Cap. 8

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Erano le due del pomeriggio passate.

La sera precedente Marinette e Adrien si erano messi d'accordo per le due in punto a casa della corvina, ma il ragazzo non era ancora arrivato e l'amica iniziò a dare di matto per la preoccupazione.

Iniziò ad agitarsi, pensando che si fosse dimenticato del loro incontro o che, addirittura, le avesse dato il due di picche; camminava avanti e indietro attraverso la sua stanza, fissando il cellulare sulla chat del biondo quasi in maniera morbosa, tenendo d'occhio l'ultimo accesso: 10:47.

"È da tre ore e ventisei minuti che non accede a Whatsapp!" pensò, uscendo e rientrando sul suo profilo per vedere se qualcosa fosse cambiato, ma nulla. «E se gli fosse accaduto qualcosa? E se mentre veniva qui l'hanno rapito? E se è stato akumatizzato? E se un alieno lo ha colpito con un raggio laser che lo ha teletrasportato sul suo pianeta per fare strani esperimenti sul suo bellissimo corpo? Non posso sopportarlo!»

Tutto ciò che le veniva in mente era terribile e continuò a camminare per la sua camera, ignorando lo sguardo divertito di Tikki.

Ciò che la distolse dai suoi macabri pensieri fu il campanello e la voce di sua madre che la chiamava dal salotto.

La ragazza corse al piano di sotto, inciampando sui suoi stessi piedi e iniziando a fare i gradini due a due per non cadere; per fortuna a fermarla furono le braccia di un ragazzo che, appena alzò lo sguardo, si accorse essere Adrien.

Era arrivato!

«Appena in tempo.» esclamò il biondo, aiutandola ad alzarsi e tenendole la mano sulla spalla. «Scusa il ritardo, ma c'era traffico e stamattina mi sono dimenticato di mettere in carica il cellulare, quindi è scarico e non ho potuto avvisarti. Tutto bene?» domandò notando quanto fosse rossa.
«S-Sì, tu-tutto bene.» rispose, per poi ringraziarlo per averla presa.
«Sono felice di rivederti, Adrien.» sorrise dolcemente Sabine. «Dove andate stavolta tu e Marinette?» chiese con un pizzico di curiosità.
«Oggi dobbiamo continuare la ricerca per la scuola.» rispose lui. «Ma se sua figlia vuole, possiamo andare anche a fare una passeggiata al parco.» ammiccò, facendo arrossire la diretta interessata e ridacchiare la madre.
«Marinette, vado a prendere dei dolci per fare merenda, intanto tu e il tuo ragazzo potete iniziare a studiare.» disse la donna, scendendo al piano terra verso la pasticceria, ignorando le urla della figlia che dicevano che conosceva già la situazione.

I due ragazzi salirono in camera della corvina, chiudendo la botola che dava sull'appartamento.

Adrien conosceva quella stanza come il palmo della sua mano; l'aveva vista ormai tante volte e sapeva dove si trovava ogni oggetto, ma, naturalmente, questo la sua amica non lo sapeva. Gli venne quasi da ridere al solo pensiero.

«Io avevo in mente un modo per esporre la ricerca.» iniziò Marinette, facendo sedere l'amico su una sedia accanto a lei. «Ho ideato dei costumi a seconda di cosa esporremo: la vita di Hugo, "Notre Dame" e "L'uomo e la donna". Per la vita di Hugo, che esporrai tu, potresti indossare questo; –disse porgendogli il primo foglio, che aveva già visto la mattina in forma di Chat Noir.– per "Notre Dame", che esporrò io, indosseremo questi; –gli porse i due fogli con il costume da gitana e da giullare– infine, c'è "L'uomo e la donna", che esporremo insieme, e che dovremmo imparare a memoria, indosseremo questi abiti bianchi.» concluse facendogli vedere gli ultimi fogli.

Il biondo guardò i lavori, mentre associava i costumi alle parti a cui sarebbero serviti. «Devo proprio dirtelo Marinette: sei geniale. I costumi sono incredibili e combinati a ciò che esporremo prenderemo sicuramente il massimo!» esclamò entusiasta, facendo arrossire la ragazza. «Posso chiederti una cosa? Posso fare il buffone di turno mentre esponi "Notte Dame"?» domandò con un luccichio d'eccitazione negli occhi.
«Come mai?» ridacchiò allo sguardo e alle richiesta del ragazzo.
«Solo per sdrammatizzare la situazione.» rispose facendo spallucce. «Non c'è un motivo valido.»
«Beh... Anche se sarebbe una tragedia, in cui muoiono quasi tutti... –il modello la guardò, implorandola con lo sguardo.– Non so resistere agli occhi da cucciolo... Ok, puoi fare il "buffone di turno".» sospirò in risposta, facendo esultare l'altro.

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