Capitolo 12

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E per la prima volta, Ignazio quella notte la sognò. La sognò intensamente, vide quegli occhi così scuri ma così luminosi che le incorniciavano il viso, belli da morire.

Si svegliò nel pieno della notte. Si passò una mano fra i capelli, guardandosi in torno, come fosse spaesato. E in effetti un pò lo era, non aveva mia sognato Beatrice prima di allora, e il fatto che gli fosse successo gli provocava delle strane sensazioni.
Si alzò goffamente dal letto e andò in bagno, aveva bisogno di sciacquarsi la faccia. Quando si guardò allo specchio vide il pallore nel suo viso. Ignazio dormiva male da giorni, avvolte nemmeno dormiva. Stava diventando pesante gestire il tutto, per un'attimo gli balenò in mente che doveva assolutamente parlare con Piero. E il fatto che non sapesse cosa la Mafia avesse in mente lo devastava. Aveva bisogno di una boccata d'aria. Si strofinò la faccia con le mani e uscì fuori in balcone per accendersi una sigaretta.
Se non poteva fare fuoco a testa di Leone e ai suoi clan, avrebbe bruciato semplicemente una sigaretta, per non dimenticare.

[...]

Erano le otto meno venti e Ignazio era già in macchina, pochi minuti e sarebbe arrivato in centrale per parlare con Piero. Non l'aveva avvisato, non l'aveva chiamato, nemmeno un messaggio, non ce n'era bisogno era troppo importante per perder tempo con un cellulare.
Posteggiò li vicino e scese dalla macchina. Camminò fino alla porta d'ingresso della centrale di Polizia e poi si appostò lì.
I minuti in cui aspettò Piero sembrarono ore interminabili. Improvvisamente lo vide e Piero lo guardò con occhi pieni di stupore.
"Che ci fai tu qui?" Disse sotto voce, guardandosi in torno.
"Devo parlarti."
L'occhio di Ignazio cadde sul suo braccio fasciato, a giudicare dalla sua espressione poteva dire che gli facesse male, ma forse si sentiva semplicemente in difficoltà ad averlo lì in bella vista. I suoi colleghi non dovevano vederlo parlare con Ignazio, Beatrice non doveva vederlo lì.
"Ignazio.." Disse esasperato "non possiamo parlare qui, lo sai. Vattene, ti prego, ne discuteremo nel pomeriggio."
L'amico lo fulminò con lo sguardo. Piero sbuffò e fece per sorpassarlo  quando Ignazio lo bloccò nuovamente, assicurandosi di guardarlo bene negli occhi, per fargli capire che questa volta non era una stupidaggine e che questa volta non scherzava.
"E va bene.." Si arrese e controllò l'orologio al polso. "Hai 10 minuti."
Ignazio tirò un sospiro di sollievo, prese l'amico per le spalle e lo fissò ancora una volta.
"Ho delle mezze novità."
"Mezze?" Alzò gli occhi al cielo infuriato "come sarebbe a dire mezze?"
"Allora, la cosa che so per certo è che vogliono far fuori uno di voi. E gli é particolarmente dispiaciuto non averti fatto saltare la testa ieri mattina ma non è questo il punto .."
"E qual'è?"
"Ieri sera c'era qualcosa di strano là dentro.."
"Che intendi?" Sussurrò Piero sbigottito.
"C'è dell'altro e non so cose, Peppe non me ne ho voluto parlare."
"Chi è? Un nuovo amico?"
"Zittuti e fammi parrari, Piè. Potrebbe essere di tutto e dobbiamo scoprire che cos'é. Nel frattempo ve ne prego, a tutti voi, state attenti."
Piero sentiva la terra muoversi sotto i propri piedi. Vogliono far fuori uno di voi, era una minaccia, non un'ipotesi così, campata in aria.
"Va bene, adesso ci penso io."
Piero salutò l'amico ed entrò di gran corsa in centrale dove gli altri si erano messi già al lavoro.
"Ragazzi, abbiamo un problema."

L'ora di lavoro era finita, era tempo di smontare e tornare a casa. Piero stava nel suo ufficio, a raccogliere le sue cose. Era stata una giornata faticosa, e il piano ANTI-MAFIA sembrava procedesse più che bene. Se non fossero riusciti a trovare il posto in cui si nascondevano, prima o poi avrebbero arrestato uno di loro e l'avrebbero costretto a parlare.
Piero sapeva giá che Ignazio l'avrebbe aiutato il più possibile in questo, confidava moltissimo in lui ma aveva paura, paura che qualcosa lo spingesse a passare dall'altro lato, ad essere come loro, solo per quella maledetta sete di vendetta che continuava a vivere e a crescere in lui. Quella notte, Piero, come il suo migliore amico, non la scorderà mai.
"Piero."
Il ragazzo sobbalzò e venne riportato alla realtà da una voce, la voce di una donna. Si girò di scatto e vide Beatrice, proprio davanti a lui.
"Bea .. Ciao, mi hai fatto spaventare."
"Scusa, non era mia intenzione."
"Cosa ci fai qui? Ti serve qualcosa?"
"Come stai?" Sviò lei, abbassando lo sguardo.
"Meglio, il braccio fa male ma va meglio, e tu?"
"Sto bene."
"Capisco."
Il silenzio scese in quella stanza, era davvero imbarazzante.
Beatrice prese coraggio e si fece più seria, più autoritaria.
"Vi ho visti."
Piero non capì, corrugò la fronte, fissandola spaesato.
"Come?"
"Tu, e quel ragazzo stamattina, Ignazio. Cosa ci faceva qui?"

Spazio autrice;
Oooh siamo a 1.000 visualizzazioni!! Sono contentissima! Ringrazio tutti voi che seguite la storia costantemente e tutti quelle persone che mi hanno incoraggiata nella scrittura di un argomento così particolare e difficile!! Siete fantastici e spero di non deludere mai le vostre aspettative!! Grazie, a tutti! Vi amo!

-A.G. 

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Where stories live. Discover now