Chapter 81

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Aprii gli occhi, ritrovandomi avvolta in un fascio di luce che entrava prepotentemente dal vetro della finestra. 
Alzai il busto dal materasso, guardandomi intorno prima di accorgermi che fossi nella mia stanza... da sola.
Dopo un ulteriore secondo di spaesamento, mi accorsi di essere ancora in solo intimo, ma il mio corpo era avvolto da una coperta, che non avevo mai utilizzato la sera precedente: grazie, Katherin.

Sistemai i capelli, facendoli ricadere dietro le spalle, scendendo con le mani a pettine dal cuoio capelluto, percependo anche la fastidiosa sensazione del trucco ancora sul mio viso. 
Sbuffai, totalmente incredula che Justin mi avesse dato buca, alzandomi dal letto per raggiungere il bagno. Feci pipì prima di posizionarmi davanti allo specchio per lavarmi le mani e struccarmi.
Guardai il mio riflesso: non potevo credere di essermi vestita, truccata e preparata solo per Justin, e che lui non si fosse nemmeno presentato.
Sapevo di non potergliene fare seriamente una colpa, ma a quel punto avrebbe potuto semplicemente dirmi che non avrebbe fatto in tempo ad arrivare, così mi sarei messa il cuore in pace. 
Raccolsi distrattamente i capelli in un messy bun, prima di aprire l'acqua e lavarmi le mani, e successivamente detergere il mio viso al meglio. Dopodiché asciugai mani e faccia e passai un po' di tonico su di essa, imbibendo dapprima un dischetto di cotone ed, infine, spalmando un po' di crema idratante. 
Tornai in stanza dopo essermi slegata i capelli, decidendo che sarei semplicemente scesa a fare colazione e a parlare con Kathe, in modo che mi avesse potuto dare qualche consiglio sul come dover reagire all'accaduto, ma prima entrai nella cabina armadio per indossare un comodo pigiama, composto da un paio di pantaloncini corti di seta color avorio, abbinati ad un top dello stesso materiale e colore con pizzo sull'orlo della scollatura sul decollette. 
Uscii dal guardaroba, tornando vicino al letto per prendere il mio telefono dal comodino e controllare se avessi, per lo meno, ricevuto un messaggio di avviso da Justin della sera prima.

Non appena avvistai il cellulare scorsi al suo fianco anche un bigliettino di carta ripiegato su se stesso. 
Incuriosita dalla cosa, sapendo che non fosse mio e di non avercelo messo io, diedi un'occhiata per primo a quello.

"Sei bellissima anche mentre dormi. Justin" lessi in un sussurro. 
Aggrottai la fronte, non capendo per quale ragione avessi ricevuto quel biglietto. 
Lo strinsi nella mano sinistra, mentre con la destra controllai il cellulare, il quale display era completamente vuoto, prima di uscire dalla stanza e correre velocemente al piano di sotto, scendendo i gradini della scalinata due alla volta. 
"Kathe" dissi semplicemente ad alta voce, ancora prima di arrivare in cucina, sperando che si trovasse lì. 
"Buongiorno" disse girandosi verso di me con il solito sorriso sulle labbra, nello stesso preciso momento in cui entrai.
"Buongiorno" dissi distrattamente, senza concentrarmi troppo nel ricambiare il suo sorriso. "Sai per caso cosa sia questo?" chiesi, alzando davanti al mio viso la mano le quali dita stringevano il bigliettino. Si allontanò dal piano della cucina sul quale si stava preparando la colazione, venendo verso di me ed afferrando il pezzo di carta.
Lesse velocemente a mente il suo contenuto prima di far comparire un sorriso raggiante sulle sue labbra e restituendomi il biglietto. 
"E' stato Justin" disse semplicemente, tornando a ciò che stava facendo. 
"Cosa vorresti dire che è stato Justin? Non è nemmeno venuto qui!" mi lamentai, ancora più confusa che in precedenza. 
Kathe si girò nuovamente verso di me, appoggiando il suo bel fondo schiena al marmo dietro di lei prima di parlare: "No,ti sbagli: ieri sera è venuto qui, dopo il lavoro. Era paurosamente in ritardo, ma gli ho detto di raggiungerti al piano di sopra come mi avevi chiesto" disse semplicemente.
La guardai, intimidandole con uno sguardo di continuare. 

"Non so cosa abbia fatto, ma è stato per un poco nella tua stanza, poi è sceso per chiedermi un foglio ed una penna. Glieli ho dati ed è tornato da te, e dopo un'altra decina di minuti è sceso salutandomi e dicendomi che se ne stava andando. Gli ho chiesto perché se ne stesse andando così relativamente presto e lui mi ha detto semplicemente che ti eri addormentata. Pensavo che lo avessi visto, però, prima. Non avevo capito ti fossi addormentata prima che arrivasse, fino ad ora!" disse, perdendo lo sguardo in un punto indefinito con un sorriso ebete sulle labbra. Io, personalmente, non ci trovavo nulla di divertente. 
"Quel coglione era arrivato fino a qua e non mi ha neppure svegliata!? Sono giorni che non ci vediamo!" esclamai, ancora più adirata di prima. 
Kathe fece spallucce, scuotendo la testa e ridendo alla mia immagine spazientita, per poi tornare alle sue fette biscottate. 
Sbuffai ancora, percependo come se non avessi fatto altro da quando mi fossi svegliata, sbloccando il cellulare ed entrando nella rubrica, in cerca del numero di Justin. 
Non appena lo trovai cliccai immediatamente il tasto di chiamata, portando l'apparecchio all'orecchio e sentendo gli usuali 'bip' che precedettero la sua risposta. 
"Buongiorno piccola" disse con voce rilassata. 'Buongiorno un cazzo, è da lunedì che non è più un buongiorno'. "Perché non mi hai svegliata? Si può sapere per quale fottuto motivo dopo esserti degnato di arrivare qui, finalmente, non mi hai dato neppure la possibilità di salutarti?" lo aggredii, esplodendo di tutto quello che trattenevo dalla sera prima.
"Piccola, io-" "No, non chiamarmi 'piccola'" lo interruppi subito, ammonendolo, camminando freneticamente avanti ed indietro a piedi nudi sul marmo dell'atrio in entrata. "Sei venuto qui, con più di quattro ore di ritardo, e poi te ne sei andato senza nemmeno salutarmi dopo tre giorni che non ci vedevamo" continuai, accorgendomi solo alla fine del discorso di quanto risuonassi ossessionata, appiccicosa, morbosa, petulante e pesante. Ma non importava: ero troppo in collera con me stessa per essermi addormentata prima del suo arrivo e con lui che non si era nemmeno preoccupato di svegliarmi.
"Principessa, mi dispiace" disse calmo, apparentemente mortificato e realmente dispiaciuto per il mortale ritardo che gli avevo sbattutto in faccia, cercando di attirare la mia attenzione. "Hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con me, sono stato un perfetto idiota. Solo, non volevo disturbarti ancora: sono salito e tu stavi dormendo. Era molto tardi ed ho preferito semplicemente lasciarti riposare in pace, ed osservarti. Eri una dea" sussurrò le ultime tre parole, probabilmente pensando che non le avrei sentite. 
"Avresti dovuto svegliarmi" mi lamentai ancora, fingendo di fare la sostenuta: in realtà mi ero già sciolta alla sua dolcezza come fa un cono gelato al sole. 
"Hai ragione, ma ammirarti mi è sembrato egoisticamente meglio" riprese, lasciandomi completamente attonita. 
"Mi sento una stupida: ero così in collera con te, ed ora mi spiace solamente di essermi addormentata come una stupida e non essere riuscita a vederti ed averti aggredito, dopo queste tue paroline dolci" borbottai infantilmente, volendo solamente averlo al mio fianco per poterlo abbracciare. 
"Non devi piccola, hai ragione tu. Ti prego di perdonarmi" replicò, angelicamente. Amavo quel ragazzo!
"Ti perdono solo se tu perdoni me. Quand'è che ci vedremo, ora?" dissi, realmente interessata alla risposta, ma volendo anche uscire dalla situazione imbarazzante ed immatura che si era creata. 
"Non vorrei causarti altri problemi e deluderti ancora, perciò posso dirti con certezza che sarò libero domenica, dato che Scoot vorrà stare un po' Yeal" disse semplicemente. 
"Quindi..?" chiesi con cautela in maniera insicura: era l'unico suo giorno libero dopo una settimana insana, e non volevo obbligarlo a spenderlo con me, quando magari avrebbe preferito passarlo coi ragazzi, o in qualsiasi altro modo per quanto potevo saperne, dato che non ero la sua ragazza.
"Quindi, baby, domenica sarai tutta mia e, vorrei dirti che faremo ciò che vorrai, ma non so se riuscirò a farti uscire di casa" disse con aria maliziosa: potevo avvertire il suo sorriso sghembo direttamente dal telefono. Mi lasciai scappare una risatina da liceale. 
"Non so se tu debba ridere" replicò, tentando di essere semi-serio. "Va bene, papi" dissi semplicemente, usando un tono seducente per l'ultimo nomignolo. 
"Bene! Perciò, ora che mi hai perdonato: che cosa farai oggi?" mi chiese, cambiando argomento e sembrando interessato alla mia risposta. "Nulla, solo Netflix and chill con Kathe, credo? Non abbiamo nulla di che da fare. Invece a me non serve chiederti niente, dato che so che sarai in studio o a lavorare, comunque" dissi, deducendo facilmente la sua risposta. 
"Esatto principessa, ma passerò il tempo a contare i secondi che ci separano. Avrei tanto voluto abbracciarti stanotte, ma eri così beata che non volevo disturbarti" confessò, facendomi sciogliere nuovamente.  "Sei diventato un tenero sentimentale adesso, Bieber?" chiesi, allentando la serietà del suo tono, scherzando. "Forse" rispose, fingendo con noncuranza, "forse potresti essere tu a farmi diventare così.. potrei anche farlo per te, comunque" continuò, con lo stesso tono.
In quel momento più che mai avrei voluto baciarlo e coccolarlo. Anzi, riflettendoci: in quel momento mi accorsi che avrei voluto che fosse stato davvero il mio ragazzo. Mio e solo mio, ufficialmente. 
"Bieber, sei da diabete.. mi piace" continuai, sorridendo. "Bieber dolce solo per te, piccola" continuò. 
"Va beh, comunque, non ho altro da dire: la sfuriata l'ho fatta, ti ho chiesto scusa per aver dato in escandescenza e ti ho detto che mi manchi, perciò il compito della mia telefonata è finito, se non hai altro da aggiungere" ripresi, non volendo davvero attaccare, ma non volendo nemmeno fargli perdere tempo. "In realtà, non mi hai mai detto che ti manco" mi rettificò, focalizzando su quell'unica parte del discorso. Beh, non lo avevo fatto? Ero convinta di averlo pensato almeno un centinaio di volte. "Beh, mi manchi" ripresi a rispondere, leggermente in imbarazzo. "Aww, anche tu sei dolce, Comparin" scherzò, prendendomi in giro. "Io lo sono sempre stata, Justin" risposi, sentendo le gote surriscaldarsi lievemente. "Comunque, se hai finito di burlarti di me, non ho altro da aggiungere" continuai. "Mi manchi anche tu" continuò subito dopo, quella volta serio. 
"Immagino che dovrai aspettare fino a domenica per dimostrarmelo, giusto?" chiesi retoricamente, sapendo già la risposta, ma sperando sotto sotto che ci saremmo rivisti prima. "Sì, domenica" ripose con voce un po' più bassa e calda. "Allora ciao, piccolo. Ci vediamo domenica" sussurrai, non volendo davvero terminare la telefonata. "Ciao principessa, a domenica" replicò. Ci fu qualche secondo di silenzio, dopodiché ripetei un 'ciao' a voce bassissima e presi il coraggio di mettere giù.

"Allora, risolto?" mi chiese Kay, non appena tornai in cucina. "Sì" risposi, con un sorriso spontaneo sulle labbra, completamente al settimo cielo per averlo sentito. 
"Lucy, sei davvero presa male con questo ragazzo" constatò la mia amica, con un genuino sorriso. "Kay, purtroppo sono quasi certa di essermi innamorata di lui" ammisi, ad alta voce. "Non è un 'purtroppo': sono sicuro che anche lui provi sentimenti sinceri per te. Non vedo l'ora che vi mettiate insieme, perché sono sicura che accadrà e tra molto poco!" rispose dolcemente. "Grazie amica, speriamo vada davvero tutto così bene. Comunque, ci vedremo domenica, e questa volta con certezza, e non vedo l'ora!" esclamai. 
"Mi manca da morire, mi sento così stupida" aggiunsi nuovamente. "Sono felice per te. Nel frattempo potresti allietarti guardando le sue foto ed i suoi video su Instragram, Snapchat e Fahlo." mi disse scuotendo ambiguamente ed equivocamente le sopracciglia. "No grazie" risposi scoppiando a ridere.
Dopodiché cominciai a prepararmi la colazione: una buona tazza di latte e cereali ed alcuni Oreo ricoperti di cioccolato bianco di cui ebbi improvvisamente ed insolitamente voglia, prendendo poi posto su uno degli sgabelli attorno al bancone della cucina affianco alla mia migliore amica. 
Quella giornata la passammo mangiando, guardando la tv, mangiando mentre guardavamo la tv e, nel pomeriggio per dare tregua al divano, decidemmo di fare un bagno in piscina per poi prendere un po' di sole e rimpiangere di non essere più in quel paradiso tropicale che erano le Hawaii.
Inoltre, mi fu impossibile non pensare a Justin durante la settimana precedente: era stato davvero premuroso e perfetto, aveva organizzato un sacco di cose mozzafiato e fantastiche e mi aveva ricoperta di attenzioni, esattamente come una regina, esattamente come aveva detto; ma non era quello il vero essenziale, infatti mi accorsi che avrebbe anche potuto non fare nulla di tutto quello, che io mi sarei comunque innamorata di lui come era accaduto, e per me sarebbe comunque stato speciale ed indimenticabile anche senza yatch, macchine di lusso, ristoranti costosi e qualsiasi altra cosa, perché la cosa più fantastica di tutte era averlo al mio fianco, tutto solo per me, e vederlo sorridente e rilassato, come se fosse stato felice quanto me di essere lì, da solo, in mia compagnia. 

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