New York, New York

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Ok... ci rimangiammo quello che avevamo pensato prima non appena scendemmo dal taxi che ci aveva portato dal JFK all'hotel. New York è strabiliante. Ci lasciò senza parole. Come anche la tariffa del taxi, ma sorvoliamo su questo. 

Avevamo mangiato in aeroporto perché non sapevamo se ci fossero fastfood o ristoranti poco cari nelle vicinanze dell'hotel e quindi una volta fatto il check-in e sistemate le valigie in camera eravamo libere di iniziare il nostro tour. 

Andammo subito in un ufficio informazioni per fare la card che ci avrebbe permesso di girare in metropolitana e con gli autobus e informaci su tariffe e orari di musei e varie altre cose su cui ovviamente ci eravamo già documentate su internet, ma volevamo essere sicure di non aver fatto errori.

Da lì ci dirigemmo verso Times Square. Per la seconda volta in poche ore rimanemmo a bocca aperta. C'erano così tanta gente e così tanti colori e luci che non sapevamo dove guardare. Si sentivano lingue provenienti da tutto il mondo tra cui anche vari italiani come noi che si urlavano da una parte all'altra della strada senza curarsi di niente e nessuno. 

Era tutto così diverso dalla nostra piccola città... tutto così grande e artificiale che c'era da perdersi. 

Dopo aver scattato qualche foto e ascoltato qualche buskers veramente bravo decidemmo di tornare in albergo. Eravamo distrutte dal viaggio e curiose di sapere quali schifezze ci avrebbero venduto come cena. 

Scoprimmo con nostra grande gioia che c'era il buffet e quindi potevamo mangiare quello che volevamo. Dopo cena e una rilassante doccia nello stupendo bagno della camera, ci lanciammo a letto e dormimmo fino alle 10 del giorno dopo.


Per il primo vero giorno della nostra avventura nella Grande Mela, nonché compleanno di Sofia, avevamo deciso di andare al Metropolitan. Avevamo sempre avuto un debole per l'arte (i nostri studi pre universitari lo dimostravano) e rimanemmo incantate dai quadri di Van Gogh e di Monet. Uscimmo solo nel pomeriggio ancora estasiate dalla magia di quei capolavori. 

Visto che quella sera avremmo festeggiato i 21 anni di Sofi, concordammo di tornare subito in hotel per preparaci. Non eravamo mai state ragazze a cui piaceva andare in giro a troieggiare  e non avevamo mai neanche speso tanto tempo per apparire, però visto che eravamo in una città dove nessuno ci conosceva e soprattutto non potevamo spendere più di tanto per bere visto il costo già elevato del viaggio in sé, ci impiegammo più del solito per essere pronte. 

Guardandoci nello specchio prima di uscire, eravamo discretamente soddisfatte di come eravamo vestite e truccate: abito stretto in vita senza spalline con gonna a campana e fantasia a fiori per me e blu aderente con uno scollo a cuore per Sofia.

Andammo a cenare in un ristorante italiano non distante dall'albergo perché eravamo curiose di sapere se effettivamente i piatti erano quelli della nostra terra. Non appena entrate ci riconobbero come connazionali e dopo due giorni di full immersion nell'inglese fu bello parlare con altre persone la nostra lingua.

Quando ormai eravamo arrivate al dolce, vidi Sofia, che era seduta di fronte a me con il viso rivolto alla porta, spalancare gli occhi e incominciare a scuotermi il braccio. Mi girai e li riconobbi subito: Joe Sugg, Caspar Lee e Oli White.

Sapevamo che erano a New York anche loro perché era almeno un anno che li seguivamo su YouTube (o meglio su ogni social esistente su questa terra), ma vuoi pensare che sarebbero entrati proprio nel ristorante in cui eravamo anche noi?!

"Ery cosa facciamo???" mi chiese Sofia.

"Non lo so, cazzo. Poveretti vorranno stare in pace mentre mangiano, però è anche vero che quando mai più potremmo incontrali?!" 

"Daiiiii muoviamoci, andiamo a chiedere una foto!"

"Allora facciamo così: finiamo il dolce, poi mentre andiamo a pagare il conto ci fermiamo al loro tavolo e li preghiamo di fare un selfie. Ok?"

"Va bene.Oddio questo è uno dei migliori regali di compleanno di sempre" E così ingurgitammo la torta caprese e il tiramisù e ci catapultammo da loro.

"Hi guys. We are so sorry to bother you, but can we take a selfie with you?" Chiedemmo nel nostro inglese claudicante.

"Sure, no problem" rispose Joe con un sorriso.

Riscossi Sofi con una gomitata dall' imbambolamento. "Fai la foto tu che sai che non so fare i selfie" Lei tirò fuori il suo iPhone e, una volta che ci fummo messi in posa, scattò. 

"Thank you so much guys." Non riuscivo a togliere gli occhi da Caspar. Ma era arrivato il momento di andare via e lasciarli mangiare in pace.

Ringraziammo ancora una volta e ci avviciniamo alla cassa per pagare, ma ci sentimmo richiamare da dietro.

"Girls, could you tell us where you are from? Because we are trying to understand where our fans live." Oli chiese. 

"Italy!" risposi. "We came last year for our film in Milan, Verona and Venice and it was great!"  replicò Caspar "So what do you recommend in the menu?" aggiunse con un occhiolino.

"Well, absolutely Spaghetti all'Amatriciana or Lasagne and the Tiramisu as dessert" mi anticipò Sofia facendo un sorriso. E detto ciò andammo a pagare, pronte per la nostra notte brava.



Strangers in Their WorldWhere stories live. Discover now