Capitolo 3

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La festa sarebbe cominciata alle 22:15PM, l'orario di fine turno della maggior parte dei dipendenti.

Approfittandone del tempo che mi era rimasto, poggiai il cellulare sul letto e mi diressi verso la vetrata. New York sembrava tutta un'altra storia vista da li, il piano era alto e la vista mozzafiato.

-Vorrei che vedessi tutto questo anche tu papà- dissi per poi sospirare pesantemente con le spalle

-Ti sarebbe piaciuto avere una vista simile.- aggiunsi poi.

Mio padre morì quando io avevo solo tre anni, in guerra, in Iraq. Faceva parte delle squadre speciali dell'esercito americano, i Seal (Sea Air Land Military) e questo lo portò prematuramente alla morte.

Lui avrebbe adorato una vista simile, amava l'idea di volare, e quando ne parlava sembrava come illuminarsi di luce e felicità propria.

Non appena si fece l'ora per scendere di sotto, la mia mente sembrò come bloccare tutti i pensieri, chiudendo la porta di quella stanza e prendendo l'ascensore.

Guardai l'orario sul cellulare subito dopo aver premuto il tasto 1, per poter scendere sotto.

-22:35?! Dio sono in un ritardo assurdo!- Dissi nervosamente a me stessa, mentre l'ascensore scendeva.

Non c'era mai una volta che arrivassi puntuale, pensavo che almeno nelle faccende di lavoro sarei riuscita ad avere la testa meno tra le nuvole, ma mi sbagliavo.

l'ascensore si aprì e il piano era già popolato da molta gente che ballava. Il DJ stava su un piccolo spiazzale rialzato in un angolo della pista, mentre tutti gli altri ballavano e si rifocillavano al bar.

Tentai di farmi spazio tra la gente per incontrare qualche collega, ne conoscevo pochi ma in genere avrei saputo riconoscere i volti di tutti, ma non ne vidi neanche uno. Riconobbi solo l'antipatica Receptionist del primo piano, stare all'ingresso come un bodiguard.. mi stava proprio antipatica quella.

-Mamma mia quel corso di Psicologia del corpo umano è servito allora!-

Sentii questa voce maschile alle mie spalle, indubbiamente quella del Signor Stark, così mi voltai subito.

-Psicologia, Signor Stark?-

-Vede la Psicologia dice che il rosso è un colore erotico, provocante, molto ARG-

sollevai un sopracciglio osservandolo, per via della sua frase.

-E' solo un colore Signor Stark-

-Ei! E' la psicologia a dirlo! Mica io!- rispose per poi prendere un bicchiere di shampagne da uno dei camerieri che giravano tra la folla. Ne bevve un sorso e poi, inghiottendo e sollevando il bicchiere mi guardò

-Si goda il suo nuovo.. psicologico vestito Signorina Preasley- aggiunse scrutandomi per poi andarsene

Lo guardai in modo strano. Era inevitabile che lo facessi. Che problemi psicologici aveva? mi chiedevo spesso, ancora non mi ero data una risposta concreta.

Giravo tra la folla per controllare che nessuno rompesse niente o che nessuno si facesse male e almeno in quel momento, tutto tranquillo.

Non arrivai nemmeno a focalizzare la possibile idea di rilassarmi che un tizio totalmente ubriaco lanciò un vaso contro una finestra, rompendola.

-EI!!- urlai io che stavo li vicino

-Ma le sembra normale un comportamento simile?!- Domandai indicando la finestra

-Bambolina questa non è casa tua, fatti quattro passi.- rispose, in tono arrogante e, ovviamente, ubriaco

-Si sposti lei! Ora mi toccherà ripulire tutto- dissi poggiando una mano sul fianco

-Vedi di non rompere le palle okay?- rispose lui scorbuticamente buttandomi giù, tra i vetri rotti.

Stark stava tranquillamente parlando con un tipo vestito addirittura più elegante di lui, ma accorgendosi della scesa si avvicinò.

-Eieiei che succede qui?- domandò posando prima lo sguardo su di me, poi sul tipo accanto

-E' stato lei a rompere il mio vetro?- domandò mentre teneva tra le mani quella specie di tablet, che muoveva come fosse niente tra le mani. Sullo schermo comparì una macchina, poi lui sollevò nuovamente lo sguardo sul tizio

-Si amico, ho alzato un po troppo il gomito non so se intendo- rispose ridendo

-Apprezzo la sincerità Signor Rooman- disse premendo sullo schermo del dispositivo

Non appena lo fece il vetro del finestrino di un'auto parcheggiata quasi li davanti si ruppe in mille pezzi, un caso?

-Adesso prenda le chiavi della sua auto, e ci salga per favore. Oh a circa una dozzina di chilometri da qui c'è un bravissimo meccanico vada lì, le ho già fatto la scheda cliente abituale col nome Scemo Scemo.- disse con una serietà assoluta sul volto, non sorrise nemmeno

l'uomo ormai umiliato davanti a tutta la sala, se ne andò scorbuticamente.

-Sta bene?- mi domandò serio

-Si, ma la prego la prossima volta le selezioni le persone prima di dare una fes...-

-No lei non sta bene ha un taglio sul braccio- disse indicando la ferita, interropendo le mie parole

-Signor Stark è solo un taglietto..-

-Va medicato, Jarvis, porta la Signorina Preasley nella camera di fianco e assicurati che quel taglio svanisca.- Rispose, quasi come se stesse parlando con la ferita e non con me. Non mi considerava, considerava solo l'accaduto.

-Certo Signore- rispose una voce leggermente metallica, mentre venivo accompagnata da uno di quegli strani robot nella camera 6 al piano di sotto.

Project  A.R.C ||Tony Stark||Where stories live. Discover now