Capitolo 2

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"Nina, la giacca nera di tuo fratello. Portagliela, per favore."
La figlia prese la giacca dalle mani della madre e la portò al fratello, come le era stato detto.
Ignazio stava nella sua stanza, da solo. Aveva passato l'intera giornata a fissare la strada dalla finestra. Aveva lo sguardo perso, gli occhi cupi, stanchi, spenti. Quella scena continuava a tormentarlo. L'aveva visto morire e non aveva fatto nulla per salvarlo. Si rimproverava da due giorni.
Il funerale sarebbe stato fra meno di un'ora e lui non aveva ancora finito di vestirsi.
"Ignazio, la giacca." Lo richiamò la sorella, cercando il suo sguardo. Temeva che non sarebbe riuscito a reggere la cerimonia in chiesa, temeva che sarebbe impazzito da un momento all'altro. Nina aveva paura, paura di tante cose.
E Ignazio era la sua paura più grande.
"Arrivo. Lasciami solo."
Nina non fiatò, si attinse a fare quello che Ignazio le aveva chiesto, chiuse la porta e sua madre era lì, in fondo al corridoio che la fissava.
"Mi ha praticamente buttata fuori." Sussurrò sconfitta, abbassando lo sguardo.
"Non doveva essere li, l'altra sera. Non doveva."

[...]

"Condoglianze."
Se l'era sentito dire almeno un centinaio di volte. E che parola inutile, la gente non sapeva come si ci sentiva ad aver perso il proprio padre e sopratutto ad averlo visto morire davanti i propri occhi.
La parola 'condoglianze' era praticamente inutile e priva di significato.
Piero e Gianluca gli rimasero accanto durante tutta la cerimonia, non lo lasciarono solo nemmeno un momento. Anche se a dire il vero, Ignazio voleva proprio restare solo, con se stesso e il suo dolore. Guardava quella bara, scura, come il suo cuore e la sua anima. C'era suo padre la dentro, morto. Ed era tutta colpa sua.

I giorni passavano e il dolore spariva, si trasformava in qualcosa di strano, qualcosa che nemmeno lui conosceva.
Continuava a vedere ripetutamente quell'uomo dal leone tatuato sul collo che sparava contro papà Vito, e che scappava via come un vigliacco su quel dannato motorino scassato.
Era sempre lo stesso flash.
Aveva perso tutto.. Suo padre, il sonno, l'appetito, il sorriso, la voglia di vivere.
Era rimasto povero, povero di tutto quello che per lui era sempre stato importante nella vita.

Gianluca e Piero andavano spesso a trovarlo. Piero era il più scosso fra i due, aveva assistito alla morte di Vito con Ignazio e ancora ora aveva gli incubi la notte. Era difficile, difficile per tutti, ma mai quanto lo era per Ignazio.
Mamma Caterina aveva preparato la cena per tutti, ovviamente si vedeva a chilometri e chilometri di distanza, la sua faccia bianca e sciupata. I suoi occhi occhi castani sembravano neri come la notte scura e profonda. Portava occhiaie sotto gli occhi e anche lei, come il figlio aveva perso la voglia di sorridere.
Nina era provata quanto la madre, era stato un fulmine a ciel sereno per tutti.
"Io non mangio, lo sai."
"Ignazio, ti prego.." Sua madre lo pregava tutti i giorni ormai.
"Oh compare, nemmeno un pezzetto di torta fatta da mia mamma accetti? L'ho portata di nascosto oggi pomeriggio, io e Gian volevamo farti una sorpresa!"
Si cercava di smorzare la tensione come si poteva. Piero credeva che questo magari l'avrebbe aiutato a distrarsi.
"Ti ringrazio, e ringrazia anche tua mamma da parte mia. Ma non mi sento in vena di feste o cose del genere."
"Ma quale festa? Era solo per sbafarci tutto quello che ci piace come sempre!"
Ignazio non rispose, lasciando il suo amico di ghiaccio.
Piero e Gianluca si lanciarono un'occhiata, la situazione era peggiore di quanto loro potessero mai pensare.

Seduti in balcone a casa di Ignazio, i due amici pensavano di poter ritirare su la situazione in qualche altra maniera, qualsiasi altra maniera.
"So che chiederti come stai è una cosa troppo stupida, ma io ho bisogno di saperlo." Azzardò Gianluca guardandolo.
"Non lo so, non lo so come sto .. Gian."
"Ignà, io ti capisco ma .."
"No, tu non capisci." Rise nervosamente.
"Adesso devi combattere. Tua mamma ha bisogno di te, Nina ha bisogno di te."
"Avrei dovuto combattere quando ne avevo la possibilità, quella sera."
"Avrebbero ammazzato anche te se fossi piombato lì dentro, tuo padre non avrebbe mai voluto questo."
"Meglio io che lui, ti pare?"
"Meglio nessuno, Ignazio." L'ammonì Gianluca, serio. Sembrava proprio che Ignazio cominciasse a mostrare quello che sentiva davvero, la situazione si stava riscaldando secondo dopo secondo.
"Sono stato codardo."
"Non sei un codardo."
"E allora perchè? Perchè non ho nemmeno provato a fermarli?"
"La morte blocca tutto. I secondi, i minuti, il tempo, la vita, il corpo. Eri paralizzato dalla paura. Lo eravamo entrambe. Siamo due ragazzini, cosa avremmo potuto fare contro due adulti armati di pistole?"
"È mafia, chiamala per nome Piero."
"Non importa il nome, non sono degni di essere chiamati per nome, se così si può definire."
"Volevano il pizzo, volevano i nostri soldi."
"E tuo padre è stato un'eroe." Aggiunse Gianluca, stringendo i pugni per la tensione.
"Lui era un'innocente. E gli innocenti non meritano una fine del genere."
"Lo sappiamo, ma tu non puoi farci nulla." Detto questo Piero scattò in piedi parandoglisi davanti.
Con grande stupore da parte dei due amici, Ignazio scattò in piedi dalla sedia mettendosi testa a testa con Piero.
"Ascoltatemi bene, tutti e due .." Guardò anche Gianluca, con occhi agghiaccianti. "Io farò di tutto, anche l'impossibile d'ora in poi."
A quelle prime parole i due amici si sentirono sollevati, forse Ignazio aveva capito il loro messaggio.
"Farò l'impossibile, per trovare quell'uomo." Piero sbiancò, Gianluca schiuse le labbra, sgomento.
"E quando lo troverò, lo ucciderò. Lo ucciderò a mani nude. E per trovarlo farò di tutto. Anche buttarmi fra le braccia del diavolo, ma lui deve pagare. Fino all'ultima goccia di sangue."

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Where stories live. Discover now