45 ~ Apri quella porta

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I miei piedi sembrano incollati al pavimento, la mia voce è bloccata in gola, sento uno spiraglio di vento infilarsi nel mio vestitino leggero. E adesso?

Odo un tonfo dietro la porta. Forse Mitchell gli ha tirato un pugno ma non mi sembra il tipo.

Devo parlargli, devo trovare il modo di farmi ascoltare da lui. Ma come faccio?

"Apri Mitchell" dico con voce ferma.

Sento una voce provenire da dietro la porta; è ancora là, non si è allontanato da me.

"Kayla, vai via"

"Me ne andrò via quando mi avrai ascoltato. Ho attraversato l'America per te: non ti permetterò di sbattermi la porta in faccia"

Mi passo una mano fra i capelli e mi siedo davanti alla porta di casa sua. Non andrò via.

"Ti prego, vattene. Non rendere tutto più difficile"

La sua voce è implorante, così triste da farmi vacillare. Non voglio che soffra, se non vuole più vedermi va bene. Ma deve sapere a cosa andrà incontro nei prossimi mesi, deve essere pronto ad affrontare una guerra. E non sarò io il suo avversario.

"Se vuoi che me ne vada, dovrai uscire da quella porta e prendermi a calci fino all'aeroporto".

Le parole escono dalla mia bocca prima ancora che riesca a pensarle, non sto più ragionando. Adesso devo solo vederlo. Ancora.

"Se vuoi parlarmi, puoi farlo da là fuori" ribatte lui.

Sbuffo "Mi vuoi davvero lasciare qui fuori? Un tempo eri un gentiluomo".

Nessuna risposta. Okay, se non vuole farmi entrare lui; entrerò da sola. È in casa quindi presumibilmente la porta di servizio sarà rimasta aperta. Non mi farò fermare da lui.

Abbandono la valigia, mi alzo in piedi e faccio un giro veloce della sua villetta. Devo ammettere che è un posto davvero carino.

Appena trovo la porta di servizio, la apro prima di fare in tempo ad avere ripensamenti. Ed entro.

La cucina è un'adorabile unione tra il moderno e il vintage, mi piace molto. Per un momento mi sfiora l'idea che non sono mai stata a casa di Mitchell a New York. Chissà perché...

Lui deve aver sentito la porta aprirsi perché pochi secondi dopo si precipita in cucina e mi rivolge un'occhiata perplessa "la porta di servizio... Come ho fatto a non pensarci?"

"Non lo so"

I suoi occhi sono tristi, così tristi da rendere tutto più difficile.

"So che non vuoi parlare con me e so che non ho alcun diritto di obbligarti a farlo; però devi ascoltarmi. Perché non riguarda più solo noi due"

Lui rimane in silenzio. I suoi occhi nei miei. I miei occhi nei suoi.

"Un paio di mesi fa, ho comprato delle... Cose. E le ho comprate da un uomo che gestisce un circolo di spaccio piuttosto esteso. Lo conosco da diversi anni e il mio migliore amico lavorava per lui. Sto parlando di Geremia Roxebut. Gli dovevo 30.000$ e non ho saldato il debito in tempo, così Geremia mi ha concesso un altro mese a patto che la cifra salisse a 40.000$. Ho accettato. Poi ho chiamato Owen e ho ottenuto il lavoro come escort. Pensavo di riuscire a racimolare abbastanza soldi da poter saldare il debito in tempo. Poi però ho incontrato te. E mi sono distratta. Ho perso di vista il mio obiettivo e quando è arrivato il giorno del saldo non ero pronta. Geremia mi avrebbe ucciso se non fossi arrivato tu e se Quentin non avesse deciso di sparare".

Mitchell ascolta tutto in silenzio, non proferisce parola. Non capisco se le cose che gli sto dicendo gli interessino oppure no.

"Comunque sono finita in ospedale e ho capito che avevo combinato un casino. Avevo messo in pericolo tutte le persone che mi stavano accanto. Geremia era troppo potente e mi aveva spaventato. Abbiamo costruito una bugia per coprire la verità, perché se fosse saltata fuori saremmo stati rovinati. Saremmo stati sterminati tutti. Ma le cose non sono andate come previsto; Quentin è finito in carcere e se non cambiamo qualcosa, morirà. Tu te ne sei andato e io ho capito che non potevo più tenere la bocca chiusa, che dovevo parlare. Ho passato la mia vita a tenere la bocca chiusa, Mitchell. Ho tenuto la bocca chiusa quando i miei amici si drogavano, quando mia madre ha perso la testa, quando mio padre mi ha abbandonato. La mia migliore amica è morta per mano di Geremia, sua figlia è mia nipote. E non voglio che cresca come sono cresciuta io. Magari non riuscirò a far sbattere Geremia dietro le sbarre, ma farò tutto quello che è in mio potere affinché accada".

Quando finisco di parlare, mi sembra di essermi liberata da un peso. Mi sento sollevata. Mitchell fa qualche passo verso di me, i nostri corpi sono a pochi metri di distanza.

"Kay... Non sapevo che stessi passando tutto questo. Non immaginavo niente del genere. Io ho sempre cercato di aiutarti, ma non vedevo l'origine del problema"

Adesso la sua voce è dolce. Gli faccio pena. E ha ragione, come potrebbe essere diversamente? La mia vita è rotta in così tanti punti da sembrare una fetta di groviera.

"Non importa, adesso ho deciso di parlare e tu entrerai a far parte di questa cosa. Perché eri lì, quel giorno. Eri venuto per me"

Mitchell sorride malinconicamente "già. Avevamo passato un brutto momento e volevo risolvere le cose tra di noi"

In quell'istante lo abbraccio, non posso perderlo. Non voglio. Lui è l'unico che si preoccupa per me, è l'unico a cui importa veramente qualcosa.

Affondo la testa nel suo petto e inspiro il suo odore "Non volevo andare a letto con Derek, lui mi ha obbligato. Ho registrato tutto per ricattarlo, così non avrei più fatto sesso con lui. Poi però sono successe tutte quelle cose e io volevo che tu ne rimanessi estraneo. Volevo proteggerti in qualche modo. E l'unica cosa che ti avrebbe tenuto lontano era farmi odiare"

Mitchell mi stringe contro di sé con un braccio, con una mano mi scosta i capelli dal viso "Tranquilla, Kay. Non importa. Adesso sei con me, affronteremo tutto assieme"

Mi ha chiamato Kay? Mi ha perdonato?

"Grazie, Mit"

Sento il suo sorriso contro la superficie del mio collo "non ti ho perdonato. So che lo hai pensato ma non ti ho perdonato. Lo farò. Ho solo bisogno di un po' di tempo"

Annuisco e gli accarezzo i capelli chiari, sono diventati un po' più lunghi dall'ultima volta, la barba è di almeno tre giorni e mi sembra che abbia smesso di depilarsi il petto, ma è difficile da dire visto lo spessore della camicia a quadri. Mitchell è diventato una specie di cowboy del Nebraska.

"E adesso?" Chiedo con voce tremante.

"Adesso faccio le valigie, prendo due voli per New York e torniamo a casa. C'è un tribunale in cui testimoniare che ci aspetta.

Un sorriso spontaneo sfiora il mio volto. Ce l'ho fatta, Mitchell tornerà da me. Non importa quanto tempo ci vorrà. Tornerà da me.

Spazio autrice
Kayla ha scelto di affrontare Geremia. Ha deciso di cambiare le carte in tavola nella sua vita e forse, con tutte le persone che ha accanto, potrebbe addirittura riuscirci. Voi intanto cosa pensate della storia fino a questo punto? Per favore scrivetemi cosa ne pensate

Affari di Cuore | #1 Serie "Cuore"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora