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Connor rimise al loro posto sugli scaffali le scatole di Nerds (N.d.T.: caramelle americane prodotte dalla Willy Wonka Candy Company; palline di zucchero croccanti). Aveva cominciato dagli scaffali, poi era passato al resto del negozio. La Confetteria Mellet non era più un piccolo negozio di caramelle.

"Quindi, Chicago adesso, giusto?"

"Lo so," mormorò il signor Mellet, sorpassando Dave, uno dei tanti impiegati che avevano assunto da poco, e andando sul retro. "È pazzesco. Los Angeles, New York, Chicago. Stiamo pensando anche a Seattle, Miami e Dallas."

"Che ne pensi di un altro qui a Los Angeles?"

"Forse, un giorno."

Connor sorrise di cuore guardando il muro dei ricordi. "Sono fiero di te, signor Mellet."

Il signor Mellet sorrise, pulendosi le mani, avendo finito di sistemare il negozio per l'imminente apertura. "Sono fiero anche di te, Connor. Sono certo che farai grandi cose. Non vedo l'ora di rimanere meravigliato da te e dalla tua creatività. Sei così 'aperto' e sincero con tutti, sui tuoi talenti e la tua passione."

Connor si morse la guancia. Non era sicuro se avesse dovuto parlare. "Non proprio su tutto."

Il signor Mellet si guardò attorno, poi sussurrò. "No?"

"No. E non so perché. Non sono così tanto dispiaciuto, non tanto quanto sono spaventato. Credevo di voler essere normale, ma non lo sono. Nessuno lo è in realtà."

"Vuoi dirmi qualcosa, Connor?"

"Ti prego, non dirlo ai miei genitori. Mi fido di te, signor Mellet."

Lui annuì. Il ragazzo aveva soltanto bisogno di qualcuno con cui parlare, e se avesse avuto la necessità di quella sicurezza per farlo, allora Shaun non avrebbe detto niente.

"Mi sa che mi piacciono i maschi. E solo quelli."

"Ma va bene, Connor." Il signor Mellet si piegò per abbracciarlo, scuotendo la testa quando Connor gli chiese se lui fosse "sbagliato". "Non cambia nulla, rimani comunque il ragazzo brillante che sei."

E Connor, seduto su una sedia dietro il bancone, mentre il giorno scorreva, sentì per la prima volta di star andando nella direzione giusta.

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Connor si sentiva abbastanza strano e non ne capiva il perché. Ogni volta che guardava Troye, sentiva qualcosa. Era una novità. Gli piaceva, ma assolutamente lo terrificava.

Quando stavano camminando come delle papere in uno dei rari giorni di pioggia a Los Angeles, Connor aveva messo immediatamente metà del suo impermeabile sulla spalla di Troye.

Quando Connor aveva una merendina, ne dava a Troye un pezzo senza neanche pensarci.

Il suono dell'accento di Troye, un forte australiano con un po' di americano, faceva sentire Connor eccitato. Una parola ed era istantaneamente, segretamente, intontito.

Quando Troye sorrideva o rideva per qualcosa che aveva detto, Connor si sentiva come se avesse tagliato un traguardo.

Quando Troye si accigliava, una piccola parte di Connor doleva.

Quando Troye lo abbracciava o lo teneva per mano, Connor si sentiva accaldato. Ed era certo che fosse più di semplice calore corporeo.

Connor era seduto al tavolo da pranzo da solo, tamburellando con le dita e pensando, mentre i suoi fratelli e i suoi genitori stavano guardando un film nel soggiorno, la stanza accanto. Avevano appena finito di vedere una commedia romantica e la signora Franta stava facendo uscire il VHS dal videoregistratore.

Nicola stava giocherellando con il suo ciondolo, evitando il contatto visivo con il resto della famiglia. "Mamma, come fai a sapere se sei innamorato di qualcuno?"

Sorpresa, la signora Franta si sedette accanto a sua figlia e fece un'occhiata a suo marito. "Be', non è facile da spiegare. Per ognuno di noi potrebbe essere differente, ma sono sicura che tu vuoi proteggere qualcuno quando lo ami, credi che ne valga la pena. Ti conforta, ti aiuta, e vice versa. Qualcuno lo realizza lentamente, impiegandoci anche anni. Per altri, potrebbe essere un colpo in testa troppo veloce, che li spinge in basso senza che abbiano la possibilità di respirare. Ma tu devi cercare di leggere le tue stesse azioni, e leggerle attraverso le righe, e devi ascoltare te stesso. Solo così scoprirai se davvero ami qualcuno."

Nicola sorrise, come se fosse soddisfatta, ma Connor era quello che sentiva che la sua domanda aveva ricevuto una risposta. Connor non credeva più esattamente in Dio, malgrado l'assidua presenza in chiesa della sua famiglia, ma non avrebbe potuto negare che avvertì tutto quello come un segno.

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Le gambe di Connor erano ripiegate nell'aria dietro di lui, le sue sopracciglia rilassate, mentre terminava di riempire di risposte i suoi esercizi di Pre-Algebra.

Troye stava facendo i compiti dietro di lui, rispondendo a dei lunghi problemi con le divisioni stampate su della carta quadrettata.

"Connie? Puoi aiutarmi?"

Guardò in basso verso il foglio di Troye accanto a lui, allungando il collo di lato. "Con cosa ti serve aiuto?"

"Continuo ad ottenere lo stesso risultato, ma sono sicuro che non è giusto! Grr." Si rialzò ed incrociò le braccia, sembrando molto più stanco che arrabbiato.

"Be'," cominciò Connor, muovendo la matita nell'aria mentre leggeva il problema. "Quante volte va il 3 nel 26?" Si avvicinò a Troye e gli mostrò le sue dita mentre lui contava. "3, 6, 9, 12..."

"Ohhhhhhhhh" disse Troye comprendendo. Prese la sua matita e cancellò il nove furiosamente. "Non riesco a credere di averlo fatto."

"Non preoccuparti," lo rassicurò Connor. "Stai migliorando."

Troye sospirò rimettendo il compito di matematica nel suo zaino. "Grazie Connie."

"Di nulla."

"Hai finito?"

"Sì, perché?"

"Ti va di vedere il film di Harry Potter?"

"Okay."

La loro serata fu piena di gioia, con il signor Mellet che si assicurò che avessero finito la cena e i loro compiti prima della TV, con Connor fasciato in una coperta e Troye accanto a lui, con le loro risate risonanti nell'aria, e con le braccia di Troye attorno a Connor per proteggerlo da tutte le trasformazioni di Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato che comparvero sullo schermo.

Dopo, il signor Mellet e Troye lo riaccompagnarono a casa quella sera. Connor non riusciva più ad ignorare il fatto che il modo in cui si sentiva per Troye era riservato a lui e a lui soltanto.

E ancora, la sua testa aveva fatto conoscere al suo cuore un adorabile ragazzino chiamato Troye che si sarebbe presto trasferito in lui. E quella volta, tutto se stesso gli avrebbe dato il benvenuto.

Sweet - Tronnor (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora