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Erano passati due giorni, ed Alex non mi aveva ancora chiesto ciò che voleva in cambio. Io, del resto ero abbastanza tranquilla, che mai avrebbe potuto chiedermi? Ovviamente era impossibile che mi facesse qualcosa, senza ottenere nulla in cambio. Insomma, lui era Alex.

Quel Sabato mattina mi svegliai con un aspetto davvero orrendo - come ogni giorno, del resto -  avevo una chioma di leoni per capelli, due occhiaie nere sotto agli occhi e un alito da far schifo. Andava sempre a finire così, quando dormivo più del dovuto.

Guardai la sveglia posta sopra al comodino al mio fianco, decisi quindi di mettermi a sedere e cercare di alzarmi. A mezzogiorno e mezzo sarei dovuta andare con Rayan a casa dei miei nonni per pranzo. Dio, solo a pensare alla cucina della nonna, la mia pancia incominciava a brontolare.

Mi girai in direzione dell'ammasso di muscoli steso al mio fianco, Rayan dormiva ancora e anche beatamente. Lo capivo dal suo respiro regolare, dalla mascella rilassata e da un leggero sorriso che sfiorava le sue labbra carnose. Forse stava sognando. E con quella idea in testa, decisi di non svegliarlo - per ora - , così mi alzai dal letto alla ricerca delle mie pantofole, ma come al solito fui costretta a calzare ai piedi quelle di Rayan. Non riuscivo più a trovare le mie, stranamente succedeva quasi ogni mattina.

Mi avviai al bagno, con l'intenzione di dare un aspetto migliore alla visione riflessa nello specchio, cosa impossibile. Dopo aver concluso la routine: capelli, denti, trucco, ritornai in camera per indossare qualcosa. Ogni volta che aprivo le porte della cabina armadio, era sempre una sensazione elettrizzante, perché sapere che oltre quelle porte ti aspettavano dei vestiti nuovi pronti per essere indossati, era una vera fortuna. Alla fine mi limitai ad indossare un semplice vestito rosa opaco e due ballerine nere ai piedi, non ero Paris Hilton, ma semplicemente Payton Marie Johnson. Eh? Volevo dire Williams.

Staccai il cellulare dal caricabatterie, niente messaggi, ma una chiamata persa da Laris. Decisi quindi di andare nel suo contatto telefonico e schiacciare 'chiama'.

Dopo almeno quattro squilli, rispose: "Pronto?" fu l'unica parola che pronunciò, impastata dal sonno. che stesse ancora dormendo?

"Ho visto la tua chiamata persa, è successo qualcosa?" chiesi, portandomi il cellulare all'orecchio sinistro.

"Uhmm, chi sei?" mormorò, presa da uno sbadiglio.

"Dici sul serio? Dio, Laris svegliati!" la richiamai, alzando di gradi la tonalità della mia voce.

"Oh, buongiorno Payton" rispose, rendendosi conto che stava parlando con me, quella ragazza quando dormiva non capiva più nulla. "Ti ho chiamato ieri sera" aggiunse, mentre di sottofondo sentivo un rumore, forse si stava alzando.

"Ieri sera? A me segna alle due di questa mattina, è successo qualcosa?"

"Sai quella festa fatta dai giocatori di Rugby? Ecco, io ci sono andata nonostante tu non sia venuta con me. Avrò bevuto due bicchierini, o erano due, quattro o cinque" rispose come se ci stesse pensando su.

"Aspetta, lasciami finire: ti sei ubriacata, hai vomitato ore nel bagno e avevi bisogno che ti prendessi qualcosa per farti passare il mal di testa?" chiesi, sapendo ormai come sarebbe andata a finire. Era sempre così.

"Positivo" confermò. "Mi conosci bene, eh?" chiese, ridacchiando leggermente.

"So semplicemente che non reggi l'alcol" mormorai. "Vuoi che ti prenda qualcosa in farmacia, prima che vada dai nonni?"

"Stai tranquilla, ho solo bisogno di dormire e ritornerò a farlo non appena spegnerò la chiamata" annunciò. "Cioè ora, salutami Mr e Mrs Williams da parte mia, cerca di mangiare il pranzo e non Rayan. Okay? Ciao ciao" aggiunse, concludendo il discorso.

Schiava Di Un MiliardarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora