Cap. 10

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«Tikki, che cos'ho fatto?» domandò Marinette, camminando avanti e indietro nella sua stanza. «Adrien mi stava per baciare!»
«Ho visto, e allora?» rispose, godendo di quando la sua custode iniziava a farsi le sue solite paranoie; trovava gli umani parecchio fantasiosi e interessanti riguardo questo argomento.
«Come "e allora"?! Ho passato un intero anno scolastico sperando che questa cosa potesse succedere ed io lo fermo e gli dico che sarebbe meglio se tornassimo normali amici! Oh Tikki, sono una stupida!» mugugnò cadendo sulla chaise-longue con un leggero tonfo.
«Marinette, se l'hai fermato ci sarà un motivo, pensaci bene e vedrai che la risposta la troverai da sola.»

La ragazza sapeva perché l'aveva fatto: mentre Adrien la stava per baciare, non aveva visto lui, aveva visto il suo partner. Ma alla sola idea che tra le sue braccia c'era il suo compagno di classe e non Chat la faceva sentire una doppio giochista.

Aveva accettato i suoi sentimenti per l'eroe parigino, un po' con riluttanza all'inizio, poiché non sapeva che effetti potesse avere durante la lotta contro gli akuma, ma alla fine si era arresa, proprio come era successo con Adrien ad inizio anno.

Certo, Adrien le faceva ancora battere il cuore –una cotta durata diversi mesi è difficile da scordare–, ma Chat le faceva lo stesso effetto, se non due volte maggiore da circa tre settimane.

La ragazza non riusciva a capire come fosse finita in quella disastrosa situazione; il suo cuore era diviso in due: da una parte Adrien, il suo compagno di classe che, negli ultimi giorni, aveva tentato di baciarla due volte, e dall'altra Chat Noir, il felino con cui lotta contro il male quando era Ladybug e che godeva delle sue visite serali quand'era Marinette, flirtando con entrambe le sue due personalità e con cui piaceva passare maggior parte del suo tempo.

"Sono incasinata!" pensò con un sospiro. "Perché? Perché devono succedere tutte a me?"

La frustrazione era soffocante e i pensieri erano confusi, così, la ragazza, ordinò al suo kwami di trasformarla, per poi lanciare il suo yo-yo e saltare tra i tetti di Parigi.






Ladybug era seduta sul bordo del campanile destro di Notre Dame, con le gambe a penzoloni, sospirando mentre una leggera brezza le scompigliava i capelli, rinfrescandole corpo e mente.

«Non pensavo di trovare anche te qua, Buginette
La ragazza si voltò, sorpresa. «Il sentimento è reciproco, Gattino.» sorrise, picchiettando in parte a lei, facendogli cenno di sedersi.

Il felino accettò, sedendosi accanto alla ragazza, per poi guardare il sole che tramontava, abbracciando Parigi con il colore arancio dei suoi ultimi raggi e con le ombre delle case e dei monumenti che si allungavano, rendendo la città ancora più bella e misteriosa.

«Come mai sei qui?» domandò Ladybug, rompendo il silenzio che era venuto a crearsi.
«Volevo fare un giro per schiarirmi le idee.» sospirò, malinconico. «Sai, i soliti problemi da adolescente.»
L'eroina si voltò verso di lui, incrociando le gambe. «Narrami i tuoi dilemmi e le tue preoccupazioni, giovanotto.»
Il biondo ridacchiò, tornando a fissare verso l'orizzonte e iniziando a raccontare: «Sono innamorato di una ragazza.» sospirò.
Alla ragazza mancò un battito. «Ma?» lo incalzò, sapendo che la frase non era terminata.
«Ma non credo che i miei sentimenti siano ricambiati.»
«E tu come fai a dirlo?» chiese incuriosita.
«Beh... Quando parlo assieme a lei, quando non sono Chat, fa fatica a rispondermi o, addirittura, a rivolgermi la parola; ma quando indosso la maschera è tutt'altra persona. Ovviamente non sa chi sono.» spiegò con amarezza. «Sembra che non accetti una parte di me.»
«Cosa avresti fatto di così grave nei panni del "ragazzo normale" per farti pensare questo?»
«Diciamo solo che le ho fatto un favore, ma alla fine non si è rivelato molto utile...»
«E invece quando sei Chat?»
«È tutt'altra persona, come se mostrasse la sua vera "lei": risponde alle mie battute e alle mie provocazioni, è più a suo agio, parla più volentieri. Inoltre, mi piace quando ride, mi fa sentire apprezzato e mi scalda il cuore.» spiegò con un sorriso malinconico. «È da poco che ho capito ciò che provo per lei e la sola idea di dirglielo mi terrorizza...»

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