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Allison mise nel suo borsone quasi tutto quello che conteneva il suo cassetto, poi sospirò piegandosi sulle ginocchia per raccogliere una vecchia foto che era caduta.

Si fermò per un lungo istante con gli occhi fissi su quell'immagine consumata dal tempo; sua madre sorrideva dolcemente stringendo con le braccia lei e Matt, il loro padre dietro li stringeva tutti.

Con calma si rimise dritta, poi si mise a sedere sul letto, la foto era ancora stretta in mano quando Tristan si affacciò sulla porta. Allison riflettè che forse, invitarlo ad entrare in casa, non era stata una buona idea. Ma non aveva avuto altra scelta. Era quasi certa che non sarebbe scappato, che avrebbe mantenuto la sua parola, ma non si fidava così tanto da lasciarlo solo, dove non poteva vederlo o sentirlo.

"Ti avevo detto di aspettarmi di sotto" gli disse alzando gli occhi su di lui.

Tristan annuì, le mani nelle tasche dei pantaloni classici. Si guardò intorno con curiosità, per nulla sorpreso di vedere che la camera della cacciatrice era sobria: colori tenui, un buon odore di fresco.

"Ero curioso di vedere la casa" rispose con semplicità. "Ne avevo visto solo l'esterno il giorno che sono venuto a cercarti perché tuo fratello voleva che ti trovassi per lui. A proposito, non ho potuto fare a meno di notare che il caro Matthew non è in casa."

Allison sospirò chiudendo il suo bagaglio. "Mio fratello ha parecchi anni di malvagità per cui fare ammenda. Ha deciso di iniziare trovando alcuni dei vampiri che ha trasformato per riportarli sulla retta via."

"Percepisco una forte nota di sarcasmo nella tua voce" le fece notare Tristan. "Quasi come se non credessi a una sola parola di quello che dici."

"Mio fratello ha ucciso i nostri genitori a sangue freddo e lo ha fatto solo ed esclusivamente per il gusto di farlo. Inoltre, ha chiesto a una potentissima e antichissima congregazione di vampiri di farmi fuori solo perché per anni ho provato a vendicare la loro morte. Puoi biasimarmi per essere così scettica riguardo alle sue intenzioni?"

"Eppure lo hai fatto entrare in casa, lo hai fatto rientrare nella tua vita. Se non credi che sia diverso, che sia cambiato, perché gli hai dato una seconda possibilità?"

"Per lo stesso motivo per cui tu ne hai date moltissime alla tua folle sorella" la donna si alzò in piedi e si guardò intorno, con la sensazione che non avrebbe rivisto quel posto per tanto tempo. "È la mia famiglia. Tutto ciò che ne rimane."

Tristan piegò poco il capo, la guardò senza dire nulla, perdendosi dentro quegli occhi nocciola che lo fissavano senza timore, senza imbarazzo. In quello sguardo bello e limpido c'era l'ombra di un cambiamento.

Non sapeva di che tipo, ma era evidente, era in atto e lo eccitava terribilmente.

"Ricordi il piano?" gli chiese di improvviso, inumidendosi le labbra con la punta della lingua in un gesto tanto naturale quanto sensuale.

Lui fece un cenno col capo avanzando di qualche passo senza togliere le mani dalle tasche; un po' perché era parte del suo modo di essere, un po' perché non voleva che lei vedesse che gli tremavano. Non per paura o per tensione, ma perché lei era così dannatamente bella da minare il suo autocontrollo.

"Lo ricordo bene, ma per quanto lo trovi affascinante e teatrale, devo dirti che in molti faranno resistenza all'interno della Strige. Soprattutto Aya."

"È per questo che non stai annegando nel fondo dell'oceano chiuso in uno dei tuoi completi eleganti," le disse lei afferrando il borsone. "Per convertire alla mia causa tutti quelli che proveranno a resistere."

The Family Business - The CovenWhere stories live. Discover now