Capitolo 11

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Ignazio si nascose dietro Gianluca, sperando che non lo notasse.
L'amico si ritrasse e gli sussurrò "Ma che diamine stai facendo?"
"Poi te lo spiego.." Rispose sbrigativo lui "adesso cammina!"
Ginaluca sbuffò e così fece, proseguirono velocemente fin quando non furono fuori dall'ospedale.
Si fermarono all'entrata e Gianluca tirò un sospirone.
"Tutto bene?" Chiese preoccupato Ignazio, scrutandolo attentamente.
"Sai che non va bene, Ignazio ."
"Senti, mi dispiace .."
"Lo so, ma avvolte dovresti pensarci prima a certe cose .."
Ignazio sbuffò seccato, insomma non era del tutto colpa sua tutto quel pasticcio, alla fine lui non aveva nessuna voce in capitolo all'interno di quel gruppo, erano imprevedibili.
"Ascolta, io lì dentro non ho parlato perchè non volevo che Piero si allarmasse, ha bisogno di riposare e .."
"Vai al punto." Lo fulminò Gianluca.
"Hanno intenzione di attaccare la Polizia. Vogliono spaventarli, vogliono fare fuori qualcuno."
Gianluca sbiancò di netto. Non era una bella notizia, anzi era terribile.
"Devi parlargliene, al più presto." Sentenziò portando una mano alla tempia.
"Ne discuterò con lui domani, per oggi lasciamo stare."
"Ignà, ho paura che ogni attimo.. Possa essere fatale."
E in effetti, Gianluca aveva ragione, ogni attimo era fatale.

[...]

"Quando?"
"Domani, saranno più vulnerabili."
"Lei dice di prendere in ostaggio uno di loro?"
"No! Io dico di offrirgli qualcosa di meglio per farlo passare dalla nostra parte. Capisti?"
Peppe annuì. Non poteva contestare i voleri del capo e quindi quello che era deciso sarebbe stato fatto.
Peppe era un ragazzo come tutti gli altri. All'apparenza poteva sembrare terribile, senza cuore, capace di ammazzare chiunque senza ritegno, ma la sua storia era ben diversa.

"Nino, Totò, voi con me!"
Ignazio corrugò la fronte. Perchè Peppe non aveva chiamato anche lui?
Era strano, erano settimane che gli stava a dosso e adesso, improvvisamente faceva finta di non vederlo?
"Pè, ed io?" Chiese avvicinandosi a loro.
"Tu non mi servi! Quando dovrò richiedere pizzo a qualcuno, effettuare rapine o programmare sparatorie saprò dove trovarti."
Con quelle parole, Peppe prese i suoi compagni e si allontanarono lungo la strada, avevano molto di cui parlare.

"E quindi?"
"Non so nulla, non mi hanno voluto." Sputò, furente lanciando una pietra in acqua.
Si, Ignazio era di nuovo lì, lungo la spiaggia, ma questa volta preferì avvicinarsi di più e camminare sulla spiaggia, sprofondando i piedi nella sabbia fresca della sera.
"Devi parlarne con Piero, domani. Non possiamo sapere di che cosa si tratta veramente. Magari è una minchiata o .."
"La Mafia non fa mai minchiate, Gianlù. Mettitelo bene in testa."
Gianluca non rispose, rimase in silenzio.
Ignazio si lasciò cadere, sedendosi vicino la battigia, guardava il mare, scuro e profondo. Ne annusava il profumo, ne ascoltava il suono.
Sbuffò ancora, ormai lo faceva continuamente.
Mise una mano in tasca e ne uscì il suo pacchetto di sigarette, lo aprì e ne prese una. Le sue Marlboro c'erano sempre quando ne aveva più bisogno.
L'accese e fece il primo tiro.
"Domani parlo con Piero, ho deciso."
"Te ne prego Ignazio, non sparire mai più."
"Ci proverò."
"Dai, io vado. Buonanotte."
"Buonanotte.." Sussurò e chiuse la chiamata.
Continuò a fumare la sua sigaretta, pensando a quanto lo facesse stare meglio essere li a godersi tutto quel ben di Dio.
Ignazio amava in particolar modo il mare, quand'era piccolo ci veniva spesso con i suoi amici, avvolte anche con la sua famiglia. Con suo padre, che proprio in quella spiaggia gli insegnò a nuotare.
Non ci pensava mai, eppure il ricordo era sempre lì, vivo, quasi fosse una persona.
Ignazio non piangeva, ormai non lo faceva più, ma più guardava il mare e più gli riaffiorava in mente quel pomeriggio ..

Estate 2004, Agosto.

