False speranze

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Josh aprì gli occhi a fatica e molto lentamente.
Non appena mise a fuoco, sentì le pupille restringersi a causa della forte luce bianca che pareva quasi accecarlo.

Si guardò intorno, muovendo la testa a scatti. Cercò di capire cosa fosse successo, dove si trovasse.
Dopo aver osservato attentamente la stanza per pochi secondi, la situazione gli risultò piuttosto chiara: era in ospedale.
Cosa era successo?
Questa era la domanda che lo ossessionava.
Il pensiero sembrava battergli di continuo sulle tempie, quasi come un martello. Cercò di ricordare, di ripercorrere la serata precedente nel minor tempo possibile. Era a letto, si, nel letto della loro camera d'albergo e aveva la febbre alta.
Era solo e improvvisamente la testa aveva cominciato a girare e si era sentito sempre più debole e poi il vuoto. Ed ora si trovava lì, in quella stanza da solo, con il braccio attaccato ad una di quelle macchine che si vedono solitamente nei film.

Mentre continuava a guardarsi intorno, cercando di capirci qualcosa, un dottore entrò dalla porta tenendo un cartellina blu scuro tra le mani.

"Ben svegliato! Come si sente?" domandò l'uomo mentre si avvicinava al letto. Iniziò a trascrivere alcuni dati e ad analizzare i valori riportati dalla macchina. Poi si accertò che la flebo fosse ancora piena.

Josh lo fissò per un istante senza dire nulla. Le parole sembravano non voler uscire, gli si fermavano in gola.

"Bene, ma..perchè sono qui?" rispose finalmente a fatica e con aria confusa.

"E' arrivato qui ieri sera. Aveva la febbre molto alto ed era svenuto. Abbiamo subito controllato i valori vitali e poi le abbiamo dato alcuni antibiotici." rispose il medico formalmente.

"Oh okay." sussurrò Josh mentre la situazione cominciava pian piano a farsi più chiara. "Qualcuno potrebbe avvertire la mia rag..ehm la mia amica Jennifer che sono in ospedale?" continuò.

"La signorina Lawrence è già qui, è stata lei a chiamarci ieri sera dopo averla trovata in camera privo di sensi." rispose il dottore.

"Oh perfetto, allora potreste chiamarla e chiederle di venire per favore?" domandò Josh mentre un leggero sorriso stava sorgendo tra le sue guance.

"Ehm, signor Hutcherson prima c'è una questione di cui vorrei discutere con lei in privato se non le dispiace." controbatté l'uomo frenando l'entusiasmo di Josh.

"Okay, s-s-si certo. Che succede?" domandò il ragazzo preoccupato.

"Le sue condizioni quando è arrivato qui non erano gravi, tuttavia abbiamo fatto i soliti esami di routine e.." il medico smise di parlare per riprendere fiato.

L'aria nella stanza sembrava farsi via via più asfissiante. Il cuore di Josh accelerava il ritmo del suo battito un po' di più ogni secondo che passava. Cercava di mantenere la calma ma non è mai facile non preoccuparsi quando un dottore ti dice che c'è qualcosa che non va.

"Dagli esami che abbiamo fatto sono risultate delle anomalie che preferiremmo controllare con maggiore attenzione se lei è d'accordo. Dovremmo fare delle tac e alcune risonanze." continuò il medico.

"Anomalie? Che tipo di anomalie?" chiese Josh con ansia.

"Per ora non possiamo giungere a conclusioni. Molto spesso sono anomalie che poi non portano a nulla di grave, magari si tratta di semplici fattori genetici o cose cosi.." spiegò il dottore mentre teneva gli occhi fissi sulla cartellina. "In questi giorni comunque sapremo dirle di più."

"Okay, grazie." rispose Josh con un filo di voce.

In quel momento si sentì il mondo crollargli addosso e venne assalito da un forte senso di sconforto. Trattenne le lacrime a fatica e cercava di mantenere il respiro ad un ritmo regolare.

Non lasciarmi qui.Where stories live. Discover now