Capitolo 54

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'Sera -o giorno, dipende da quando state leggendo questo aggiornamento- wattpadders!
Com'è? Come al solito, spero bene. Dei, credo dovrei cambiare domanda, a questo punto...
Oggi, anche se un po' in ritardo rispetto alla data che mi ero prefissata -quando mai riuscirò a rispettare una scadenza?- sono tornata con il nuovo aggiornamento. Vi consiglio di sentire "Not Good Enough" degli Apocalyptica, non tanto per il capitolo quanto per la bellezza della canzone stessa.
Buona lettura!

Seguo Juliet in quel labirinto di stanze che, sono sicura, non riuscirò mai a vedere in tutta la sua estensione: ogni corridoio, ogni salone, ogni camera... Tutto quanto sembra appartenere non solo ad un'epoca, ma a un luogo diverso.
Mi soffermo a notare la camminata morbida e cadenzata della ragazza di fronte a me: sembra uscita da un dipinto, da tanta grazia emana.
"Eccoci" dice, fermandosi all'improvviso, riportandomi bruscamente alla realtà. Possibile che non riesca a fare quattro passi senza perdermi nei miei pensieri?
Scuoto la testa e sorrido, come per scacciare via quelle ultime parole, quindi guardo di fronte a me.
Dietro di lei si staglia un'enorme vetrata attraverso la quale si vede un immenso spazio verde, abbigliato solo di un tavolino bianco ed alcune sedie del medesimo colore: sembra uno di quei giardini che ti compaiono nella mente quando pensi ai centri ricreativi per anziani. O a vecchie case in disuso, dimenticate dal mondo proprio come chi, un tempo, doveva averci vissuto.
Punti di vista.
La ragazza di fronte a me alza le sopracciglia, continuando a stringere il grosso volume al petto, quindi, dando una spallata alla porta, dice: "Non è proprio il massimo, esteticamente -ferma con una mano il vetro che trema pericolosamente, appoggiando i piedi sul prato morbido e lasciandosi cadere pesantemente su una delle sedie, che scricchiola come per implorare pietà- Ma almeno è un posto tranquillo"
Avvicina a sé un altro di quegli ammassi di ferro cigolanti, quindi ci batte una mano sopra.
"Siediti" esclama, sorridendo.
Ricambio il sorriso, posando i piedi sull'erba ed avvicinandomi a lei: sembra così rilassata, adesso. Pare quasi che sia sotto l'effetto di una qualche droga.
"Questo posto mi calma, sai?" dice all'improvviso, come se mi avesse letto nel pensiero: che abbia, in un qualche modo, lo stesso potere di Meredith?
"E secondo te sareste qui, adesso, se anche lei avesse il mio potere? Andiamo: Juliet non è in grado di fare questo genere di cose!" Trasalisco, sentendola parlare all'improvviso: è ancora qui?
"Credevo te ne fossi andata!" Penso io, cercando di rimanere il più naturale possibile. E, fidatevi, non è semplice quando qualcuno che non riuscite a vedere inizia a parlare all'improvviso.
Scruto per un attimo il viso della ragazza seduta di fronte a me: sembra non si sia accorta di nulla, persa com'è in questa sua calma.
"No, non me ne sono andata e... -si ferma un attimo, come se stesse prendendo il respiro- Non credo se ne sia accorta, no: anzi, dubito quasi che si ricordi di essere in compagnia"
Storco un attimo il naso con aria interrogativa, prima di tornare a guardare Juliet ed afferrare il senso delle parole di Meredith: non sembra più solo pervasa da un immenso senso di pace, piuttosto... chissà se è ancora qui, con la testa. Credo di no: sta guardando il nulla da troppo tempo.
"Faresti meglio a richiamarla qui" dice dolcemente Meredith.
Lancio un altro sguardo alla ragazza: sembra così felice...
"Lo so Clare. Lo so, ma a volte si è costretti a fare cose che non vorremmo nemmeno pensare"
"E questa è una di quelle?" domando, focalizzando il mio sguardo sulla mano della bionda che, delicatamente, accarezza e arriccia i fili d'erba fra le dita.
"Beh, Clare, tu che ne dici?"

Parole attraversateWhere stories live. Discover now