"Papà, ma io non so nuotare."
Piagnucolò lui, stringendosi alle gambe del padre, come a sentirsi protetto. Papà Vito sorrise, Ignazio gli somigliava così tanto.
"Sai, anche io avevo paura la mia prima volta."
"Tu hai avuto paura?" Chiese sorpreso guardandolo.
"Ma certo che sì, Ignazio. A tutti capita di avere paura almeno una volta nella vita!"
Il bimbo credette alle parole del suo papà, cercò di fidarsi e gli prese la mano.
L'acqua gli piaceva, ma solo quella della sua vasca da bagno, che non si muoveva, era sempre calda e dell'altezza giusta per lui.
Vito gli strinse la manina, guardò il mare soddisfatto e disse "Allora, sei pronto?"
"Mmh si(?)"
"Dai, sei un'uomo Ignazio! Ti piacerà!"
Ignazio mugugnò. Voleva farlo, con tutto il suo cuore, ma la paura era talmente tanta che gli tremavano le gambe.
"Allora.." Papà Vito si abbassò alla sua altezza, lo prese per le spalle e lo guardò dritto negli occhi.
"Facciamo una scomessa, ti va?"
Il bambino annuì, eccitato all'idea.
"Se l'acqua ti piace papà ti compra il gelato al cioccolato, quello che piace a te! Se invece l'acqua non ti piace papà farà una penitenza!"
"E quale?" Chiese lui entusiasta.
"Mi metterò a correre lungo tutta la spiaggia facendo le capriole!"
Il bambino rise solo al pensiero della scena del padre che faceva capriole fra i turisti presenti vicino a loro.
"Ci stai allora?"
Vito gli porse la mano, e Ignazio da bravo ometto gliela strinse.
"Va bene, allora al mio tre entriamo dentro, va bene?"
"Va bene!" Ignazio ormai era determinato più che mai, stringeva forte la mano del padre e fissava le piccole onde arrivare a riva con sempre meno paura. Era pronto a compiere quella nuova impresa a tutti i costi, anche se vedere il padre fare le capriole lo avrebbe divertito ancora di più.
"Allora .. Uno, due .. TRE!!"
Ignazio strinse la mano di papà Vito e si mise a correre a più non posso. Si tuffarono e subito riemerse a galla.
"Bocca chiusa Ignazio, muovi velocemente mani e piedi, così!"
Il padre gli fece vedere e in un'attimo gli sembrò un gioco da ragazzi.
Quello fù uno dei pomeriggi più belli della sua piccola vita.

Ignazio ritornò in se, una lacrima gli solcò il viso. La sigaretta era finita e spense il mozzicone vicino a sè.
"Anche tu qui?"
Il ragazzo si girò di scatto, sobbalzando.
"Oh, ciao, Beatrice.."
"Tutto bene? Ma piangi?"
La ragazza si sedette accanto a lui. Ignazio si sentì male, come se l'avessero scoperto accanto a un corpo smembrato e con le mani zuppe di sangue. Cosa ci faceva lei lì?
"No, io .. Mi è entrata una cosa nell'occhio."
"Fa vedere!"
Lei si avvicinò e gli ispezionò gli occhi, era ovvio che nulla gli fosse entrato nell'occhio, Ignazio aveva pianto, aveva gli occhi ancora lucidi. Comunque Beatrice fece finta di nulla e rispettò la sua scelta, sicuramente non gli andava di parlarne.
"Tu .. Vieni spesso qui?" Gli chiese, ritraendosi e voltandosi a guardare il mare.
"A dire il vero si .. Da quando ero ragazzina. Ogni volta che c'è qualcosa che mi turba vengo qui a riflettere. Sai, il mare mi calma."
Sorrise appena, abbassando lo sguardo.
"Quindi c'é qualcosa che ti turba?"
"Se devo essere sincera, sì."
Ignazio corrugò la fronte, ma non la guardava, si limitava a scrutare un punto fisso sul mare.
"E di cosa si tratta? Se non sono troppo indiscreto.." Tossì, accarezzandosi la barba.
"E il mio lavoro.." Sospirò lei, con una punta di preoccupazione nella voce.
"Non ti piace?"
"Ma no, io amo il mio lavoro.. E che succedono cose sempre più strane e la situazione mi turba parecchio, oggi .." Le si ruppe la voce "oggi un mio collega ha quasi rischiato la pelle in una sparatoria, se non mi fossi gettata su di lui temo che.."
"Hey!"
Le mise una mano sotto il mento, costringendola a guardarlo.
"Sei stata bravissima."
Ignazio notò subito un pò di rossore sulle sue gote, per quel poco che si riusciva a vedere.
"Sono sicura che le cose andranno meglio." Lui gli sorrise appena e lei ricambiò.
"Sei curioso, Ignazio."
"Curioso? E perché?"
"Perchè la tua faccia dice una cosa e i tuoi occhi ne raccontano sempre un'altra. L'ho notato anche l'altra sera, in panineria."
"Davvero? E cosa dicono i miei occhi?" Chiese curioso, ridendo.
"Raccontano una storia."
Ignazio la guardò, serio.
Beatrice stava incominciando a capirlo in fretta, troppo in fretta.

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Where stories live. Discover now