Capitolo 7

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"Io non lo farei, se fossi in lei!"
La donna si girò di scatto verso di lui.
Ignazio era ancora con il volto coperto. Un punto in più per lui.
"Roberto, insegui quei due, qui ci penso io!"
Il collega eseguì gli ordini e cominciò a rincorrere Peppe e il suo compare.
Erano rimasti da soli, Ignazio e Beatrice. Si guardavano, attenti a ogni minimo movimento, a ogni respiro, a ogni sguardo.
"Metta giù la pistola, è un'ordine!"
"Potrei chiederle lo stesso favore, lo sa?"
Lei rise nervosamente.
"Non ho nessun problema a premere questo grilletto!"
"Nemmeno io, perciò metta lei la pistola a terra, Beatrice."
A quel punto la donna sgranò gli occhi. Com'era possibile? Come poteva sapere il suo nome, con chi aveva a che fare?
Beatrice si sforzava di capire. Lui era completamente coperto, cappello tirato sù, volto nascosto da un passa montagna nero, tirato fin sopra la fronte con due buchi sugli occhi per permettere al ragazzo di guardare.
Eppure gli occhi, era l'unico modo per capire se l'avesse giá incontrato da qualche parte, ma erano troppo distanti e non riusciva a riconoscerlo.
"Come sai il mio nome?"
"Adesso ci diamo del tu? Così presto? Affari miei, comunque!" Sorrise beffardo. Lei non poteva vederlo, ma lo capì dall'espressione del suo sguardo.
"Dimmi chi sei, sappi che non è un'invito, ma un'ordine!"
Ignazio non si fece affatto spaventare. Con la pistola ancora tesa verso di lei, avanzò cauto nella sua direzione. Erano sempre più vicini, quando Beatrice premette il grilletto.
Ignazio era già abbastanza vicino da poterla precedere. Le prese subito il braccio, sviando il colpo in un'altra direzione e incastrandola a un tavolo da lavoro alle spalle di lei.
Sbigottita, Beatrice cercò di liberarsi, ma presto capì che erano energia e tempo sprecato. Ignazio era più possente e più forte di lei.
Soddisfatto della sua opera si allontanò di qualche centimetro per ammirarla, beffardo.
"Questa me la paghi! Ti sbatto in cella! Dovesse essere l'ultima cosa che faccio!"
"È un modo in codice per chiedermi di uscire con lei?"

"Hey t-tu.. S-sparisci!"
Improvvisamente quel ciccione del meccanico era magicamente ritornato in vita, con un visibile bernoccolo sulla fronte. Aveva sicuramente picchiato goffamente la testa nel modo di schivare i precedenti colpi di pistola di Peppe.
"Mh vi accontento subito. Addio!"
Ignazio non se lo fece ripetere due volte, fece un'inchino e sparì nel nulla, tra le voci disperate e indignate di Beatrice , che passo dopo passo, era sempre più lontana da lui.

[...]

Era una calda mattinata. A casa di Gianluca tutto taceva, e lui stava lì sul suo letto, a riposare. Aveva avuto giorni pesanti alle spalle, di Ignazio nessuna traccia e Marsala navigava nel caos più totale.
Fù il campanello di casa sua a disturbare il sonno del ragazzo.
Gianluca mugugnò, rigirandosi sul letto pensando che fosse la sveglia a dargli fastidio. La colpì più volte con la mano, ma quel tintinnio continuava a disturbarlo.
Si alzò goffamente dal letto e quando capì che era il campanello a suonare andò ad aprire la porta.
Un Piero infuriato irruppe in casa sua come un missile.
"Hey, che diamine sta succedendo?"
"Era ora, Gianlù! Sono ore che ti chiamo al telefono!"
"Dormivo .."
Piero lo guardò seccamente.
"Me ne sono accorto .."
"Abbiamo novità?"
"Mh, tu che ne dici?"
Rispose ovvio, continuando a sbuffare e a girare in tondo per la cucina. Gianluca stava lottando contro la propria pigrizia per essere il più lucido possibile.
"Parla, dai."
"Ero in centrale, a svolgere il mio lavoro e improvvisamente sai chi mi chiama?"
Gianluca lo guardò perplesso.
"Roberto!" Sbottò Piero.
"Uno dei nuovi colleghi?"
"Si, proprio lui."
Gianluca cominciava a ragionare.
"Mi ha chiamato per comunicarmi che una sua collega era ammanettata ad un tavolo da lavoro in un'officina poco lontana da qui!"
"Fammi indovinare .. Ancora Mafia?"
"Esatto, ma c'è di più!"
Gianluca corrugò la fronte, gli fece cenno con la testa, incitandolo a proseguire.
"Beatrice.."
Gianluca lo fermò ancora prima che potesse continuare.
"La bionda che ha preso Ignazio l'altro giorno?"
"Si, lei! Ha detto che il tizio che l'ha ammanettata aveva un gran senso dell'umorismo e una parlantina alquanto fastidiosa."
"Ignazio .." Sospirò Gianluca, abbassando lo sguardo.
"Credo proprio di si. L'hai sentito? Ti ha cercato?"
"No, per niente."
"La città è nel caos, Gianlù. Nessuno riesce più a tenere il culo incollato alle sedie d'ufficio! Abbiamo inseguimenti e scompigli dalla mattina alla sera. E appaiono e scompaiono come i fantasmi! Sono tanti, e sono veloci."
La situazione si stava facendo sempre più seria. Piero si sentiva con le spalle al muro, e Gianluca non sapeva proprio che pesci prendere.
La preoccupazione più grande era che Ignazio avesse davvero potuto essere l'artefice di quella rapina e di quella aggressione a un pubblico ufficilae.
L'unica era andarlo a cercare a casa, ma se non l'avessero trovato nemmeno lì?

[...]

"Andremo a trovare di nuovo quello stronzo, ma prima passiamo a cose più importanti."
"Cioè?"
Ignazio si sentiva in una specie di limbo. Non sapeva se aveva fatto bene o male, ma era contento che nessuno quella mattina si fosse fatto male.
"Abbiamo continuamente la Polizia alle calcagna, bisogna fargli dare una regolata, a sti figli di puttana!"
Ignazio deglutì, questo cosa voleva significare?
"Che faremo?"
"Questo lo deciderà il capo. Qui se vuoi sopravvivere, non devi mai fare di testa tua."
Questo si era capito. Era abbastanza chiaro, no? Il compito di Ignazio era quello del burattino, nient'altro. Almeno, fino al momento giusto.

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Where stories live. Discover now