Capitolo 39

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Piccola nota:
Salve wattpadiani!
Oggi è mercoledì e questo equivale a un mio nuovo aggiornamento! Spero che vi piaccia e... beh, che ne dite di sentire "If I'm James Dean You're Audrey Hepburn" degli Sleeping With Sirens? La voce di Kellin è davvero pazzesca e penso che la melodia dolce della canzone completi perfettamente la dolcezza di questo capitolo.
Spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura!

Guardo Alex che sorride, probabilmente divertito dall'espressione che ho fatto non appena ha risposto alla mia seconda domanda.
Avvampo e mi affretto a ricompormi, sbattendo velocememte le palpebre per evitare di spalancare di nuovo gli occhi, e serrando le labbra, che continuano però a schiudersi in un enorme sorriso.
"Cosa c'è?" chiede, la voce scossa leggermente da una risata, limpida e cristallina come la luce della luna sopra di noi.
Arriccio le labbra, gonfiando lentamente il petto per poi espirare. È una sensazione così strana, sapere che bene o male ha passato anche lui tutto questo. Insomma, è rassicurante vedere che nonostante tutto sia riuscito ad andare avanti, vedere che nonostante questi immensi... problemi? Si, problemi: direi che è un termine che calza abbastanza viste le complicazioni che, da quando ho saputo di questo mio dono, sono subito entrate a far parte della mia vita. Ma nonostante questo lui è riuscito a condurre una vita normale. Più o meno.
"Nulla" rispondo quindi, scuotendo la testa e avvertendo l'insistenza del suo sguardo curioso su di me.
Lui storce leggermente le labbra mentre alza le sopracciglia, quindi inclina lievemente la testa verso la spalla destra.
Improvvisamente le mie guance si coloriscono di rosso.
"Sono solo felice. Capire che ci sei passato anche tu... beh, è confortante in un certo senso. All'inizio temevo quasi fossi impazzito, poi, andando avanti, ho capito che forse quella matta ero io" rispondo, ridendo leggermente. Mi sono accorta solo adesso di quanto sia vero quello che ho appena detto. A volte, per accorgerci della realtà che ci circonda, dobbiamo solo parlare ad alta voce.
"Matta? Tu? Perché?" domanda Alex, intrecciando le sue dita alle mie e svoltando leggermente a sinistra, seguendo le curve della strada, ormai più pianeggiante. Dire che è un sollievo non dover più affrontare quella terribile salita è decisamente riduttivo: non ne potevo davvero più!
"Non è difficile da capire. Semplicememte, ho deciso di fidarmi di te senza chiedere molto. È pazzia, no?" sussurro e mi stringo melle spalle, come se queste parole fossero difficili da pronunciare senza provare imbarazzo o aumentando il volume della voce.
Alex rimane per quanche secondo in silenzio, guardando la strada davanti a lui e poi il cielo, blu e immenso, che copre ogni cosa sopra di noi.
D'un tratto si gira e fissa il suo sguardo nel mio. Occhi così grandi e caldi, in grado di sciogliere anche la più grande barriera creata dallo sguardo, attraversano i miei, azzurri e freddi come il marmo.
"Hai ragione - dice allora - In effetti questa tua scelta ha qualche traccia di pazzia"
Socchiudo gli occhi mentre sgliolgo le mie dita dalle sue e lo attiro a me con un abbraccio.
Il buio attorno a noi sembra essersi fermato completamente, come i rumori della notte, solo per metterci al centro di tutto in questo momento. Anche la luna, con i suoi raggi riflessi, pare aver deviato la sua luce verso di noi.
"Sai - dico ad Alex, alzando leggermente il mio sguardo verso l'alto in modo da incontrare il suo - Se non stessimo scappando sarebbe tutto fantastico"

Parole attraversateWhere stories live. Discover now