Casa

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Mercoledì era l'ultimo giorno della nostra vacanza. L'ultimo giorno a New York. L'ultimo giorno che avremmo potuto vedere Joe, Caspar e Oli. 

Ci trovammo a Times Square e passammo tutto il tempo con loro a vagare per la Grande Mela senza meta. Era la prima volta in tutta la settimana che li vedevo vloggare e io e Sofia facemmo di tutto per non apparire nei video. Non volevamo rischiare di farci prendere di mira dalle Sugglet solo per esserci divertite con loro.

Era strano per noi vedere delle persone parlare ad una videocamera mentre camminavano, ma per i newyorkesi doveva essere all'ordine del giorno ormai, tanto che nessuno ci faceva più caso. 

Tornammo anche a Central Park e finalmente potei scattare tutte le foto ai luoghi dei miei film preferiti che l'altra volta non avevo fatto perché mi ero dimenticata la macchina in hotel. Ovviamente fotografai anche i ragazzi e Sofia per aver un ricordo migliore di quei giorni rispetto ai selfie sul cellulare che non ho mai considerato vere foto. 

Arrivati nuovamente al Ponte del Dottore Caspar mi fermò prendendomi il braccio.

"[Ehi ma noi due non abbiamo neanche una foto nel nostro posto speciale!]".

"[Ma io odio essere fotografata. Non vengo mai bene!!]" ribattei cercando di divincolarmi, ma lui non voleva sentire ragioni e mi rubò la macchina fotografica allungandola a Sofi, poi mi abbracciò da dietro appoggiando le mani sul mio ventre per mettersi in posa. Amo quello scatto, è uno dei pochi in cui io sembri fotogenica e lo tengo ancora incorniciato sul comodino.

Ci riposammo sulla panchina dell'amore, come l'aveva ribattezzata Oli, e mi misi a ricontrollare le foto come ero solita fare per cancellare quelle mosse. "[Ma sono bellissime Eri, dovresti pubblicarle in un blog]" mi consigliò Joe. 

"[Naaah non ho abbastanza tecnica e poi non so ancora bene usare tempi e diaframmi, conosco persone molto più brave di me!]" replicai un po' in imbarazzo "[Mi limito a pubblicarle su Facebook e ricevere qualche mi piace]". 

Quando si avvicinò l'ora di cena ci riaccompagnarono in albergo e lì dovemmo dir loro addio definitivamente. L'unica volta che avevo visto Sofia così triste era stato quando non le avevano accettato la richiesta per fare l'Erasmus. 

"[Non voglio partire. Stavo bene qui...]" ammise buttando le braccia attorno a Joe, che la strinse forte a sé e la baciò sulla fronte. 

Salutai Oli e Joe abbracciandoli e tenni per ultimo Caspar. Non volevo andare esattamente come la mia amica, ma mi era chiaro che dovevo assolutamente sotterrare i miei sentimenti e tornare alla realtà. Avrei però assaporato quegli ultimi minuti con lui.

"[Mi mancherai. Tanto.]" gli confessai prima di dargli un lungo bacio d'addio.  

"[Non preoccuparti non mi dimenticherò di te. Domani ti scrivo il buon viaggio.]" mi sussurrò "[Non ti lascerò scappare da me!]".

Quando se ne andarono sul loro taxi, una lacrima rigò il mio viso. Mi sentii una bambina per quella reazione e la asciugai prontamente per non farla vedere a Sofia che comunque, notai, non stava meglio di me.

Salite in camera, facemmo tristemente le valigie e, dopo cena, andammo a dormire presto perché il giorno seguente saremmo dovute essere in aeroporto ad un orario indicibile.



<<Goodmorning babe. Have a nice trip! 😘 Let me know when you land!>>. OMG! Mi aveva veramente scritto. Mi sentivo veramente tre metri sopra il cielo, ma la mia parte pessimista, che come sempre aveva preso il sopravvento, mi ricordò che dovevo riprendermi velocemente da quella cotta e continuare con la mia solita vita.

Il volo fu noiosissimo aiutato anche dal fatto che non avevamo per niente voglia di tornare a casa. Ci sembrava di aver vissuto per una settimana in un sogno e non volevamo svegliarci.  E invece poco dopo le 21.30 ora locale arrivammo in Italia. Tutto era finito ormai. 

O forse no... dovevo ancora rispondere a Caspar. <<We're in Italy and we're going home right now>>. Non sapevo nemmeno se gli sarebbe arrivato o se mi avrebbe risposto, ma attesi lo stesso con impazienza.

I nostri genitori ci stavano aspettando fuori dagli arrivi non Schengen. Ci sommersero di domande non appena ci videro, era la prima volta che facevamo un viaggio così lungo solo noi due; eravamo molto stanche e ancora depresse dall'aver dovuto dire addio ai ragazzi e quindi non avevamo molta voglia di parlare perciò promettemmo che li avremmo aggiornati il giorno dopo. Ci separammo alle macchine senza grandi manifestazioni d'affetto sapendo che tanto ci saremmo sentite entro le 24 ore successive e, nell'esatto momento in cui salii in macchina e mi misi le cuffie mi addormentai ascoltando Too Much Love Will Kill You, una delle mie canzoni preferite.

Mi svegliò mia madre quando uscimmo dall'autostrada per entrare in città. Guardai speranzosa il telefono alla ricerca di un suo messaggio proprio mentre la soave voce di Freddie diceva I have to find the will to carry on/On with the/ On with the show/The show must go on.... Non trovando nulla presi quei versi come un segno del destino e abbandonai definitivamente ogni fantasia che mi ero immaginata.

Quando arrivammo a casa avevo completamente perso il sonno e quindi mi misi a controllare gli scatti... Non ero mai contenta di come venivano e ci mettevo sempre delle ere per bilanciare colori, saturazione e contrasto e quella notte ero ancora più insoddisfatta del solito. Scorrendo ne trovai alcune che non ricordavo di avere: le doveva aver scattate Sofia anche perché in alcune c'ero anche io. Erano dell'ultimo giorno a Central Park. Non me la sentivo di cancellarle, nonostante la ragione mi stesse dicendo che poteva essere un buon modo per sopprimere i miei sentimenti, così le salvai in una cartella privata nascosta per non aver sempre sott'occhio.

Erano ormai le due a mezza quando finii il mio lavoro e, per evitare di dimenticarmi, le postai su Facebook (tranne quelle con e dei ragazzi). Mentre si caricavano mooooolto lentamente, aprii YouTube per controllare se erano stati pubblicati dei video, giusto per farmi del male. Sì, ce ne era uno di Oli dello stesso giorno delle foto. Non avrei dovuto guardarlo, ma non resistetti... e poi volevo sapere se aveva mantenuto la promessa e noi non comparivamo. Era stato di parola e per fortuna si vedeva solo la mano di Joe stretta in quella di Sofi nei primi minuti. Non appena vidi il sorriso di Caspar, però non riuscii ad andare avanti... Se l'avessi fatto probabilmente avrei iniziato a piangere e non so se sarei riuscita a smettere... allora visto che le foto avevano finito l'upload, spensi il computer e andai a letto senza aver ancora ricevuto una sua risposta.















Strangers in Their WorldWhere stories live. Discover now