1. call me

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And everybody's watching her, but she's looking at you.

Bite your face to spite your nose,
16 and a half years old
Worrying about my brother finding out
What's the fun in doing what you're told?

Di quella sera ho solo ricordi vaghi e confusi, brevi flash avvolti nella nebbia.

Ricordo che camminavo incerta e barcollante sui tacchi alti in quel vicolo buio dopo che era già scoccata la mezzanotte, ormai quasi sei mesi fa.

Era un sabato di aprile e fra le labbra avevo una sigaretta, addosso un vestito nero, corto e aderente ed ero piuttosto alticcia, perché ero reduce da una festa in discoteca a cui ero andata con un paio di amici.
Amici che avevo perso di vista.

Quindi ero uscita un attimo a prendere una boccata d'aria e mi ero accesa una sigaretta come facevo spesso.
Non ho mai saputo perché, ma è sempre stata una delle poche cose in grado di rilassare i miei nervi altrimenti sempre tesi.

Poi, nell'oscurità davanti a me avevo intravisto una sagoma, ed il mio carattere già solitamente intrepido e le mie scarse inibizioni dovute all'alcool che avevo bevuto mi avevano impedito di allarmarmi come avrebbe fatto una qualsiasi altra ragazza sola e poco vestita che incontra un uomo in un vicolo buio in piena notte.

Mi ero avvicinata e avevo rivolto il mio miglior sorriso a quello che si era rivelato essere il più bel ragazzo che avessi mai visto, i tratti angelici del suo viso erano delicatamente illuminati dalla luce pallida della luna piena.

La prima cosa che mi aveva colpito di lui erano i suoi capelli, ricci, indomabili e spettinati; l'esatto opposto dei miei, lisci e senza volume.

Avevo sempre desiderato di avere dei capelli cosí ondulati.
Ricordo che fin da subito ho avuto l'istinto di accarezzarli e immergerci dentro le mani, avvolgere i ricci castani del ragazzo intorno alle dita.

Era una serata bellissima, ma quel ragazzo sconosciuto seduto sul cassonetto lo era di più, così come i suoi occhi verdi e profondi.

In un impeto di coraggio avevo fatto un passo avanti e mi ero presentata, sbuffando del fumo dalle labbra ancora ricoperte di rossetto.

- Ehiii! Mi chiamo Isabelle, ma tu puoi chiamarmi quaaaando vuoi -

La voce mi esce un tantino più stridula e meno seducente di come suonava nella mia testa, purtroppo quando sono ubriaca mi capita lasciarmi un po' andare e di dire cose imbarazzanti che non avrei dovuto direz

Lui mi aveva guardata dalla testa ai piedi, con uno sguardo sicuro di sè un po' altezzoso, senza degnarsi di rispondermi.

- Non mi piacciono le persone che fumano, tantomeno le ragazze, è un vizio rude. -
aveva detto, il tono di voce freddo.

È stato in quel momento, che per la prima volta ho sentito quella forte voglia di piacergli, era quasi un bisogno e non mi ha più abbandonato.

Mi è bastato un istante per decidere: la sigaretta è caduta in terra senza fare alcun rumore e io l'ho calpestata con la scarpa per spegnere il mozzicone.

- Visto? Non fumo più. - l'avevo guardato speranzosa, quasi adorante.

Lui mi aveva squadrato diffidente, per poi decidere che forse ero degna di conoscere il suo nome.

bubblegum // 5sosNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