- 32 - Giunis

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Secondo giorno in gattabuia

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Secondo giorno in gattabuia.
Il dì precedente non pranzai, e feci bene: a cena andai nella mensa dove servivano piatti contenenti roba non identificata, avevano la faccia tosta di chiamarla cibo. Ero in prigione, non potevo pretendere.
Fui svegliata da un fastidioso e forte rumore metallico. La guardia che mi soccorse ventiquattr'ore prima mi stava svegliando passando il manganello sulle sbarre. Borbottò che era già molto tardi e che stavano per processare Rick a posto mio. Dallo sviluppo del suo processo sarebbe scattato o meno anche il mio. Dovevo testimoniare e se il giudice avrebbe ritenuto innocente Ricky ogni sospetto sarebbe caduto sulla sottoscritta, cambiando le sorti del mio processo che, perciò, fu rinviato a conclusione del caso Olson.

Mi alzai a fatica dalla scomoda branda. A causa del freddo il mio sonno fu leggero e poco riposante, continuavo a svegliarmi e sistemarmi coperte e vestiti cercando più calore.
Con un intenso e perpetuo malditesta seguii la guardia in tribunale, con le manette ai polsi. Erano fredde, eppure bruciavano e pesavano sull'orgoglio.
Entrai in sala trovando già seduti e vestiti molto formalmente: Devin, i miei genitori e Jonathan che saltò la scuola appositamente.
Giulia era ancora in ospedale con la piccola; pensavo spesso a lei, avevo perso l'attimo in cui diventò madre e me ne rammaricai molto.
Mi sedetti vicino mia madre che mi strinse la mano, più per ricevere conforto che per darne: era un duro colpo vedermi in quello stato pietoso. Accanto a me, in piedi e vigile, una guardia giurata addirittura armata.

Sbuffai.
Ero soltanto una ragazza di neanche 20'anni, ammanettata, indebolita, intristita da quella situazione e totalmente disarmata. Che avrei mai potuto fare? Mordergli un orecchio? Ero addirittura troppo bassa.
Tutta questa esagerazione mi irritò, ma presto Ricky, seguito dall'avvocato e l'interprete, entrò alleviando ogni mia pena, almeno emotiva.
Gli sorrisi sollevata, confronto a me stava in gran forma, come se fosse abituato a stare in prigione.

Certo, Ricky in prigione e Renzi ad insegnare inglese., commentai sarcasticamente tra me e me, seguendolo con lo sguardo.
L'unica volta che ci andò aveva diciasette anni, ci rimase per qualche ora in attesa che sua madre pagasse la modesta cauzione, nulla di ché paragonato a questa storia.

Aveva rubato la chiavi dell'auto di suo padre e non si accorse che fosse quasi a secco. La vettura lo lasciò a piedi in campagna aperta, vicino ad una fattoria dove si recò per potere chiamare casa.
Scavalcò il basso recinto, ritrovandosi circondato da galline, e nel farlo gli caddero le chiavi dell'auto a terra; uno dei pennuti le affrerrò nel becco per poi scorrazzare via.
Quando l'animale si accorse di essere rincorso iniziò a correre più veloce, fino ad entrare nella dimora dalla finestra. La casa era disabitata al momento quindi Rick si intrufolò dentro usando la porta del cane ed inseguì la gallina mettendo tutto a soqquadro.
Afferrò la bestiola cercando di riappropriarsi delle chiavi, ma questa sbatteva le ali e si difendeva con zampe e becco, graffiando il giovane Rick. Olson lanciò l'animale in preda al dolore, le chiavi caddero sul pavimento, pronte ad essere riprese. In quel preciso momento rincasarono i padroni di casa: un'anziana bisbetica ed il figlio, sulla trentina, altrettanto combattivo.
Chiamarono la polizia e Ricky fu denunciato per violazione di domicilio, maltrattamento di animale e distruzione di proprietà privata.

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