Capitolo 23

161 20 4
                                    

"Dove credi di andare?"
Ed ecco che i suoi peggiori incubi si stavano avverando.
Fare la ronda non era una buona idea, soprattutto nei pressi del covo del mafioso che lo teneva sotto torchio da settimane.
Come al solito Piero aveva pessime idee sul suo conto.
Roberto prese coraggio e gli puntò la pistola contro.
"Faccio la ronda." Sussurrò senza levargli gli occhi di dosso.
Peppe strabuzzò gli occhi "come la ronda?"
"I miei colleghi sono qui, stanno facendo irruzione proprio in questo momento!"
"Io ti.."
Roberto premette il grilletto, colpendolo alle gambe. Non voleva ucciderlo, almeno non subito. Bastava bloccarlo.
Si girò di spalle e corse a più non posso verso l'entrata del covo. Sentiva di dover fare il suo lavoro, questa volta davvero.

Ignazio si introdusse come ben sapeva all'interno della struttura fin quando non trovò tutti i suoi compagni lì, tranquilli, completamente ignari di tutto.
Doveva ammettere che gli tremava il cuore, se qualcosa fosse andato storto qualcuno ci avrebbe rimesso davvero la pelle. Sarebbe potuto morire, o lui o Beatrice. O Piero, o Gianluca. E questa volta non avrebbe mai avuto la forza di ritornare a galla. Di sorvolare, combattere, essere forte, riprendere la sua vita in mano e andare avanti.
"Boschetto!"
Rivolse un falso sorriso al Boss.
"Viristi a Peppino?"
"No, capo."
Come da programma, Piero lo spinse alle spalle, tanto forte da gettarlo per terra.
"Mani dietro la testa, Polizia!"
Ignazio avvertì partire un colpo dalla pistola di Piero, alzò la testa, era diretto al tetto, solo per spaventarli. Sentì entrare tutti gli altri per placcarli e bloccarli. Come da prassi dovettero bloccare anche Ignazio, faceva parte della recita, di lui se ne occupò Beatrice.
Quando venne ammanettato e tirato sù notò la faccia del Boss. Bianca come un lenzuolo, davvero non se lo aspettavano? Si sentivano così sicuri di farla franca per ancora chissà quanto?
Bhe, si sbagliavano.
"Sbirri di merda."
"Modera i toni. Rifiuto umano." Fu Beatrice a parlare. Teneva stretto Ignazio a sè, e il Boss notò bene il modo in cui lo stringeva, sembrava quasi lo volesse proteggere, allora ghignò piano.
"Che hai da ridere eh? Cammina." Christian lo spinse a camminare

Quando passò accanto a Ignazio ebbe il tempo di sussurragli "Sapevo che il traditore saresti stato tu."

Vennero scortati tutti quanti fuori. I colleghi venuti da Palermo infilarono tutti quanti dentro i furgoncini della polizia e li fecero partire, tutti quanti tranne Ignazio.
"È andata bene, no?" Piero tirò un sospiro di sollievo.
"Troppo bene, oserei dire. Sei stato bravissimo, non se l'aspettava nessuno."
"Il Boss l'ha capito." Rispose secco.
"Cosa?"
"Che io non ero per niente sorpreso quanto loro da questa sorpresina."
Gianluca corrugò la fronte. "Comunque sia, ormai è andata e basta."
"Già..grazie a Dio." Roberto sorrise a tutti. Finalmente era tutto finito. Tutto quanto era andato come lui sperava da mesi. Li avevano fermati e adesso Marsala forse avrebbe avuto un'attimo di respiro, e insieme a lei anche lui. Non vedeva l'ora di tornare a casa dalla sua famiglia, abbracciare la figlia e sostenere sua moglie il più possibile.
Così abbracciò i suoi colleghi, uno per uno, compreso Ignazio e gli sorrise.
"Sapete, devo dirvi una cosa.." abbassò lo sguardo.
"Che c'è?" Lo incalzò stranita Beatrice.
Ci rifletteva da un pò. Se fosse sopravvissuto a tutto sto casino, avrebbe trovato palle e coraggio per dire ai suoi colleghi e amici che se avvolte le cose sono andate storte è stato per colpa sua, perchè aveva ceduto alle minacce di un mostro per pura paura, senza rendere abbastanza onore alla Polizia, al suo lavoro e ai suoi compagni.
"Ecco, io.."
Roberto sgranò gli occhi all'improvviso. Uno sparo aveva proceduto la sua espressione quasi priva di vita. Un'espressione interrotta.. come la sua vita in quel momento. Ignazio prese d'istinto Beatrice e la tirò indietro stringendola forte a se e proteggendola con il suo corpo. Piero invece no, non aveva più paura. Aveva visto alle spalle del suo compagno un morto ancora vivo che con le poche forze rimaste in corpo abassava piano la pistola verso il basso e si lasciava accasciare per terra. Peppe, era lì alle loro spalle, ancora mezzo vivo. Sorrideva.
Ma Piero era stanco, sorpreso, sgomento, arrabbiato, inorridito, furioso. Tutto si fece più cupo, più ovattato. Più fermo.
Prese e gli sparò, alla testa.
Lo centrò in pieno. Credeva di non aver mai mirato così bene in vita sua.
Finalmente tutto stava tornando a posto. I rumori e le immagini intorno a lui si facevano più nitide, più veritiere.
Si girò e vide ciò che avrebbe preferito evitare da sempre.
Un suo collega a terra, ricoperto di sangue. Gli occhi ancora spalancati, proprio come qualche momento prima. Beatrice urlava, e si piegava ripetutamente sul corpo del collega mentre Ignazio cercava di tenerla ferma.
"Chiamate un'ambulanza!" Qualcuno urlò "chiamate qualcuno!"
Ma Piero lo sapeva, aveva gia capito.
Roberto era morto, non c'era più nulla da fare.

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora