Chapter 20

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Aprii lentamente gli occhi, ritrovandomi davanti una grande vetrata che mi regalava la vista di un fantastico giardino e di un'incredibile Los Angeles. Il cielo era grigio e coperto ed una pioggia lieve scendeva. Mi sentivo bene in quelle morbide e leggere coperte, che mi avvolgevano dalla vita in giù. Ancora meglio mi faceva sentire quel caldo e possente braccio tatuato che mi avvolgeva, da appena sotto il seno, dalla notte precedente. 
Mi presi un momento per  osservarne ogni singolo tattoo, dato che prima di allora avevo notato soltanto una macchia d'inchiostro che ricopriva quasi ogni anfratto di epidermide. Notai una ragazza disegnata sul polso, una rosa, un cavaliere ed un castello medioevale, la parola "believe" scritta in maiuscolo, un occhio, un'altra rosa, un gufo, una tigre, un'ala e moltissimi altri ancora. Avrei voluto conoscere l'effettivo significato di ognuno di loro.
Allungai pian piano il bracco sinistro verso il comodino, in modo da poter guardare l'ora, prestando attenzione a non svegliare Justin che a giudicare dal basso e calmo respiro regolare doveva essere ancora nel mondo dei sogni. 

Non avevo ricevuto messaggi da parte di Katherin ed erano le 12.24 pm, comprensibile dato che ci saremmo addormentati attorno alle 4.30/5.00 del mattino. 
Cercai di girarmi, molto cautamente, per potermi trovare faccia a faccia con la figura dormiente del ragazzo seminudo dietro di me, per poi pensare che dovevamo aver dormito proprio profondamente quella notte, se eravamo riusciti a rimanere nella stessa posizione in cui ci eravamo addormentati. Sorrisi al pensiero. 
Mi trovai a distanza ravvicinata con il suo bellissimo viso, aveva gli occhi chiusi, adornati da lunghe ciglia scure e folte, le labbra a cuore erano leggermente socchiuse mentre rilasciava quei tipici sospiri; ogni muscolo era completamente disteso, le palpebre, le sopracciglia, tutto era di un'immobile morbidezza. Aveva un'aria pacifica e rilassata. Era perfetto anche con i capelli scompigliati, qualche piccolo neo sparso per il viso ed incosciente.
Inspirai profondamente, assaporando il suo profumo: qualcosa di unico che non avevo riconosciuto, qualcosa di fresco, di pulito, mescolato ad un qualche profumo costoso e l'odore naturale della sua pelle. Un mix che lo faceva profumare di lui, come solo lui poteva profumare. 
Scesi con lo sguardo verso il basso del suo corpo, ammirando i suoi pettorali tonici, come anche i suoi addominali. Mi soffermai, come avevo fatto per il suo braccio sinistro, ad osservare anche i tatuaggi del suo busto: quell'insieme di numeri romani e quella corona sulle clavicole e la croce nel centro del petto, proprio quelli che ritenevo tanto sexy. 
Come fossi una bambina caparbia, portai istintivamente l'indice della mano destra davanti all'ultimo tatuaggio su cui avevo indugiato con lo sguardo, tratteggiandone i contorni con un leggero sfioramento a fior di pelle, quasi come se avessi timore di toccare la figura mistica dinnanzi a me. 
Passai tutti e quattro i bracci di quella croce, partendo dalla punta di quello in basso e tratteggiandone tutta la circonferenza, fino a ritornare al punto di partenza e completamente sommersa dalla libidine che mi provocava avere la libertà di toccarlo, feci scorrere involontariamente l'estremità della mia falange lungo l'addome, al centro  degli addominali, facendola scorrere a rallentatore fino in fondo all'estremità dell'elastico dei suoi boxer, che precedevano di molto i suoi pantaloncini a vita bassa. 
"Mmm, buongiorno" mugugnò il ragazzo, facendomi completamente ghiacciare all'istante. Riportai l'attenzione dal basso del suo addome al suo viso, per vederlo aprire piano quei suoi magnifici occhi color nocciola, che non seppi se per il fatto che si fosse appena svegliato o perché fuori fosse brutto tempo, viravano notevolmente verso il verde. 
"Buongiorno" risposi, cercando di tirarmi fuori da quella situazione di imbarazzo in cui mi aveva, nuovamente, colta in fallo. Sorrise maliziosamente vedendo il mio sguardo allarmato, cosa che mi fece eccitare più che arrabbiare, ma sperai non se ne fosse accorto.
"Ti piace quelle che tocchi?" mi chiese mantenendo quel sorriso sghembo e abbassando lo sguardo verso il suo basso ventre, dove stavo ancora poggiando la mia mano. La ritirai velocemente, arrossendo per l'imbarazzo, facendo ridere il ragazzo davanti a me.

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