Capitolo 22

182 21 0
                                    

Guardò l'orologio con attenzione. Erano le 21:30. Era ora di andare, Piero lo stava aspettando.
E così, sbuffando, si chiuse la porta di casa alle spalle e scese le scale di fretta.
Qualcuno si scontrò improvvisamente contro il suo petto.
"Oh.." fece un passo all'indietro, perse l'equilibrio e per poco non sarebbe arrivata al piano terra rotolando.
Ignazio le stringeva saldamente un braccio.
La guardò e la sua espressione era un misto tra la sorpresa, lo stupore e il fastidio.
Si sentiva parecchio in difficoltà.
"Che fai tu qui?" Chiese nervosamente.
"Io .. volevo solo vederti."
"E poi?" Sbuffò lui, guardandola severo.
"Piero temeva non venissi. Ha detto che eri strano al telefono. Così mi sono offerta volontaria per venirti a prendere."
Fantastico. Era stato scoperto ancora prima dal previsto. Adesso tutti avrebbero pensato che c'era qualcosa che non andava, qualcosa che lo turbava, che lo metteva sotto pressione a tal punto da non presentarsi in centrale quella sera stessa.
In effetti era proprio così, ma avrebbe preferito quanto meno provare a tenerlo per sè.
Se Piero non avesse chiamato quel pomeriggio, Ignazio sarebbe sparito dalla circolazione in meno di un'ora e sarebbe tornato a Marsala a cose fatte.
Ormai la sua testa pensava una cosa sola. Era compito suo, occuparsi di Testa di Leone, solo suo.
Beatrice lo guardava dubbiosa. Non riusciva a riconoscerlo, era strano, quasi assente. I suoi occhi sembravano terra bruciata.
"Ignazio.." sussurò con voce flebile. "Tutto bene?"
"Alla grande." Affermò con falso sorriso.
"Vogliamo andare?" Aggiunse.
Beatrice annuì e basta. Ma in cuor suo sapeva bene che Ignazio le mentiva, che qualcosa lo turbava, che lo sopprimeva.

"Prima finisce questa storia, meglio sarà per tutti."

[...]

"Eccovi qui."
Ancora una volta Ignazio si sforzò di sorridere.
"Ci siamo tutti?" Piero si diede un'occhiata in torno. "Pare di si." Affermò alla fine.
"Faccio strada io." Esordì Cristian, convinto, facendosi avanti.
Ignazio sbuffò per l'ennesima volta, e con le mani in tasca avanzò al centro.
"Non ti offendere, ma vado avanti io. Mi assicurerò che non sospettino nulla."
"Va bene.." rispose Piero sorpreso, lasciandolo fare.
"Allora ci vediamo lì. Faccio fuori chi sta di guardia. Siate veloci e silenziosi. O vi faranno saltare la testa ancora prima di poter pronunciare anche solo mezza parola."
Gianluca l'osservò con attenzione.
C'era qualcosa di strano nei movimenti del suo amico. Era troppo cupo, troppo statico, troppo attento.
Sì, proprio così, attento.
Sembrava proprio nascondere qualcosa, e non era esattamente il suo forte. Almeno non per chi, come Gianluca, lo conosceva da una vita.
Si avvicinò cautamente a Piero, rimanendo alle sue spalle.
"Ignazio non mi piace." Gli sussurrò cauto all'orecchio.
"Neanche a me." Ammise amaramente. "Ma dobbiamo andare. Tieniamolo d'occhio." Gianluca annuì e si limitò a seguirlo con lo sguardo mentre si allontanava lentamente lungo la strada che diventava sempre più buia, passo dopo passo.
"Roberto?"
"S-si..?" Balbettò incerto.
"Tu stai con Gianluca e Christian. Io sto con Beatrice."
"E i rinforzi?" Chiese preoccupata la ragazza, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Non temere. Saranno lì."

[...]

"Bene, ci siamo. Aspettiamo il segnale. Non partite prima di esso."
Tutti annuirono agli ordini di Piero.
Roberto invece tremava dalla paura.
Se non avesse chiamato Peppe e lui e i suoi colleghi li avessero attaccati all'improvviso, se per un motivo per un'altro sarebbe riuscito a scappare alla Polizia... lo sarebbe andato a cercare. L'avrebbe ucciso, e non solo lui, ma avrebbe raso al suolo tutta la sua famiglia.
Che fare?

Ignazio fece un bel respiro profondo e fece per entrare, quando qualcuno lo fermò per le spalle.
"Chi sei?" Lui si girò stranito. "Come chi sono?"
Jonny, il gorilla di turno teneva sott'occhio l'entrata del covo.
Il compito di Ignazio era quello di doverlo neutralizzare per permettere a Piero e ai suoi compagni di entrare.
"Nominativo?"
"Ignazio Boschetto." Sbuffò seccamente.
Lui grugnì e improvvisamente Ignazio si pentì di avergli sbuffato in faccia.
"Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo? Hai qualche problema, nanetto?"
A dirla tutta, Ignazio non era per niente basso, anzi era abbastanza alto per la sua età. Ma quel gorilla lo superava di netto e se fossero arrivati alle mani, lui non avrebbe avuto alcuna speranza. Era ora di dover giocare d'astuzia.
Ignazio ci pensò velocemente.

Poteva essere una deduzione al quanto insensata, ma doveva tentare.
Se Jonny il gorilla era grande e grosso, effettivamente poteva essere anche un grosso stupido. Il classico cervello da gallina nel corpo di un bestione con la faccia da spione. La matematica non era un'opinione, e nemmeno questo lo era. Non aveva mai avuto a che fare con lui, ma avvolte si capisce la natura di una persona con un semplice sguardo.
Con calma mise una mano sulla pistola incastrata tra la cinta e il pantalone. Poi attuò il piano.
Cominciò a fissare un punto qualsiasi alle spalle del gorilla, incredulo, come se avesse beccato Freddie Mercury a camminare tranquillamente per strada come fosse una tranquilla mattinata d'estate.
Il gorilla corrugò la fronte.
"Che stai..?" Nemmeno gli face finire la frase che subito Ignazio urlò "POLIZIA!!"
Come previsto il bestione si girò di spalle e con un gesto fluido e veloce Ignazio gli sbattè l'impugnatura della pistola sulla testa, con tutta la forza che aveva.
Come previsto, Jonny piombò a terra come un frutto marcio dall'albero, stordito dal colpo.
Ignazio era sicuramente meno forte di lui, ma la furbizia ... di quella ne aveva proprio da vendere.
Vide avanzare Piero verso di lui.
"Era ora.." disse "stavo seriamente cominciando a preoccuparmi!"
Ignazio ghignò "dovresti fidarti."
Piero lo ringraziò con un gesto del capo e fece cenno ai suoi compagni di avanzare.
Erano molti.. molti di più.
"Ho chiamato rinforzi." Spiegò velocemente all'amico.
"Lo vedo."

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Where stories live. Discover now