Capitolo 15

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"Avrei dovuto capirlo che eri tu."
Ignazio mise le mani dietro la testa, ancora con la pistola in mano, e si girò cauto verso di lei.
"Beatrice, tu non sai cosa stai facendo."
"Non prendermi per il culo, sporco Mafioso. Mi hai presa in giro."
A Beatrice pulsavano le tempie tale era la sua rabbia. Non poteva, e non voleva crederci. Quasi stava iniziando a fidarsi di lui.
Le parole della ragazza trafissero il cuore di Ignazio come tante lame. Lui non era mai stato uno di loro, e non lo sarebbe mai diventato.
La guardò negli occhi, cercando di convincerla, quasi voleva che si fidasse di lui, ancora una volta.
"Ti prego.. Piero ed io ti spiegheremo tutto. Sò che ci hai visto l'altra mattina davanti alla centrale."
"Certo che vi ho visto." Sbottò lei "ancora non riesco a capacitarmi di tale leggerezza da parte di un collega così preparato come Piero."
Degli spari interruppero la loro conversazione. Beatrice mollò la presa su Ignazio e con prontezza sparò alla gamba di Sandro.
Si sentì un tonfo sordo e dei lamenti, il ragazzo era a terra. Ignazio non la conosceva bene, anzi forse per niente, ma a giudicare dalla sua faccia, era furiosa.
Il ragazzo fece attenzione a tenersi ancora nascosto dietro la macchina, poggiando la schiena contro una ruota.
"Cristian, portalo via! ORA!"
"Chiamo rinforzi?"
A quelle parole Ignazio afferò un lembo dei pantaloni della divisa della Poliziotta, come previsto Beatrice si girò a guardarlo.
"Ti prego.." la supplicò "io non sono uno di loro. Almeno dammi la possibilità di spiegarti. Non chiamare nessun altro."
Lei lo guardò dritto negli occhi, con la pistola ancora tesa verso Sandro, e lo vide .. lo vide di nuovo, quel bagliore nei suoi occhi. Di nuovo quegli occhi, di nuovo quella luce, di nuovo la sua storia.

[...]

"Interrogatelo e poi sbattetelo dentro." Sentenziò severamente Piero, rivolgendosi a un gruppo di colleghi.
Ignazio era ammanettato, dietro di lui, seduto su una sedia accanto a Beatrice, ancora rossa di rabbia.
Quando i Poliziotti sparirono dalla portata visiva di Piero, lui si girò verso di noi.
Il suo sguardo correva da Ignazio a Beatrice, cotinuamente. Si erano cacciati nei guai seri, lui e Ignazio, ma se avesse avuto la forza di spiegare tutto alla sua collega, forse avrebbe capito.
"Cos'è questa storia? Chi è Ignazio Boschetto?"
"Bea.. siediti." Le chiese gentilmente Piero, indicandole la sedia aldilà della scrivania presente nella stanza.
Era il suo ufficio.
Era visibilmente teso, Ignazio osservava Piero attentamente.
"Non ho voglia di sedermi, collega, mi spiace."
"Bea mi dispiace tanto.."
"Non dispiacerti, Piero. Le tue scuse non mi servono. Adesso dimmi che cazzo sta succedendo!"
Ignazio alzò improvvisamente le mani (per via delle manette) come fosse a scuola, e azzardò a chiedere "scusate mi togliereste quest.."
"STA ZITTO!" tuonarono entrambe, senza lasciarlo finire.
Ignazio retrasse le mani, sbuffando. Quei due sembravano quasi cane e gatto, stavano per saltarsi a dosso quando Ignazio decise di farsi sentire, una volta e per tutte.
"È la mia storia. Mi lasciate parlare oppure avete intenzione di continuare a fare i' scimuniti fino a Natale dell'anno prossimo?"
Piero si avvicinò a lui e gli tolse le manette. Ignazio lo ringraziò con lo sguardo e si alzò dalla sedia.
"Ascolta.. io non sono uno di loro."
"Ma eri con loro. Ti ho colto sul fatto stavolta. Lo stavi coprendo mentre cercava di fare del male ad un mio collega. Mi hai ammanettata ad un tavolo da lavoro e poi quella sera in panineria mi hai abbindolata facendomi credere di essere una persona per bene."
"Lo so, lo capisco ma la questione è ben diversa. Molto più grave di quel che sembra."
"Bea.." Piero le si avvicinò "credimi, lui non c'entra. Ci ha anche salvato la vita, è stato lui ad avvisarmi dell'esplosivo nelle macchine. Devi fidarti. Può ancora aiutarci, potremmo scoprire molte altre cose, fermarli e vivere in pace."
"Non vi credo.."
"Bea." Ignazio la prese delicatamente per un polso. "Bea, ti prego. Guardami."
E Beatrice lottò, lottò con tutte le sue forze per non puntare gli occhi contro i suoi. Non poteva ammorbidirsi ancora, lui doveva essere già sbattuto il cella da ore. Perchè in fondo lo sapeva che c'era del vero nelle parole di Piero e nelle parole di Ignazio, ma lei non voleva saperlo. Temeva un'altra presa in giro, e lei teneva troppo al suo lavoro e a se stessa per rischiare ancora una volta di essere delusa in tal maniera.
"Mi spiace, ma non posso. Ho del lavoro da sbrigare."
Con forza retrasse il braccio, liberandosi dalla delicata presa di ignazio e corse via, sbattendosi la porta alle spalle. Ed oltre quella porta, avrebbe voluto lasciarsi alle spalle Ignazio Boschetto e quei occhi, la quale luce non smetteva mai di brillare.

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu