33 ~ Stammi lontano

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Indosso un paio di leggins e una maglietta di Elwin e mi accoccolo sul divano. Fra poco arriveranno, lo so. E quando saranno qui dovrò cercare in ogni modo di convincerli a darmi ancora un po' di tempo. Conosco Geremia da diversi anni ormai, questo è il primo pagamento che ritardo.

Elwin, Lorie e la mamma sono andati da Owen per cena. Io ho inventato una scusa ridicola e sono rimasta qua. Sono certa che Geremia verrà; sa dove abito e non sarà un problema venire qui passando inosservato. Nel Bronx ci sono tutte le categorie di uomini: imprenditori falliti, prostitute, cantanti gospel e ballerini di hip hop. È qui che vivono i colori di New York; Manhattan è solo un ritaglio del quadro della città. Mimetizzarsi nel Bronx non serve nemmeno. Nel Bronx c'è di tutto.

Sento due colpi alla porta e mi alzo per andare ad aprire. Forza Kayla, non devi fare altro che essere carismatica e convincente.

Appena apro la porta, mi ritrovo davanti a Geremia, Quentin e un altro ragazzo che non ho mai visto. È così alto e massiccio che potrebbe uccidermi solo tirandomi uno schiaffo.

"Buonasera Kayla" sospira Geremia guardandosi intorno. Trattengo il fiato e mi scosto per farlo entrare.

Quentin mi strizza l'occhio incoraggiante. Normalmente alzerei gli occhi al cielo e gli tirerei un pugno, ma adesso sono paralizzata.

"Allora... Penso sia inutile ribadire perché siamo qua. Lo sai già vero?".

Geremia. La sua voce è roca e ricorda vagamente il motore di un trattore. È un'analogia strana ma è al prima cosa che mi viene in mente ogni volta che fiata.

"Sì".

Geremia mi rivolge un ghigno dei suoi "Tesoro rilassati; andrà tutto bene. Sono qui perché ti voglio bene".

Deglutisco impaurita. Quentin mi indica con gli occhi di reagire.

"Certo, lo so".

"Magnifico, allora tira fuori i 40.000$ che mi devi ed io tornerò a casa mia all'istante. Ho un pasticcio di spinaci che mi aspetta" sospira sbadigliando.

Pasticcio di spinaci? Che schifo. Okay, forse sto focalizzando l'attenzione sulla cosa sbagliata.

Apro il cassetto della credenza dove ho messo tutti i contanti che ho prelevato dal conto. Sono riuscita a farmi anticipare qualcosa da Owen e sono arrivata a poco più di ventimila dollari. La metà.
Infilo tutto in un sacchetto della spesa e glielo porgo.

Geremia osserva disgustato il sacchetto "una valigetta avrebbe fatto comodo".

"Non ho valigette..." commento senza distogliere lo sguardo.

"Troppo poco volume per essere 40.000$. Vuoi costringermi a contarli?" sibila.

"Non serve che tu perda tempo a contarli. Non sono 40.000$, sono poco più di 20.000. Se mi dai ancora una settimana potrò saldare il debito" affermo fingendo di essere convinta di quello che dico. Devo sembrare sicura.

Geremia sbatte le ciglia "Ti ho già dato una seconda possibilità, Kayla".

Scuoto la testa "Uccidendomi non riavrai i tuoi soldi".

Lui sogghigna "Ma avrò dimostrato agli altri che non ci si deve prendere gioco di me. Non ti starai prendendo gioco di me, dolcezza?".

"Non oserei mai" ribatto prontamente.

Un lieve sorriso d'orgoglio attraversa il suo volto "E fai bene, ma resta il fatto che non hai i soldi che mi devi. Non posso aumentare ulteriormente gli interessi, non mi pagheresti mai e non ho voglia di perdere tempo".

"Per favore" mormoro abbassando lo sguardo.

Non voglio morire, sono giovane. Ho ancora un sacco di giorni da vivere.

Geremia fa un cenno con la mano "Quentin, uccidila".

Quentin deglutisce e infila la mano nella tasca posteriore dei jeans. Vuole spararmi? Morirò così? Perlomeno sarà indolore.

Gli occhi di Quentin incontrano i miei. Il suo nero impenetrabile mi scruta. Non muove la mano da dove l'ha lasciata. Nei jeans.

Ho una paura folle; la mia gola è secca e non riesco a proferire parola, non riesco nemmeno a respirare.

"Quentin muoviti, non abbiamo tutto il giorno" urla Geremia voltandosi verso l'uomo alle sue spalle.

Quentin lo osserva tristemente "Non posso, lo sai".

"Perché non puoi?" Sibila lui arrogantemente. Si sta arrabbiando; una vena blu pulsa sulla sua fronte chiara.

Quentin mi rivolge un sorriso "Perché Kayla è una cliente che conosco da troppo tempo; sono affezionato a lei. Non potrei mai farle del male, figuriamoci ucciderla".

Geremia strabuzza gli occhi "Tu fai tutto quello che ti ordino. Non devi neanche pensare di disobbedire".

Quentin ingoia la saliva. È terrorizzato.

"Posso farlo io" si propone il ragazzo al suo fianco. Ma che problemi ha?

Geremia sembra valutare la scelta "Non lo so, Nick, non sono sicuro".

"So essere atroce" continua l'altro.

Quentin mi osserva, io lo osservo. Mima con le labbra "Scappa".

Sta indicando con la pistola la porta. È entrato per ultimo, potrebbe averla lasciata aperta. Però se scappo Geremia prenderà la mia famiglia e non posso permetterlo. Scuoto leggermente la testa non appena Geremia si gira verso Nick. Difficile credere che un essere così mostruoso abbia il nome di un profeta.

Quentin abbassa lo sguardo sconsolato. Se proprio dovessi scegliere, vorrei che mi uccidesse lui; so che farebbe meno male.

"Vorrei che lo facesse Quentin" mugugno con le lacrime agli occhi. Non sono pronta; non sarò mai pronta. Ci sono ancora così tante cose che voglio fare. Vorrei rivedere Mitchell almeno una volta e fare l'amore con lui. O sesso. O qualsiasi cosa voglia.
Vorrei tanto avere un'altra chance, ma questa vita me ne ha già offerte anche fin troppe; e io le ho sempre buttate via.

Geremia mi osserva incuriosito "Beh, dolcezza, oramai ci conosciamo da tanto. Penso di poterti fare questo favore".

So che non gli importa nulla di me, vuole solo mettere Quentin alla prova. Lo supplico con gli occhi di farlo subito.

Lui mi si avvicina lentamente e appoggia la pistola fredda alla mia testa. Un brivido mi corre lungo il corpo. Se avessi ascoltato Elwin non sarebbe mai successo niente; se avessi ascoltato la mamma...

"Mi dispiace, Kayla. Non sai quanto" bisbiglia al mio orecchio.

Aspetto il colpo per uno, due, tre secondi. Nulla. Apro gli occhi e incontro quelli di lui. Non penso che lo farà; e se non lo farà, Geremia lo ucciderà. Sto tremando fino al midollo delle ossa.

Qualcuno bussa alla porta nel momento stesso in cui Geremia si avvicina a Quentin per dire qualcosa.

L'uomo rimane interdetto e fissa prima me, poi la porta.

"Sai come funziona, Kay. Non voglio nessuno in giro quando passo a prendere i soldi".

"Non c'è ne-nessuno" farfuglio deglutendo. Chi cazzo è? Avevo detto ad Owen di tenere tutti a casa. Lo avevo supplicato.

"Nick, vai ad aprire" borbotta Geremia irrigidendosi. Non è da lui abbassare la guardia; forse era certo che avrei avuto i soldi.

L'energumeno si muove verso la porta e la apre. Come immaginavo la chiave non era stata girata.

Nick fa una faccia perplessa e io allungo il collo per vedere chi c'è sulla soglia.

Il mio cuore si ferma quando incontro quei due occhi di ghiaccio di cui ho imparato a distinguere le sfumature.

"Mit..." Sussurro un attimo prima che si scateni il putiferio.

Spazio autrice
Siete pronti? So che pochi di voi potevano immaginare che Mitchell comparisse così all'improvviso. Che dite? Il capitolo ci stava?

Affari di Cuore | #1 Serie "Cuore"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora