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Era passata una settimana da quando Rayan aveva dormito a casa mia, nel mio letto, insieme alla sottoscritta, e da allora non lo avevo più visto ne a scuola ne tanto meno in giro. Ma la situazione mi stava più che bene, meno volte l'avrei visto e meglio sarei stata, dopo la figura che avevo fatto a quel compleanno giorni prima, avevo deciso che era meglio nascondermi fra la folla, anche se nessuno mi aveva riconosciuto dato che avevo la maschera, nessuno tranne lui.

Quella mattina ero intenta a girare a vuoto per il mio appartamento, l'intento di tutto quello era riuscire a trovare i miei jeans preferiti, non mi ricordavo dove li avevo messi l'ultima volta e quindi mi ritrovavo a fare avanti e indietro, nemmeno stessi rincorrendo un cane. Se fossi stata più ordinata, adesso non mi sarei trovata in questa situazione. Jacob e Laris, sarebbero passati a prendermi fra un paio di minuti, dato che il mio maggiolino si trovava ancora dal meccanico, dovevo passarlo a ritirare - se solo avessi trovato il tempo -. Mi ritrovavo ancora in mutandine, e per mutandine non intendevo qualcosa in pizzo o robe vistose che vi trovate nei manga Giapponesi, le mie mutandine erano qualcosa del tipo unicorni e papere come decorazioni.

Intanto imprecavo sotto voce, decidendo in fine di mettermi la prima cosa che mi sarebbe capitata davanti dopo aver aperto il guardaroba, legai i capelli in una crocchia e dopo averci provato quattro volte, ero riuscita a fare le righine sugli occhi con l'eyeliner.

Staccai il cellulare dal carica batterie, presi le chiavi e misi lo zaino sulle spalle, augurandomi che quella giornata fosse andata per il meglio o almeno cosi speravo. Ero abbastanza in ritardo e speravo di non arrivare in ritardo anche alla lezione di Francese, non avrei resistito alla ramanzina del professore, non quella mattina, non oggi.

Per arrivare al piano terra, scelsi la scala, dato che l'ascensore ci impiegava più del dovuto. Dopo aver varcato la soglia del portone del condominio, mi strinsi nel giaccone, l'ondate d'aria fredda mi venivano incontro come scaglie di ghiaccio, stavo congelando. Per fortuna la Jeep nera di Jacob era già parcheggiata, così mi affrettai a raggiungerla. Aprii la portiera, salii su e mi allacciai la cintura di sicurezza.

"Brrrr" mugugnai sfregando le mani l'una sull'altra, ricordandomi ancora una volta di acquistare un paio di guanti. Mi chiedevo se ce l'avrei fatta a comprarli prima della fine dell'inverno.

"Buongiorno" mi salutò Laris, mentre sbadigliava lievemente.

"Dormito poco sta notte?" Le chiesi, mentre Jacob accendeva il motore della macchina e faceva partire il riscaldamento, appannando tutti i vetri. Mi piaceva quando succedeva, così potevo disegnare e scriverci qualcosa su.

"Esattamente. Ho passato tutta la notte a studiare Storia e Letteratura, con quel fottuto lavoro mi riesce difficile stare al passo con lo studio constantemente." Mormorò, nel mentre che Jake le stringeva la mano come a darle forza

"Payton non le tette!" Mi riproverò quest'ultimo, dopo che ebbi disegnato un opera d'arte sul vetro alla mia destra.

Fermai all'istante il dito che tracciava perfettamente una semicircolare, per poi guardarlo inarcando un sopracciglio. Della serie: sono solo tette. Lui come risposta, alzò gli occhi al cielo e proseguì guidando, mentre Laris ed io ridacchiavamo per tutto il tragitto.

Dopo averli salutati, mi diressi in classe, pregando a qualche Santo di vegliare su di me, dato che non avevo aperto nessun libro e non avevo studiato praticamente nulla. Le uniche cose che sapevo, erano qualcosa che avevo ascoltato in classe, forse nemmeno quello.

Entrai in classe, e notai che la professoressa non era ancora arrivata, così mi affrettai a raggiungere l'unico posto vuoto che era rimasto al laboratorio. Si trovava vicino alle finestre, perfetto, almeno avrei potuto vagare con i miei pensieri sul paessaggio se la lezione fosse stata noiosa.

"Buongiorno ragazzi!" Ci salutò, mentre entrava in classe, facendo sentire il forte rumore dei suoi tacchi che riproduceva mentre camminava sul pavimento. "Allora, per quest'oggi vorrei farci vedere un documentario, quindi se qualcuno potesse chiudere gentilmente le tapparelle" aggiunse. Così un nostro compagno, alto e abbastanza magro -Patrick, se non sbaglio - si alzò dal proprio posto e andò ad abbassare le taparelle, mentre la prof era intenta ad accendere il televisore. Mi chiedevo se quella cassa vecchia fosse ancora in grado di produrre qualcosa.

Riepilogando la lezione, direi che non ho capito nulla, per il semplice fatto che avevo dormito per tutta l'ora. Mi ricordavo che la prof fece partire il filmato, io che appoggiavo la testa sulle braccia e poi nulla.

"Vorrei una relazione di quello che avete visto oggi, per la prossima lezione" comunicò. "Buona giornata ragazzi" conclude per poi andarsene.

Fantastico. Davvero fanstastico. Cosa avrei dovuto scrivere io? Cameron Dallas era mai miei sogni perversi durante il documentario. Un due sarebbe arrivato di sicuro! Uno per la partecipazione e l'altro per il nome e cognome.

Sbuffai mentre mi passavo le mani sui capelli, e così al suono delle campanella , mi affrettai a raggiungere la palestra. Quella mattina avrei sostenuto gli esami di altletica, e non mi preoccupavo più di tanto, mi piaceva correre, speravo solo di non cadere, nell'ultimo periodo la mia faccia shippava troppe volte il pavimento.

Cambiai i vestiti, indossando quindi dei leggins neri ed una maglietta della Royals di Basket rossa e bianca, le Jordan nere , per poi legarmi i capelli in una coda alta.

Raggiunsi le mie compagne in palestra, e dopo una breve ramanzina da parte del coach - dato che i ragazzi avevano sporcato i bagni - iniziammo a correre per la metà del campo, dato che l'altra metà era occupata da un altra classe. Non riuscivo a distinguere i loro volti da lontano, dato che la sottoscritta era abbastanza Miope. Ma poco mi importava, sicuramente non c'era nessuno di interessante. Nessuno che avrei dovuto incontrare.

Almeno speravo..

"Signorina Williams, prego, si prepari . Ora tocca a lei, miraccomando faccia del suo meglio" mi incoraggiò. Dopotutto era sempre stato un bravo prof , nonostante fosse severo. Infondo tutto i professori lo erano.

"Si" risposi, per poi andarmi a posizionare al centro della pista di altletica. Ricevendo da parte delle mie compagne un 'buonafortuna', ed era tutto quello che mi serviva.

Poi ci tutta una cosa a rallentatore: io che correvo, la mia mente che pensava a fare un buon tempo, la mia vista che metteva a fuoco qualcuno infondo alla palestra, non riuscivo a distinguere chi fosse. E poi non lo so, ero a terra, voci che urlavano soccorso e poi una che si distingueva da tutti.

"Non preoccupatevi, l'accompagno io in infermeria."


Continua ..





Schiava Di Un MiliardarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora