Quel mazzolin di fiori.

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Jennifer attraversò il corridoio dell'ospedale in tutta fretta.
Si copriva il viso con la mano destra tentando di nascondere le lacrime che pareva non smettessero di scendere.

Nell'arco di 20 minuti raggiunse l'albergo e una volta entrata nella stanza iniziò a preparare le valigie.
Voleva tornare a casa.
'Come ha potuto nascondermi una cosa simile'.
Pensava mentre svuotava i cassetti inferiori dell'armadio.
'È questa l'importanza che mi da? È questa la considerazione che per me?'
Tante domande le giravano in testa. Domande senza nessuna risposta.

Una volta terminati i bagagli, scese nella hall, pagò il conto e chiamò un taxi per raggiungere l'aeroporto.
Aveva bisogno di pensare, di stare sola. Aveva bisogno di casa sua.

Josh venne dimesso quel giorno stesso dall'ospedale. Prima di andarsene fece una lunga discussione con il dottor Black, che gli raccomandó di iniziare al più presto la chemioterapia.
Il ragazzo si fece accompagnare in albergo.
Aveva il morale a terra e non riusciva a smettere di pensare a quanto era successo poco prima.
Aveva bisogno di parlare con Jennifer. Era deciso a spiegarle ogni cosa, niente più segreti.
Tuttavia, non appena entrò in camera, notò uno strano disordine.
Fece un breve giro di perlustrazione e poco dopo si rese conto di una cosa: Jennifer era andata via.
I cassetti erano vuoti, nel bagno non c'era più il suo spazzolino rosa con i pois bianchi e la loro foto in cornice preferita, quella che avevano scattato il primo giorno di riprese sul set, non ornava più il comodino vicino al letto.
Josh si mise seduto su una delle poltrone, prese l'iphone in mano e compose il numero di Jennifer.
Il telefono squillò per quasi un minuto ma nessuno rispose.
Decise quindi di lasciare un messaggio in segreteria.

"Jennifer sono io, ma dove sei? Sono nella nostra camera d'albergo. Ho bisogno di parlare con te, ti prego richiamami."

Jennifer si trovava a casa di sua madre da un paio di giorni. Si era presentata all'improvviso e senza nessuna giustificazione.
Sua mamma era stata molto comprensiva e si era presa cura di lei senza chiederle nulla.
Tuttavia Jennifer quella mattina, dopo due notti insonni, sentiva il bisogno di confidarsi e sfogarsi con qualcuno.

"Buongiorno tesoro, caffè?" Esordì Karen vedendola scendere le scale.

Jennifer rimase in silenzio per un istante poi prese fiato e senza pensarci due volte confessò. "Josh ha un tumore al cervello.."

La tazza di caffè che Karen teneva tra le mani cadde a terra rompendosi in mille pezzi. "Cosa?"

"Si, me l'ha detto il suo dottore qualche giorno fa." Rispose Jennifer tenendo lo sguardo rivolto verso il basso.

Karen le si avvicinò con aria mortificata. "Oh tesoro mi dispiace cosi tanto, quando lo avete scoperto?"

"Non lo so, Josh non mi aveva detto nulla. Io sono venuta a saperlo dal suo medico il giorno stesso in cui siamo andati al pronto soccorso perché si era sentito male" Replicò lei.

Improvvisamente il telefono di Jennifer squilló. La ragazza fisso il display del telefono e poi lo poggiò sul tavolo di legno.

"È lui?" Domandò Karen fissandola.

Jennifer alzò le spalle. "Sarà il cinquantesimo messaggio che mi lascia oggi."

"E per quale motivo non gli rispondi? Avete litigato?" Continuò la donna.

"Mamma scusami ma non ho voglia di parlare di questo ora. Vado a farmi una doccia calda." Rispose Jennifer alzandosi dal tavolo.

"Non fai colazione?" Chiese Karen seguendola con lo sguardo.

"No, grazie ma non ho fame." Rispose la ragazza per poi sparire al piano di sopra.

Passò una settimana e Jennifer era sempre più a pezzi. Non aveva risposto a nessuno dei numerosi messaggi che le aveva lasciato Josh e non lo aveva mai richiamato. Voleva ma non ci riusciva, era talmente arrabbiata. Talmente delusa dal suo comportamento che la tristezza prendeva il sopravvento sulla mancanza.

Quella stessa mattina Karen si era alzata più tardi del solito e stava preparando il pranzo in tutta fretta quando squillò telefono.

"Pronto?"

"Karen, sono Josh." Rispose una voce maschile.

La donna ebbe un sussulto. "Josh, ciao! Come stai?"

"Non molto bene ad essere sincero. Per caso sai dov'è Jennifer? La sto cercando da una settimana ma non mi risponde al telefono. Magari ha chiamato te e ti ha detto dove si trova!" Disse Josh sospirando.

Karen diede una breve occhiata alle scale per accertarsi che non ci fosse nessuno e poi si allontanò verso la finestra. "Josh.. Jennifer è qui."

Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. "Come sta?"

"Piange tutte le notti.." Rispose Karen con tristezza.

Improvvisamente la donna sentì un rumore di passi. Era Jennifer. "Scusa Josh ora devo andare, mi dispiace!"

"Chi era?" Domandò la ragazza notando un atteggiamento insolito.

"Era tua padre, tesoro. Mi ha detto che oggi tarderà a pranzo!" Rispose Karen frettolosamente.

Il giorno seguente Jennifer si era svegliata più triste del solito. Non sentiva o vedeva Josh da più di una settimana ed era così dura. Si rannicchiò nel letto cercando di non pensare a tutto quello che le stava accadendo.

Poco dopo sentì il campanello suonare e nessuno andava ad aprire, così sbuffando Jennifer fu costretta ad alzarsi.
Scese in fretta le scale e si precipitò ad aprire la porta.
Non appena girò il pomello Jennifer si sentì venire meno.
Josh era lì, davanti a lei, con un mazzo di fiori.
I due fissarono per alcuni istanti senza dire una parola, poi Josh interruppe quel silenzio.

"Per tutto il tragitto ho pensato alle parole giuste da dire per convincerti a perdonarmi. Ma non le ho trovate." Esordì il ragazzo con voce tremante.

"E allora cosa sei venuto a fare?" Domandò Jennifer incrociando le braccia.

"Poi ho capito che non esistevano parole giuste." Continuò lui. Poi si mise una mano nella tasca destra della giacca ed estrasse due biglietti. "Ti amo e mi dispiace. Viene a Roma con me."

Jennifer lo fissò per un paio di minuti. Poi il suo sguardo da duro si addolcì e avanzò verso di lui. Gli prese il viso tra le braccia e lo baciò.
Poi si abbracciarono ed entrambi piansero.

Non lasciarmi qui.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora