Capitolo 13

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Gratto il legno pitturato della panchina con le unghie della mano destra, rovinando il colore già scrostato, mentre con la sinistra stringo il diario di Alex.

Cosa posso dirgli? Lo so che è stupido pensarci solo ora, ma mi rendo conto che spiegargli quello che mi è successo potrebbe non essere del tutto semplice. Insomma, neanche io che ho visto il disegno imprimersi sulla mia mano riesco a capacitarmi di come possa essere accaduto. Come farò a spiegarlo a lui che non ha visto nulla?

Cambio posizione, accavallando le gambe, facendo tintinnare le catene attaccate agli anfibi e smettendo di torturare il legno della panchina.

Mi metto le cuffiette nelle orecchie e aspetto con gli occhi chiusi, seguendo le parole della canzone The Only Hope For Me Is You dei My Chemical Romance.

If there's a place that I could be, then I'd be another memory

Can I be the only hope for you? Beacuse you are the only hope for me

And if we can find where we belong, we'll have to make it on our own

Face all the pain and take it on because the only hope for me is you

In questo momento riesco a scollegarmi dal mondo e dimenticarmi di tutto, di ogni pensiero e persino del motivo che mi ha fatta venire qui. Sospiro, felice e rilassata. Quanto è bella la musica? Sento i muscoli rilassarsi e le labbra formare un sorriso, ormai quasi inesistente in ogni mia espressione.

"Sei ancora più bella del solito quando sorridi, lo sai?" sento dire. Apro gli occhi e mi trovo davanti Alex, che cammina piano nella mia direzione.

"Allora? Che volevi dirmi?" chiede poi, sedendosi vicino a me.

"Due cose - dico, spostandomi un po' per guardarlo negli occhi - E una delle due me l'hai fatta venire in mente tu adesso"

"Devo preoccuparmi?" ridacchia leggermente mentre lo dice, ma si sente che è una risata forzata e nervosa, quasi imposta dalla situazione.

"No, non più del solito" rispondo, anche se non ne sono per nulla sicura, quindi appoggio per un attimo la testa sulla sua spalla.

"Allora vai, spara" dice, scuotendo la testa e sorridendo.

"Prima la buona o la cattiva?" chiedo, più che altro per prenderlo in giro, ma subito dopo mi rendo conto che non è stata una buona idea, vista l'ansia che è nuovamente comparsa sul suo volto.

"Hai detto che non dovevo preoccuparmi e poi c'è una cattiva notizia?" dice, cercando di sorridere.

"Non ho detto di non preoccuparti - dico, ridendo - Ho detto che non devi preoccuparti più del solito"




Parole attraversateWhere stories live. Discover now