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LOS ANGELES, CALIFORNIA – 16 ANNI PRIMA

Una dannata festa... questo era il consiglio che le aveva dato lo psicologo della scuola. Quel bizzarro omino con i baffi che l'avevano costretta a vedere dopo la morte dei suoi genitori e la dipartita di suo fratello.

Oltre il danno la beffa, pensava Allison durante ogni seduta; Matt le aveva portato via praticamente tutto, eppure lei doveva fingersi addolorata anche per aver perso lui. Tragicamente morto insieme ai loro genitori, ma del suo corpo non era rimasto nulla o quasi... questa era la versione ufficiale a cui lei doveva tener fede.

Quando quel giorno era arrivata nello studio del terapista, si aspettava di dover di nuovo annuire e fingere di essere piena di dolore anche per la morte di suo fratello, ma il dottor Francis – questo era il suo nome – invece le aveva detto che era tempo di cambiare approccio alla vita e le aveva suggerito di andare ad una festa, di fare amicizia.

Lei aveva riso, poi si era convinta quando lui aveva aggiunto che se lo avesse fatto avrebbe detto a Victor che i loro incontri potevano concludersi; niente più sedute, niente più sedersi e parlare a cuore aperto.

Non era stato chiaro su che tipo di festa dovesse essere, quindi Allison aveva scelto un posto dove nessuno la conosceva, nessuno avrebbe fatto domande, nessuno le avrebbe offerto la sua pietà.

Entrare non era stato difficile, anche se avrebbe dovuto esserlo; era stato sufficiente dare un centone al tizio che si era definito il responsabile e le porte della confraternita universitaria si erano aperte per lei.

Una volta dentro si guardò intorno e individuato il tavolo con le bevande decise di servirsi un po' di punch. Era più che certa che fosse stato pesantemente corretto, ma pensò che in fondo un po' di alcool avrebbe solo potuto farle bene oltre che facilitare la socializzazione.

Ne riempì un bicchiere, sorrise a un tizio che la guardava insistentemente e poi si avvicinò a una finestra fissando lo sguardo fuori. Stava per bere un sorso quando un ragazzo le si avvicinò togliendole il bicchiere di mano.

"Hey, ma che fai?" Allison si voltò a guardarlo. "Perché non te ne versi un bicchiere invece di prendere il mio?"

"Meglio non berlo, credimi" le disse lui. "Ho visto che ci versavano dentro qualcosa, ma non era alcool."

La ragazza si guardò intorno, poi annuì mettendo le mani nelle tasche posteriori dei jeans. "Logico," mormorò. "Beh, in questo caso grazie."

"Non c'è di che" il ragazzo abbozzò un sorriso. "Sono Will, Will Kinney."

Allison lo guardò per un lungo istante; doveva farsi degli amici giusto? Will le stava facilitando le cose.

"Allison Morgan," rispose stringendo la mano che lui le porgeva.

"Era bella" sospirò Will bevendo un sorso di caffè. "Era sfacciata, divertente, diversa. Ed era terribilmente fragile. Lasciava senza fiato e aveva solo sedici anni."

Camille sorrise bevendo un sorso d'acqua, poggiandosi con le braccia al bancone. Il ristorante era pieno a quell'ora e mentre ascoltava Will parlare non poteva fare altro che sentire un moto di tenerezza pervaderla al pensiero di Allison adolescente e sola.

"Lo fa ancora," gli disse rimettendosi dritta. "Lasciare senza fiato."

L'uomo annuì. "Dopo qualche settimana di amicizia ci perdemmo di vista. La rividi anni dopo... ero un giovane poliziotto a Boston, lei era in città per lavoro con due tizi, due fratelli."

The Family Business - The CovenWhere stories live. Discover now