•Ma io devo vederlo•

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ALESSANDRO POV'S
Io ero lì, nel mio letto, avevo un pò le gambe addormentate, e un dolore assurdo alla testa.

Erano passate alcune ore, e stavo comunque aspettando il ragazzo di cui m'ero innamorato.
Gli avevo mandato quel messaggio senza un risposta.
Avrei tanto voluto un risposta. Avrei tanto voluto vederlo, ma non era venuto.
«È un idiota.» pensai guardando fuori dalla finestra, osservando una macchina nera opaca parcheggiare
«Cosa? Come sa che sono qui? Cosa vuole da me?» dissi a bassa voce per poi provare ad alzarmi.
Ma le gambe non reggevano. Avrei voluto così tanto ci fosse Andrea per aiutarmi ad andare fuori per prendere un pò d'aria , ma pensai che  era andato già sulla nave, per non perdersi quella stupida crociera con la cugina.
In quel momento mi mancava tanto anche Lola, quella dolcissima ragazzina con un cugino più stronzo di tutti.

Sentii aprire la porta alla mia sinistra mentre ero comunque e sempre a fissare il cielo grigio.

«Ha sempre fatto buon tempo in questi ultimi giorni, chissà perché proprio oggi sta per venire a piovere.» disse una voce rauca e forte chiudendosi la porta alle spalle.
«Già chi lo sa. Forse perché sei venuto a trovarmi tu. Papà.» risposi con tono serio, portando il mio sguardo freddo al suo, a uno sguardo di un padre che ha abbandonato il figlio, perché provava vergogna.
«Perché sei qui? Che c'è, ti sei preoccupato?» chiesi portando lo sguardo alla flebo, pregando che finisse al più presto.
«Mi è mancato il tuo carattere.. Ma in realtà mi ha chiamato un tuo amico, dicendomi che eri in queste condizioni.. Ma a quanto pare ora stai molto  bene.» disse alzandosi dalla sedia, avvicinandosi ad un quadro nella stanza da "finto interessato"
«Che fai? Ti sei dato all'arte. Anche questa sarà una cosa passeggera?» dissi.
«Cosa intendi?» chiese.
«L'arte, anche questa sarà una delle cose passeggere ? Proprio come me. Giusto?» dissi sorridendo.

Ormai non mi faceva più effetto, lo odiavo, non riuscivo a guardarlo negli occhi.
«Tu pensi ancora che la morte di mamma sia causa mia?» chiese serio di sicuro fissandomi.
Non risposi.
Si avvicinò e con forza mi prese il viso e mi fissò negli occhi, tra l'altro causandomi dolore maggiore alla testa.
«Brutto idiota. Sono tuo padre, purtroppo sempre e comunque abbi rispetto. Tu pensi ancora che tua madre è morta per colpa mia?»
«MIA MADRE aveva il cancro. Aveva bisogno di una persona che la aiutasse negli ultimi suoi momenti. Magari chi lo sa un pò d'amore  le avrebbe fatto bene. Magari invece trattarla male, proprio come facevi tu, le faceva male... Non c'era molto bisogno di mandarla a fanculo solo perché sapevi che non ce l'avrebbe fatta.. So che hai sofferto, ma io ero piccolo, e avevo perso la figura materna. Tu dovevi starmi accanto, e non andare a puttane  perdendo la testa, no?»
Mi fissò senza parlare.
«Tu ora vieni a casa con me!» disse.
«No, non posso..» risposi tornando con lo sguardo nel nulla.
«Perché? Voglio solo portarti a casa, e recuperare il tempo perso.» disse con tono serio.
«Pà ti conosco, ci vuole solo un miracolo per farti cambiare e poi sono in crociera.»
«Sei in grave condizioni, Ale..» disse stoppandomi.

Lo so. Lo so che sono in grave condizioni. Ma io devo vederlo. Non posso andare via così. Ho bisogno di lui.

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