- 38 - Bachelor Party

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(Devin, come sei secs)

Il mio sguardo era rivolto fuori dalla finestra, mi stavo godendo i caldi toni del tramonto

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Il mio sguardo era rivolto fuori dalla finestra, mi stavo godendo i caldi toni del tramonto. Distolsi gli occhi dal Sole morente dietro i tetti delle case per guardarmi il ventre.

Vuoto.
Desolatamente vuoto.

Passarono solamente tre giorni dall'episodio della vasca quando il ciclo soffocò le mie speranze.
Inizialmente mi opposi all'idea di Ricky, ma bastarono 72 ore per cambiare opinione, per iniziare a sperare davvero di diventare madre e lasciarmi trasportare dagli entusiastici progetti miei e di Rick a riguardo.
Erano ricorrenti in ogni nostro discorso e la gioia nei suoi occhi era così profonda che quando scoprii di non aspettare alcun figlio, non riuscii a dirglielo.
Ero io stessa troppo delusa per comunicarglielo, per infrangere i suoi sogni, no, non ce l'avrei fatta; così lo tenni segreto più tempo possibile.
Ma posticipare lo scontro con la realtà rese il tutto più doloroso, tre mesi dopo, quando ritornò il tempo di sfoderare gli assorbenti e la mia pancia non si decideva a lievitare.
In quei mesi continuai a fingere un sorriso mentre lui non demordeva dallo sperare, dal pensare ad un futuro da padre, ma la sua felicità fu stroncata da un "Mi spiace, avrei voluto dirtelo prima. Non ci sarà nessun bambino."
Rivelarglielo rese tutto più concreto e doloroso anche per me.

Ormai, erano già passati sei mesi e il matrimonio di Giulia era alle porte.
Non volle un addio al celibato, al contrario di Devin ed era proprio lì che Ricky si stava dirigendo con due ore di anticipo per finire i preparativi.
«Prometto di non bere troppo, di non fare cazzate e di non tradirti. Non ne avrei motivo.», commentò ammiccando in modo perverso. Mi strappò una risata e mi lasciò un bacio sulla guancia, «Se mi aspetti sveglia meglio per te, altrimenti buonanotte.»

«Divertitevi!», gli augurai quando ormai uscì dalla stanza, diretto al night club dove avrebbero festeggiato.
Io intanto sarei rimasta a casa, rodendomi il fegato ad immaginare scenari in cui una lurida lapdancer metteva le manacce sul mio Ricky.
No, assolutamante no. Dovevo distrarmi.
A breve mi sarei sposata anche io, mi sarei dedicata anima e corpo a mio marito, ai miei futuri figli e al lavoro: dovevo godermi questi ultimi momenti facendo l'imbecille in gran stile Sofia.
Accesi lo stereo al massimo volume, inondando di musica l'intera casa.
L'acqua nel bicchiere vibrava al ritmo dei bassi come alcuni soprammobili.
Iniziai a girovagare per casa tenendo il tempo con le mani e la testa, agitandole sovrapensiero.
Andai in cucina a sgranocchiare un pugno di cereali per la colazione quando iniziò "Figure It Out" dei Royal Blood: una di quelle canzoni a cui non potevo resistere.
Iniziai a scatenarmi tornando in salotto, da dove la musica proveniva, saltando sul divano e cantando a squarcia gola, non curandomi di quanto fossi stonata.
Presto mi accaldai così non ci pensai due volte prima di togliermi la maglia ed i pantaloni rimanendo in boxer - rubati a Ricky - e reggiseno.

Sono sola, nessuno mi vede, alzai le spalle e continuai ad esibirmi in sala.
Rapita dall'energia della canzone, presi una delle chitarre di Rick per gioco ed iniziai a strimpellarla a caso, senza sapere esattamente a quali note corrispondessero le corde che pizzicavo.
La parte finale della canzone rimbombava nella stanza ed io mi inginocchiai a terra, scuotendo con forza la testa e passando velocemente il plettro sulle corde, come indemoniata.
E in quel frangente Ricky comparì in salotto seguito da Ryan.

City LightsWhere stories live. Discover now