Capitolo 11: Un puzzle di pensieri sfuggenti

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-Come sempre, Seamus.-

L'uomo sorrise stancamente -Buonanotte Harry.- sussurrò, prima di uscire dalla stanza, stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente.


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Gerald si stese sul pouf celeste, sprofondando e sperando che il rumore della sabbia dell'imbottitura non svegliasse il dormiente Albus. Il neonato, strinse appena gli occhi verdi, facendo balzare il cuore dell'Auror in gola, girandosi dalla parte opposta e continuando a dormire. Gerald sospirò di sollievo, se il piccolo fosse scoppiato a piangere, probabilmente avrebbe dovuto chiamare James, visto la sua esperienza inesistente con i bambini.

Il giovane Potter sarebbe stato un aiuto più valido di lui, ne era certo.

Le pareti della camera di Albus, ancora fresche di pittura azzurra, mostravano orgogliosamente le capacità artistiche di James che l'aveva decorata con il disegno di un pallone da calcio storto, un gatto rosso arruffato e con gli occhi strabici, Gerald pensò che se Grattastinchi  avesse avuto un gusto artistico non sarebbe stato contento di quella rappresentazione, e uno sproporzionato boccino d'oro. Fissò le ali giganti di quest'ultimo, con gli occhi che bruciavano, fino a vederne più di quattro e ad addormentarsi, rovesciando il capo all'indietro.

James entrò di soppiatto nello stanzino delle scope. Era una piccola stanza, all'ultimo piano della casa, dove Harry teneva la sua vecchia e fedele Firebolt, mentre Hermione conservava l'ultimo modello di Nimbus 2010 su cui era riuscita a mettere le mani, era l'unico modello di Nimbus che riusciva a controllare.

Accanto alla Firebolt lucidata c'era la sua piccola Comet giocattolo, però James sapeva che il padre, là dentro, conservava anche un'altra cosa.

Un vecchio sacchetto, sfibrato e logoro, conosciuto come Mokessino. James vi rovistò dentro e tirò fuori un frammento smussato di uno specchio, un boccino dall'ala destra spezzata e infine una foglia marrone, dall'aspetto fragile ma perfettamente conservata. Harry aveva spesso raccontato delle straordinarie avventure vissute mentre cercava di sconfiggere Lord Voldemort e quel sacchetto era stato suo compagno di viaggio.

La foglia che James osservava, e che spesso andava a recuperare quando i genitori erano in missione, era un simbolo.

Spesso Hermione aveva raccontato di come il sogno di avere una famiglia li avesse aiutati ad andare avanti e a continuare la loro battaglia, così, fantasticando, avevano immaginato di portare il loro primogenito in campeggio e mentre girovagavano nella foresta, chiacchierando allegramente, Hermione aveva preannunciato che se fosse nato un maschio, il suo nome sarebbe stato James.

Harry aveva riso forte -James Sirius! Renderemo felici entrambi.- e quando l'ultima parola di quella frase fu pronunciata, quella stessa foglia marrone, insignificante e fragile, si era staccata da un ramo, scivolando sulla fronte di Harry. Hermione l'aveva fortificata con un incantesimo e bloccata nel tempo, perché fosse destinata a ricordare quegli sprazzi luminosi di folle felicità in mezzo alle tenebre.

James strinse la foglia, sussurrando -Andrà tutto bene.- e dondolò sulle ginocchia, cercando di non piangere.

Uscì dallo stanzino e tornò nella sua camera in punta di piedi, sperando di non aver svegliato nessuno, chiuse la porta e si arrampicò sul letto, stringendo tra le dita la foglia.

Si addormentò sentendo il profumo di terra fresca e pioggia, con il cuore colmo di speranza.

Perché James Sirius Potter era il figlio di due dei più grandi maghi del Mondo Magico.


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Hermione aprì faticosamente gli occhi. La testa pulsava dolorosamente, provò ad alzare un braccio ma milioni di brividi percorsero la sua pelle, come piccole scosse elettriche, facendo si che sentisse la stessa fatica di una persona che aveva corso la maratona di New York circa qualche secondo prima. Tossì piano, cercando di trovare la forza per sollevare almeno le spalle e riconoscere l'ambiente in cui si trovava. Il soffitto era bianco, ma ancora non riusciva a mettere a fuoco le pareti e ai lati vedeva solo indistinte macchie bianche e verdi, con deboli sprazzi di rosa e rosso.

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