché mi ritrovavo sempre così? senza un posto, una persona, qualcosa che fosse 'la mia casa'. Iniziai a camminare, mentre le lacrime continuavano a scendermi sul viso. Sentii qualcuno chiamarmi e sperai per un attimo che fosse Camila, che fosse venuta a riprendermi. Ma mi ritrovai solo Dinah. -Lolo, perché stai piangendo? cos'è successo?- chiese, con tono preoccupato. -niente, niente, sta tranquilla.- Dissi, asciugandomi le lacrime. -Okay, avevo detto di non farmi più vedere. Ti ho comprato questo.- Disse, porgendomi un biglietto aereo. -Non lo voglio.- Replicai. -Prendilo. So che hai bisogno di andare lì, e stavolta non sentirti in debito. Fai finta, che è il mio regalo di compleanno.- Mi sorrise. Tra una settimana sarebbe stato il mio compleanno, e lei lo ricordava. Le sorrisi. -Se vuoi che qualcuno venga con te, c'è anche questo...- Disse, porgendomi un secondo biglietto. -Camila?- Le chiesi. -Già.- rispose. -Ho sbagliato tanto, questo è il minimo. Okay?- chiese. -Voglio che venga tu con me.- Dissi. -Cosa? Io?- Chiese. -Senti, Camila mi ha lasciato, vuole una pausa, i miei pensano che io stia ancora con te, mio padre sta morendo, e voglio che pensi di essere riuscito a vedermi sposata. Quindi, facciamo finta di essere sposate. Ti va?- chiesi. -Uhm, io? Ma Camila? Insomma...io sono cambiata, tanto. Sicura di volermi ancora?- Chiese, alzando le sopracciglia. -Dinah, non ti avrei chiesto niente se non ti volessi, okay? penso che tu sia la persona giusta per starmi accanto in un momento del genere.- Risposi, prendendole la mano. -Ma insomma, tuo padre voleva tu stessi con un ragazzo, non con me.- Continuò. -Sa che sono lesbica, e se vuole vedermi, forse ha capito che deve accettarmi. Io non ti amo, e tu lo sai. E' brutto da dire, okay. Ma comunque, questa nuova Dinah, mi piace. Quindi penso, che darti la possibilità di farmi innamorare di te, ancora una volta, sia la cosa migliore. Tu sei qui, non mi abbandoni mai. Camila, ha deciso così e va bene.- Le dissi, sinceramente. In fondo, Dinah sembrava davvero cambiata o che comunque avesse iniziato a ragionare e pensare in modo diverso. Non era la stessa. Ma in positivo stavolta. -Quindi, mi stai dando l'opportunità di stare con te? E dimostrarti, ciò che avrei dovuto sempre dimostrarti?- Mi sorrise. Annuii. Le mi sorrise ancora una volta, ed io poggiai la testa nell'incavo del suo collo. Ora mi sentivo a casa.


***

Forse, non era giusto quello che avevo deciso. Le cose erano sempre uguali, insomma, Dinah si comportava un po' meglio, ma comunque, non era Dinah che volevo come pensavo. Probabilmente, avevo preso quella decisione solo perché volevo colmare quel vuoto.

Stanza 147. // CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora