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Connor reggeva fermamente un bel libro di favole nelle sue mani, aprendo per bene le pagine così che Troye potesse guardarle mentre poggiava la testa sulla spalla di Connor.

"Il padre di Pinocchio," lesse lentamente Connor, seguendo le lettere con il dito, "aveva sempre voluto avere un figlio."

Troye fissava la pagina con attenzione, mimando inconsciamente con la bocca le parole che Connor diceva. Si ficcò un po' di mini-pretzels nella guancia e masticò piano così che la voce di Connor fosse comunque udibile.

"Siccome non poteva avere un bambino con una moglie, Giuseppe decise di creare suo figlio, un burattino fatto di legno."

Troye sorrise. "Come me! Papà voleva un bimbo ma non era sposato, così mi ha avuto da solo!"

"Ma tu non sei fatto di legno, stupidino!" Anche Connor sorrise, premendo con un dito la punta del piccolo naso di Troye.

"Hm." Troye si morse un labbro. "Questo è vero."

"Ma questo burattino non era un normale pupazzo, Pinocchio era pieno di vita e si sentiva proprio come..."

"Un vero bambino." Troye batté le mani insieme e ridacchiò ancora. "Ma non lo era!"

"Buon lavoro" sussurrò Connor, stupito. "Sei bravo a leggere."

"Tu sei un bravo maestro, Con!"

"Vuoi... vuoi leggere tu il resto?" Chiese Connor, porgendo il libro a Troye.

Troye sospirò, lasciando ricadere la sua testa sul grembo di Connor. "Leggo solo a scuola. Puoi leggere tu per me?"

"Certo." Connor fece passare le sue dita attraverso la frangia di Troye. "Adoro leggere con te."

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Il ragazzo grande, Michel, se non si ricordava male, sarebbe dovuto essere molto simpatico e responsabile. Ma Connor, essendo rimasto seduto con Nicola, con Brandon ormai addormentato, e con Dustin che giocava a qualche videogioco, non ne era più tanto sicuro.

Michel stava poltrendo sul divano, guardando la televisione, e ogni tanto prestando attenzione alla sua ragazza, che lui aveva invitato nella casa dei Franta.

Naturalmente, i bambini avevano cominciato a chiacchierare con lei e realizzarono che a lei piacesse parlare con loro. Tutti erano contenti. O almeno, per poco.

"Bene, ho capito bambini." Il babysitter alzò le mani in alto in segno di resa. "Voi amate Vic. Lei è un modello per voi." Michel lanciò un'occhiata a Nicola. "Ed è un modo per ricordarvi che bel pezzo di figa potreste accaparrarvi crescendo." Michel sogghignò a Connor, come se fosse un "addetto ai lavori", il fratello figo più grande che dovrebbe essere visto con ammirazione.

"Ommioddio, hai detto una brutta parola!" Ansimò Connor, le mani a coprirgli la bocca.

"Wow, mi fa davvero piacere che tu mi riduca ad un oggetto sessuale!" Victoria sussurrò duramente al suo orecchio.

Lui la scacciò con la mano, continuando a parlare con il bambino. "Okay moccioso, parla. Su quale bella pollastrella hai messo gli occhi?"

"Uh, prego?" Squittì Connor.

"Una ragazzina che ti piace avere intorno, che si sembra carina, che ti faccia sentire diversamente. E dai, ci deve per forza essere qualcuno."

"Be'... Ho questo amico, Troye è il suo..."

Michel strinse gli occhi. "A te mica piacciono i maschi? Perché questo sarebbe abbastanza strano."

Nicola si accigliò, poggiando una mano sulla spalla di Connor. "Io non penso che sia strano."

"Sì, be', è ovvio, tu sei predisposta a farti piacere i maschi. Sei una ragazza. È normale che tu lo dica."

"Stai sul serio rimproverando questo bambino? Avrà sei anni." Victoria lo fissò. "Non ti azzardare ad incasinarlo a vita, Michel. Connor, se..."

Ma il bambino si era messo a scuotere la testa furiosamente. "Non mi piacciono i maschi. No."

"Okay" disse Victoria, poco convinta. "Ma se ti piacessero, devi sapere che è completamente normale. Non dovresti nasconderlo solo perché esistono degli idioti come Michel."

Connor annuì, ma la sua mente era altrove. Avrebbe presto dimenticato quel momento, ma per un po' qualcosa avrebbe continuato a fermare quella strana sensazione che aveva nei confronti di Troye, convincendolo che si trattava solo di affetto tra fratelli.

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Correre era una liberazione per Connor. Non era ciò che voleva fare nella vita, ma gli permetteva di andare altrove anche solo per un'ora o due. Era solo un bambino, ma correva e correva con i suoi genitori appena poteva.

In quel momento, non riusciva a sentire niente e nessuno, tranne una singola cosa. La voce del piccolo Troye, la sua risata mentre faceva il tifo per Connor, il suono della sua piccola bandiera che sventolava nel vento.

Non sentiva i respiri affannati dei suoi genitori, né vedeva la numerosa gente, ma vedeva lui. Quella cosa spaventò Connor.

Così spinse ancora di più.

Sei normale, Connor.

Andò ancora più veloce.

Non sei strano.

Schizzò attraverso la fine, dietro la massa di altri adulti e bambini che avevano cominciato la Corsa dei Bambini prima di loro.

Non ti piacciono i maschi.

Ma c'era qualcos'altro che il suo cuore avrebbe voluto dirgli, qualcosa che aveva a che fare con una correzione e l'uso della parola amore. La sua mente la spinse via.

Sweet - Tronnor (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora