Capitolo 6

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La mattina di tre giorni dopo mi alzai, stiracchiandomi con stanchezza e stropicciandomi gli occhi.

Puntai lo sguardo sull'orologio appeso al muro, e nella mia testa iniziò a suonare un allarme.

- Le nove?! Che cosa?!

Mi alzai dal letto alla velocità della luce, inciampando nelle coperte che durante la notte avevo buttato in parte per terra, spazzolandomi i denti il più velocemente possibile e infilandomi le prime cose che mi capitarono sotto mano. Presi una giacca, e uscendo afferrai giusto un pezzo di pane con la marmellata che avrei  mangiato durante il tragitto.

Ero in ritardo, cavolo se ero in ritardo!

Uscii rapidamente di casa e vidi... Bianco. Un soffice manto di neve fresca copriva il mio giardino e i marciapiedi, dando al paesaggio un'aria meno spettrale del solito. E, nel frattempo, altri candidi fiocchi continuavano a cadere senza sosta dal cielo grigio.

Uno si poggiò con delicatezza sulla punta del mio naso. Era fantastico.

Scuole chiuse per colpa della neve e tutta la giornata da passare in mezzo a quel morbido bianco.

Tornai subito in casa, prendendo i guanti e scrivendo a mia madre un biglietto, dicendo che ero uscita fuori e che sarei tornata per l'ora di pranzo.

Poi corsi fuori, iniziando a girare per il mio quartiere ammirando tutto ciò che mi circondava, che era interamente coperto da neve e ghiaccio.

Quasi automaticamente mi ritrovai a camminare nella via che portava a casa di Ben, e cercai il ragazzino con lo sguardo. Passando davanti a casa sua lo vidi sotto il portico, a guardare il paesaggio con aria estasiata. Non mi aveva notata.

A quel punto mi venne in mente un'idea maligna. Raccolsi un po' di neve, formai una palla, e la lanciai contro il ragazzo, che si ritrovò presto con la faccia bianca. Lui si guardò attorno con aria confusa, dopodiché mi notò, mentre ridevo come una matta.

- Emy! Me la paghi questa! - esclamò, prendendo della neve caduta sul portico e cercando di formare anche lui una sfera.

Presto, inutile dirlo, ci ritrovammo immersi in una vera e propria battaglia. Ognuno cercava di essere più veloce dell'altro, tanto che alla fine invece di creare delle palle di neve da lanciare iniziammo a tirarci direttamente la neve, senza "lavorarla" in nessun modo, ridendo. Alla fine ci ritrovammo entrambi coperti di neve da capo a piedi, che cercavamo di fermare le risate, stesi a terra nel suo giardino.

È bello sapere che in fondo basta così poco per essere felici. Un amico, una giornata libera e una nevicata, nulla di più.

Notai poco lontano, più o meno al centro del giardino, un telo che probabilmente copriva una piscina.

- Forte! Hai una piscina! - dissi io, mettendomi a sedere e notando che i miei capelli erano ormai incrostati di brina.

- Già. Non che io la usi molto. Solo d'estate, e poi non ho questa grande passione per l'acqua ad essere sinceri.

- A me piacerebbe usarla. Adoro nuotare! Tu no?

- Non so. Ho sempre avuto un po' paura dell'acqua. Non so perché. In ogni caso preferiscono restarmene a terra che a nuotare al freddo - disse lui, stringendosi nelle spalle.

Io tornai a sdraiarmi, di fianco a lui. Si stava bene, non avevamo bisogno di parlare, in verità. Dopo quello scambio di battute, infatti, restammo entrambi zitti, in un pacifico silenzio.

Voltandomi verso il biondo, però, lo vidi corrucciarsi, con un'espressione seria. Sembrava pensieroso.

- Ehi - dissi io, cercando di attirare la sua attenzione - Che cos'hai?

Lui sospirò- Sto bene, non è niente.

- Non è vero. Stai pensando a qualcosa. Su, parla - risposi io, insistendo.

- Sto pensando che tutto stia peggiorando, Emy. Certo, quando sono con te mi sento ok, ma a casa... Emy, io non ce la faccio più - disse lui, coprendosi il viso con le mani e mettendosi seduto.

Io gli cinsi le spalle con un braccio, sapendo che non avrei dovuto dire nulla, e limitarmi ad ascoltarlo. Ero lì anche per questo, del resto. Per essere pronta a sostenerlo in ogni caso.

- È diventato un incubo, e adesso, dopo che mi padre finisce di picchiarmi... Io... Sto davvero iniziando a pensare che vorrei fargli del male. Se lui non ci fosse più finirebbe tutto, capisci? E quindi... Se lui morisse non credi che andrebbe tutto meglio?

Quelle parole mi lasciarono sorpresa, e mi ritrovai a pensare al loro vero significato.

- Forse andrebbe davvero tutto meglio - dissi - Ma non sarebbe giusto. Diventeresti un mostro come lui. E so che tu non vuoi essere un mostro. Non devi giocare al suo gioco. Vedrai, faremo finire tutto.

Il ragazzino annuì distrattamente.

Lo sapevo, ero sempre più convinta della cosa. Dovevo denunciare il padre di Ben, che lui stesso lo volesse o no.

- Su - dissi, dandogli una leggera pacca sulla spalla - Ora non pensarci. Senti, Sabato prossimo un mio amico farà un pigiama party, se vuoi vieni. Non pensare e rilassati. Sta tranquillo, io troverò il modo di migliorare le cose, o almeno di farti sentire meglio.

Ci sorridemmo, voltandoci l'uno verso l'altra.

- Grazie - disse lui, ed io notai quanto i nostri volti fossero pericolosamente vicini - Sei la prima che mi abbia mai aiutato.

Ci abbracciammo con forza, sicuri più che mai. Non ci saremmo separati per nulla al mondo, qualsiasi cosa fosse successa. Avrei tirato Ben fuori da quel casino, facendo di tutto pur di vederlo felice.

All'improvviso, però, sentii dei passi sulla neve, fin troppo vicini, e ci separammo bruscamente.

Davanti a me, avvolto in un vecchio cappotto grigio, vidi la figura imponente del padre di Ben. Il ragazzo sembrò tremare per un attimo.

- P-papà... Credevo che tu fossi uscito...

Lui non gli rispose, strattonando il biondo per il braccio - Chi ti ha detto che potevi uscire, eh?! È questa qui chi sarebbe?

Io mi alzai di scatto, mossa improvvisamente da una certa rabbia - Sono solo una sua amica. E non mi sembra che uscire di casa in una giornata come questa sia un male. Ben non si è neanche allontanato, siamo nel suo giardino!

L'uomo mi guardò con rabbia - Non impicciarti, ragazzina! - detto questo, inaspettatamente, mi colpì in viso con un forte schiaffo, che sembrò rimbombare.

Ben tentò di dimenarsi, ma venne inesorabilmente trascinato in casa dal padre, mentre io restavo in giardino, tenendomi la guancia colpita con una smorfia in viso.

Oh, questo non doveva farlo.

Non avrebbe dovuto farlo.

Angolo autrice: Hi people! Alluora, vorrei parlare della faccenda dei disegni. Se avete un libro di disegni o qualcosa del genere potete benissimo pubblicare lì e taggarmi. A quel punto salverò la foto e la pubblicherò qui. Sennò potete creare un libro a parte, solo per l'immagine, che potrete cancellare non appena vi avrò dato l'ok. E per il resto... Niente.
Ho deciso che effettivamente farò apparire come comparsa qualche personaggio delle Creepy, ma unicamente per alcune brevi parti, e in versione Normal AU.
Al prossimo capitolo, ciauu!

Game Over | Ben Drowned Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora