Capitolo 1

560 34 10
                                    

9 Agosto 2011, Marsala.

Era l'estate più calda e afosa che Ignazio avesse mai visto. In Sicilia, era solito avere estati calde e afose, ma quell'anno sembrava proprio inimitabile. Stava giù in cortile a giocare a pallone con i suoi amici tutti i pomeriggi.
Quel pallone, il sudore, il gioco di squadra, i suoi migliori amici. Era la vita di tutti i giorni, soprattutto in quel periodo dell'anno. La mattina non si discuteva, sempre a casa a dare una mano a mamma Caterina e a Nina, sua sorella maggiore.
Papà Vito si occupava della pizzeria, la mamma passava lì tutti i pomeriggi e tutte le sere, avvolte anche fino a tardi.
Anche Ignazio dava una mano tutte le volte possibili. Stava alla cassa o a servire ai tavoli, faceva dei piccoli lavoretti che servissero ad alleggerire quanto più possibile i suoi genitori, ormai aveva 16 anni, non poteva più essere uno scansafatiche e fare la pacchia a qualsiasi ora del giorno.
Crescendo si mise la testa sulle spalle adempiendo ai suoi doveri, anche a quelli più banali. Avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia, li amava da impazzire.

Da qualche tempo a questa parte a casa Boschetto si respirava un'aria diversa, pesante, cattiva, piena di tensione, di negatività.
Ignazio cercava in tutti i modi di non perderci la testa, di non fissarsi. Magari era solo un periodo di stress generale più intenso, sarebbe stato inutile crearsi delle inutili paranoie.
"Mà!" La chiamò affacciando dalla porta della cucina.
"Vado da Piero!"
Mamma Caterina stava seduta al tavolo, situato al centro della stanza, con i gomiti sul piano e la testa fra le mani. Ignazio rimase a guardarla perplesso per qualche secondo, perchè la donna, oltre ad avere uno strano aspetto, non le aveva ancora risposto.
"Mamma .." Provò a richiamarla, con calma.
La donna si girò e Ignazio la vide in faccia, occhi gonfi e scavati.
"Si, tesoro vai pure."
"Va tutto bene?"
"Certo."
"Papà?"
"Torna più tardi questa sera, sta tranquillo Ignazio, va!"
Sollevato per la sua risposta sorrise appena, le si avvicinò e le stampò un tenero bacio sulla guancia.
"Torno presto! Non ti lascio sola."
"C'è Nina con me, puoi stare da Piero quanto vuoi."
"Va bene, ma faccio presto lo stesso! Ti voglio bene, mà!"
Con quelle parole, prese telefono e chiavi di casa e si avviò verso casa di Piero a pochi minuti da lì.

"Dici che c'è qualcosa che non va?"
"Piè, per me è sicuro! Aveva una faccia orrenda. Non è da lei."
Stavano in balcone, sdraiati su delle sedie a prendersi il fresco e a guardare il cielo siciliano, limpido e pieno di stelle. Lo facevano quasi tutte le sere, era il loro rito, parlavano di tutto, Piero era il suo migliore amico. Veniva lì tutte le estati. Lui era di Naro, si conoscevano da anni, di solito non erano soli, quella sera purtroppo, il loro amico Gianluca era impegnato. Pallosi incontri familiari, così gli aveva detto.
Lui era abruzzese, ma per questioni di lavoro, qualche anno prima, lui e la sua famiglia si trasferirono a Marsala, era il più piccolo dei tre.

"Ti va se andiamo a prendere un gelato? Si sta morendo dal caldo."
"Tu si che mi leggi nel pensiero, ho i soldi giusti giusti per un buon Cornetto Algida!"
"Ho già fame!"
Scoppiarono entrambe in una fragorosa risata. Era il meglio del meglio, non si poteva desiderare altro. Così, entrarono dentro, avvisarono mamma e papà Barone e scesero di corsa in strada in cerca di un Bar per consumare il loro amato gelato.
"Oh, andiamo in pizzeria da me? Dovrebbe essere ancora aperto!"
"Ottima idea! Gelato gratis quindi?"
"Ovvio, offre la casa, cammina dai!"

Camminarono circa venti minuti a piedi, quando arrivarono fu Piero ad accorgersi della strana aria che si respirava la intorno. Erano le 10:30 di sera.
"Igna.. Qui non mi piace!"
Un motore, mai visto prima, stava posteggiato fuori dalla pizzeria della sua famiglia. Ignazio aggrottò la fronte, non gli piaceva per niente. Non c'era nessuno, tutto taceva.
"Di chi è quello? L'hai mai visto?"
Chiese nervosamente all'amico, camminando lentamente.
"No." Sussurrò Piero, prendendolo per il braccio.
"Che c'è, hai paura?"
"Sarà, ma qui c'è qualcosa che non va, Ignà!"
"Dobbiamo andare a controllare, avanti muoviamoci."
Piero e Ignazio si fecero coraggio e avanzarono lentamente verso la pizzeria, coprendosi le spalle a vicenda, qualsiasi cosa stesse succedendo la dentro, sicuramente non era nulla di buono.
Dalla porta in vetro, scorsero due uomini, erano con papà Vito, sembrava proprio stessero parlando.
Ignazio tese l'orecchio e provò ad ascoltare con attenzione, stando attento a tenersi ben nascosto.

"Siamo qui per i soldi. Questo era l'ultimo giorno."
"Non li ho, i vostri soldi."
"Ti abbiamo già dato troppo tempo, il capo è stanco di aspettare. Vuole i suoi soldi."

Che razza di discorso era mai quello?
Soldi? Suo padre? Da dare a chi? Quale capo?
Erano vestiti di nero, da capo a piedi, Ignazio non riusciva a vederli in faccia, gli davano le spalle.

"No! Non ve li darò mai! Io e mia moglie abbiamo lavorato sodo per far crescere e mandare avanti questo posto! Non rovinerò tutto questo solo per uno sporco capriccio di gente inutile come voi!"
"Ah, ultima possibilità!" L'uomo sulla destra tirò fuori una pistola. "Fuori i soldi!"
"No!"
"FUORI I SOLDI!"
"NO!"
L'uomo premette il grilletto e il colpo scattò fuori come un missile. Papà Vito, silenziosamente si accasciò a terra. Ignazio sgranò gli occhi, avvertì le gambe non reggerlo in piedi. L'uomo accanto a quello con la pistola scattò in avanti e prese tutto quello che si trovava nel fondo cassa, infilando tutto frettolosamente all'interno di una borsa in cuoio.
Subito dopo scattarono fuori, rompendo la porta in vetro in mille pezzi.
Vide quell'uomo salire su quel motorino, ancora con la pistola fra le mani. Quando suo compare salì, mise in moto e partì a tutta velocità, i loro sguardi si incrociarono, quell'uomo aveva gli occhi freddi come il ghiaccio. L'ultima cosa che Ignazio vide di lui fu una grossa testa di leone tatuata sul collo.

Poi la confusione, le urla, la polizia, l'ambulanza, la folla. Piero continuava a scuoterlo, a chiamarlo, ma Ignazio non lo sentiva, Ignazio non sentiva nulla.
Un gruppo di medici gli passò davanti, spingevano una barella, su quella barella scorse per l'ultima volta gli occhi spenti e assenti di suo padre.
Era morto, e Ignazio, era morto con lui.

Fallen. // Il Volo - IgnazioBoschetto (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora