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La sera precedente ero andata a letto presto, dopo tutte quelle ore di viaggio avevo dormito senza indugio. Aprii gli occhi in una fessura, rendendomi conto del fatto che Rayan fosse ancora disteso al mio fianco, stringeva possessivamente il cuscino e mormorava qualcosa di incomprensibile contro esso. Non lo avevo nemmeno sentito arrivare durante la notte, forse il sonno me lo aveva impedito, fatto sta che ora potevo fermarmi a guardarlo. Non indossava la maglietta, nonostante facesse freddo e non potei fare a meno di notare come i muscoli delle sue braccia si contraevano ogni qual volta che respirava. Aveva il viso rivolto in mia direzione e quindi potei ammirare il modo in cui teneva le labbra rosee e carnose, schiuse. Le palpebre erano chiuse, di conseguenza non potevo bearmi del colore intenso dei suoi occhi azzurri e notai anche, quanto lunghe fossero le sue ciglia, nemmeno io ce le avevo così. "Da quanto tempo sei sveglia?" mormorarono le sue labbra, sussultai ascoltando la sua voce rauca. Me lo stavo domandando io, da quanto tempo era sveglio lui? Aveva per caso visto come lo stavo guardando?

"Non da molto, e tu?" gli chiesi, girandomi su un fianco in sua direzione.

"Abbastanza da vedere il modo in cui mi stavi fissando" rispose lui, mentre i due angoli delle sue labbra si alzavano.

"Non ti stavo fissando!" protestai, insomma, non potevo ammetterlo: in effetti stavo sbavando sulle tue labbra e su tutto quello che fa parte del tuo corpo.

"Ah no? Cosa stavi facendo allora?" mi chiese, mentre aprì solamente un occhio mordendosi il labbro inferiore, per non ridere alla mia espressione facciale.

"Stavo osservando, ecco, osservavo" mi giustificai, ovviamente quella scusa non poteva essere peggiore.

"L'hai detto anche ieri quando eravamo nel bagno della suite, com'era? Mi piace il colore delle piastrelle" rispose inarcando un sopracciglio.

"Che vuoi che ti dica? Sono una grande osservatrice" risposi a mia volta, cercando di non ridere. Inutilmente.

"Ti lascio nella tua convinzione" disse, tornando a chiudere gli occhi con un sospiro. Quello strano silenzio, fu interrotto dallo squillo del mio cellulare che si trovava sopra al comodino al mio fianco: Jacob. Jacob? Cosa mai avrebbe voluto dirmi di prima mattina alla Domenica?

"Ehy Jake, che succede?" risposi una volta sbloccato lo schermo del cellulare, portandomelo allo orecchio.

"Deve per forza succedere qualcosa, se un amico ti chiama?" mi chiese a sua volta, sbuffando.

"Non lo so, è successo qualcosa?"

"Volevo solamente chiederti se ti andava di fare colazione con me?" di sottofondo potei sentire la presenza di un altra voce, era femminile e si stava lamentando. "In realtà c'è anche Laris, non vede l'ora di vederti e sinceramente anche io" aggiunse, per poi mormorare qualcosa alla ragazza che si inzittì.

"Anche io vorrei vedervi, che ne dite di andarci a bere un caffè da Starbucks fra mezz'ora?" Proposi, mettendomi già a sedere.

"Sicuro, cerca di arrivare in tempo, so che Rayan Johnson può essere una tentazione a letto!" rispose Jake, con una nota di divertimento nella voce.

"Jacob!" dissi alzando di gradi la voce, ma ormai aveva riattaccato. Che stesse prendendo le manie di Laris? Scossi leggermente la testa, mi alzai e calzai ai piedi un paio di pantofole, che mi stavano gigantesche dato che erano di Rayan.

"Dove vai?" mi chiese quest'ultimo, mettendosi a sedere avvolto dalle coperte.

"A fare colazione con i miei amici, ti dispiace?" gli chiesi, ma sinceramente mi domandai mentalmente perché gli stessi chiedendo il permesso per uscire.

Schiava Di Un MiliardarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora