Capitolo 8

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"Pronto?"
"A che ora vieni? Non vorrai perderti il divertimento, spero!"
"Ceno e arrivo.." Ignazio chiuse il telefono seccato. Peppe gli stava a dosso dalla mattina alla sera. Era peggio di avere una relazione con una ragazza isterica e malata di gelosia.
Il ragazzo ne scacciò subito via il pensiero ed entrò in una panineria. Ormai era praticamente sempre fuori casa, voleva evitare Piero e Gianluca a tutti i costi.
Ordinò un cartoccio al bancone, pagò alla cassa e andò a sedersi in uno dei tavolini in attesa della sua 'cena'.
Non mangiava un vero pasto da settimane, e chissà per quanto altro tempo l'avrebbe desiderato. Questi erano i momenti in cui pensava sempre alla pasta 'o sucu di sua madre. La pasta con il pomodoro era una delle sue passioni più grandi, e quella di mamma Caterina era la migliore in assoluto.
Continuò a crogiolarsi nei suoi pensieri quando fù interrotto dalla visione di qualcosa, una persona, troppo familiare. Ignazio mise meglio a fuoco e la riconobbe subito, era lei, era Beatrice.
Un sorriso si fece spazio sul volto del ragazzo al ricordo di qualche giorno prima, quando l'aveva facilmente ammanettata a quel tavolo da lavoro, lasciandola lì, urlante e arrabbiata. Quasi provò un pizzico di soddisfazione a quel ricordo. La riteneva una persona interessante, era una che non si arrendeva facilmente insomma, questo spirito gli piaceva. Si alzò dal suo posto e la sorprese alle spalle.
"Salve, agente! Fuori servizio stasera?"
Beatrice sobbalzò, girandosi a guardarlo.
"Ah.. È lei! Mi ha spaventata!"
"Oh, pensavo di fare un'altro effetto sulle donne!"
Beatrice sorrise falsamente.
"A quanto pare no."
La ragazza si girò e fece la sua ordinazione.
A quanto sembrava, Beatrice non era in vena di prestargli particolari attenzioni quella sera. Ma Ignazio non si diede per vinto, insistette.
"Perchè non viene a sedersi con me? Sono solo." Disse cordialmente, sperando di convincerla.
"Boschetto, non mi pare il caso."
"Se fosse in servizio, le darei ragione. Ma dato che non lo è.. Per questa sera potrebbe fare un'eccezione."
Beatrice sbuffò seccata. Ci pensò un pò su, diciamo che l'idea di sedersi a mangiare con un quasi estraneo/quasi arrestato non era proprio la sua idea di cenetta veloce e tranquilla.
"Lei non sa nemmeno come mi chiamo.."
Ignazio le penetrò gli occhi. "Allora me lo dica lei." Sapeva benissimo quale fosse il suo nome,  ma aveva voglia di sentirselo dire da lei, di conoscerlo in maniera diversa.
Beatrice si sentì quasi scossa da quel contatto. Non poté fare ammeno di notare quegli occhi così profondi e scuri, lo erano più di qualsiasi atri. Erano strani, sembrava parlassero quasi , più li guardava, e più sembrava che quegli occhi raccontassero qualsosa, qualcosa di non comune, qualcosa di non scontato, qualcosa di così importante, fragile e instabile, una storia.
Beatrice era rimasta lì stupita, a guardare, come se fosse un monumento da studiare e ammirare in ogni sua piccola sfaccettatura.
Ignazio corrugò la fronte, gli sembrava strano, quasi gli pareva caduta in catalessi.
"Hem.." Diede un colpo di tosse "tutto bene?"
"Oh, sisi .." Rispose imbarazzata, tirando delicatamente un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"Allora, mangia con me o no?"
"Accetto." Rispose, fingendosi combattuta.
Ignazio le sorrise e presero posto proprio al tavolo dove stava seduto lui prima.

In realtà, Beatrice non era per niente dispiaciuta di dover mangiare con Ignazio, anzi, quegli occhi le avevano suscitato dentro qualcosa che non era possibile spiegare a parole. Era sicura di aver visto qualcosa di strano in quel ragazzo, qualcosa di scuro, poco chiaro, che l'affascinò all'istante. Aveva voglia di saperne di più. Così passarono la cena a chiaccherare, ma Ignazio non parlò mai di se come Beatrice aveva sperato, nessuna confessione, nessuna storia, nessuna informazione, nulla di nulla.
Il volto di Ignazio non faceva trapelare nulla, ma i suoi occhi.. Ah, i suoi occhi, più li guardava e più credeva di vederci lungo sul suo conto. Tutto ciò era strano, lui era strano.

Per finire Ignazio pagò anche il suo panino, da bravo ragazzo, era il minimo che potesse fare, e poi, si sentiva un po in colpa per averla ammanettata a quel tavolo, ora che stava cominciando a 'conoscerla', in un certo qual senso.
Forse Ignazio se l'aspettava diversa, odiosa e arrogante, ma una volta sciolto il ghiaccio, Beatrice era davvero una persona alla mano.
Ma in abito lavorativo, diventava insostenibile.
"Quindi.. Adesso vai a lavoro?"
"Ho il turno notturno, si!"
"Ah capisco!"
"È pazzesco, per adesso si lavora da matti! Sti bastardi non ci lasciano respirare un'attimo."
Anche lui la pensava alla stessa maniera, degli altri del gruppo, ma alla fin fine anche lui faceva parte della mischia. Rimase in silenzio ad ascoltare.
"E poi.. Lo stronzo dell'altro giorno, ah credimi, insostenibile!"
"Ah, davvero? E chi è?"
"Non lo sappiamo."
"Che ha combinato? Se posso sapere, certo.." Rimase discreto, non voleva destare sospetti o sembrare troppo invasivo.
"Se te lo dico rideresti di me.." Disse calando la testa.
"No sul serio, parla se vuoi."
"Mi ha ammanettata ad un tavolo da lavoro, stava rapinando un meccanico, era con due suoi scagnozzi."
A Ignazio venne più da ridere nel sentire che la ragazza aveva scambiato Peppe e il suo amichetto per i suoi scagnozzi che per il ricordo della vicenda. Certo, se ne sentiva soddisfatto, aveva troppo l'aria di essere sicura di se quel giorno, però allo stesso momento capì che ci teneva tanto al suo lavoro e che quindi quel gesto l'avesse mortificata, in qualche modo.
"Oh, bhe non c'è niente da ridere.." Commentò comprensivo camminandole accanto.
Lei tacque per qualche minuto, fissando la punta delle proprie scarpe.
"È stato un vigliacco!" Sbottò all'improvviso. Quegli occhi verdi si infuocarono di rabbia, Ignazio non poté non notarli.
"Come?" Rispose di rimando, quasi offesso.
"Ma è ovvio, no? Non ha avuto nemmeno il coraggio di affrontarmi! Mi ha legata ed è scappato! Che razza di idiota piscia sotto! La prossima volta lo sbatto dentro, quello stronzo!"
Improvvisamente Ignazio sembrò non capirci più nulla, la voglia di sfida gli stava nuovamente crescendo dentro. E si, era sicuro. La Beatrice che aveva conosciuto quella sera a cena, non era quella che aveva davanti adesso o quella con ebbe a che fare all'officina quel giorno.
Cercò comunque di ricomporsi, e le dette ancora una volta ragione.
La ragazza controllo seccamente l'orario "oddio, sono le dieci, monto alle dieci e mezza devo scappare! È stato un piacere, e grazie del panino!"
"Figuarti! Non dirai sul serio!"
Lei gli sorrise sincera, fece per andarsene.
"Allora ci si vede?" Chiese Ignazio, sorridendo maliziosamente, senza darlo a vedere troppo però.
"Si, credo!" Rise in tutta risposta lei "vado, ciao!"
Beatrice lo salutò con la mano, fece per girarsi e Ignazio le rispose.
"Ciao, Beatrice."

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Where stories live. Discover now