22. Il processo pt.2

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Il processo era stato rinviato di tre giorni per poter preparare anche Vanessa e Josh. Inutile dire che in quei tre giorni ero rimasta chiusa in camera mia con Matthew, che era in condizioni pietose, addirittura peggio di me. Ormai mancava un solo giorno prima di ricominciare, Matt avrebbe dormito con me. Eravamo sdraiati sul letto, non dicevamo niente. Solo silenzio, un silenzio assordante.
-Avremmo fatto un anno tra poco.- disse, continuando a fissare il lampadario di camera mia. -Passi un anno con una persona, condividi tutto con lei, ogni singolo segreto, anche il più oscuro. Dai tutto te stesso a quella persona, tutto il tuo cuore. Pensi di conoscerla, insomma, ci hai passato 365 giorni della tua vita insieme. Come può aver fatto una cosa del genere? La Vanessa che conoscevo io non avrebbe mai fatto una cosa del genere... Per tutto questo tempo mi ha preso in giro, faceva il doppio gioco... Com'è possibile?- finì con tono amareggiato. Era quello che continuavo a domandarmi da due giorni, non pensavo ad altro. Perchè avrebbero dovuto fare una cosa del genere a me? Ero in città da pochi mesi e non conoscevo Josh ai tempi dell'aggressione...

-Non lo so Matt, non lo so...- fu l'unica cosa che riuscii a dire. Si mise seduto e lo imitai. Eravamo uno di  fronte all'altro, mi prese le mani e sospirò. Non fiatammo, andammo a letto e ci addormentammo, consapevoli di quello che avremmo affrontato il giorno seguente. 

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Gli avvocati continuavano a fare domande, ma nessuno dei tre era intenzionato a cedere. Arrivò il mio turno e, prima di alzarmi, sentii una mano sulla mia spalla. Mi voltai e vidi Taylor, che mi diede sicurezza. Camminai con decisione verso il banco dei testimoni, per poi sedermi e osservare tutti e tre. Avevo detto a Josh di amarlo anche se non ero sicurissima, perchè sentivo che era la cosa giusta da fare. Avevo passato giornate intere con Vanessa, pensando di aver trovato un'amica.
-Signorina Grey, sa perchè i suoi "amici" le hanno fatto questo?- mi chiese il procuratore, ricevendo un semplicissimo "no" come risposta. -Il nome Patrick Kiker le dice qualcosa?- domandò poi. Il sangue raggelò nelle mie vene, la paura si impossessò di me, paralizzandomi. Non riuscivo a parlare, guardavo Nash, che sembrava preoccupato per me.
-Patrick Kiker è il patrigno di Josh Lively, nonchè assassino dei genitori della qui presente Lola Grey.- spiegò il procuratore ai presenti in aula. Vendetta, ecco cosa voleva Josh. Avevo mandato il suo patrigno in galera e voleva farmela pagare. Continuavo a non capire il ruolo di Vanessa in tutto questo, ma le risposte arrivarono poco dopo.
-Io e Josh abbiamo una relazione da due anni.- affermò. Mi voltai subito verso Matthew, che se ne stava andando, visibilmente sconvolto. Era tutta una menzogna, la sua vita, la mia...

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Il processo finì e furono dichiarati colpevoli tutti e tre. Non riuscivo però a sentirmi sollevata, tutti i miei amici conoscevano il mio segreto e mi avrebbero guardato con occhi diversi. Ero venuta a Los Angeles per ricominciare, per lasciarmi la mia vecchia vita alle spalle, ma non ci ero riuscita. Il ricordo dei miei genitori era ancora troppo doloroso per me, una ferita aperta, di quelle che faticano a chiudersi. 

Ero seduta sul mio letto, con una foto dei miei genitori in mano e le lacrime sul viso. Nessuno aveva detto niente, eccetto Nash, che mi aveva sussurrato un "ti voglio bene". Ad un tratto bussarono alla porta, anche se avevo espressamente fatto capire di voler stare da sola. Una mano si poggiò sulla mia spalla, sapevo che era la sua. Sapevo che sarebbe venuto, io e lui eravamo collegati da un filo invisibile. Non eravamo fidanzati, nemmeno amici, eravamo due persone che si cercavano a vicenda nei momenti del bisogno. Si sedette accanto a me, guardandomi e asciugano le mie lacrime.
-Sette mesi fa i miei genitori sono stati uccisi.- dissi, anche se lo sapeva già.
-Non devi raccontarmelo, non sei obbligata.- rispose.
-Voglio farlo.- affermai. -Ero in una stanza dietro alla libreria, nascosta. Sentii le urla, le suppliche, i pianti. Ogni singolo rumore è ancora impresso nella mia mente. Ho visto i loro corpi cadere a terra, senza vita. Ho visto la sua faccia e le sue mani sporche di sangue. Chiamai la polizia non appena se ne andò, non si era accorto di me. Lo trovarono subito e lo arrestarono grazie a me. Me ne sono andata da Boston, dopo che mio fratello decise di arruolarsi e andarsene. Non avrei sopportato vivere lì, non più. Ero sola. Ora mi sembra di aver finalmente trovato qualcosa per cui vale la pena vivere. Tu e gli altri, siete la mia famiglia.- dissi, in preda al pianto. Odiavo mostrarmi fragile, ma lui era Taylor, la persona che più mi capiva.
-Mi dispiace Lola, per tutto. Per Josh, la tua famiglia. Per averti trattata di merda anche se non lo meritavi. Ricordati che non sarai mai sola, anche quando saremo lontani, io ci sarò.- disse, stringendomi tra le sue braccia.

E nessun posto mi sembrava più sicuro delle sue braccia, che mi stringevano in un abbraccio che sarebbe stato capace di farmi rimettere insieme i pezzi. Perchè sapevo che se gli avessi dato un pezzo del mio cuore e ne avessi preso un pezzo del suo, non sarei stata mai sola.


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Spero vi piaccia, da adesso cambieranno un po' di cose!

Grazie per le letture, i voti e i commenti!

Se volete passate a leggere la mia nuova storia "Running Low | Shawn Mendes" , ci tengo davvero tanto.

Grazie a chi lo farà :)




We Are Young || Taylor CaniffWhere stories live. Discover now