Ero rimasta completamente interdetta, senza parole, incapace di spezzare il nostro contatto visivo. Il silenzio si prolungava e ringraziai il fatto che la tv fosse stata accesa. "Se a te facesse piacere, ovviamente" replicò, spezzando il momento così imbarazzante. "Sarebbe.. un onore per me" risposi incerta, sapendo che non ne sarebbe valsa la pena né per lui né per loro: non mi ero mai sentita così a disagio nell'essere stata una ragazza 'comune' come il quel momento, e non avevo fatto altro che solamente immaginare una scena.
"Gli piaceresti" mi rispose sorridendo. Oh no, non credo che gli sarei piaciuta se gli avessimo parlato delle nostre recenti esperienze con la panna e il topping al cioccolato. "E tu piaceresti ai miei... dopo averti conosciuto" dissi, affrettandomi a concludere i discorso. Sarebbe stato imbarazzante dovergli spiegare che, prima che io li informassi sul fatto che lo stessi frequentando e che fosse un bravo ragazzo, lo vedevano solo come un bambino viziato. "Come mai stiamo parlando così tanto delle nostre famiglie quest'oggi?" chiesi buttando il discorso sul ridere, ripensando al fatto che ne avevamo parlato anche in aereo, poche ore prima. "Non lo so, hai ragione" disse facendo spallucce e ridendo. "Vado a vedere com'è messa la cena" disse prima di alzarsi e dirigersi in cucina. "Ti seguo" dissi, alzandomi dal divano. "Non c'era bisogno che venissi, potevi restare a rilassarti sul divano" mi disse rivolgendomi uno sguardo, prima di togliere il coperchio ad una padella e mescolando il tutto. "E' un mese che non faccio altro che rilassarmi" gli feci presente, ignorando il suo sguardo e saltando le patate nell'altra pentola.
"Credo che il pollo sia pronto" disse poco dopo, prendendone un pezzetto col cucchiaio di legno, soffiandoci sopra ed avvicinandolo alla mia bocca, tenendo una mano sotto di esso. Guardai prima lui e poi il boccone, con aria confusa. "Credo che tu debba solamente assaggiarlo" sussurrò ironicamente, facendomi sorridere. Mi sentii una stupida e sorrisi, dando un'ultima occhiata all'utensile davanti a me, soffiandoci sopra ed assaggiando. "Sei anche modesto" dissi dopo aver masticato ed ingoiato. Mi guardò speranzoso, aspettando che dessi il mio parere. "Allora, com'è?" mi chiese non stando più nella pelle. "Non te la sai cavare e basta: è squisito, Justin" esclamai sorpresa. Cioè, sapeva pure cucinare? "Sono felice che ti piaccia" disse dolcemente. "Comunque hai ragione, è pronto" gli sorrisi dolcemente. "Perfetto, allora vai a sederti a tavola", "Ma se dobbiamo ancora apparecchiare! Fammi fare almeno quello dai" mi lamentai.
Mi si avvicinò con passo felpato dopo aver spento il fuoco, mi avvolse la vita con le sue mani prima di avvicinare le sue labbra al mio orecchio. "Girati" sussurrò, facendomi voltare e dandogli le spalle.
Completamente scioccata e a bocca aperta. "Ma - quando l'hai-" "Quando sei andata ad accendere la televisione" mi interruppe, rispondendo alla mia domanda quasi inespressa. Il tavolo in cucina, che si affacciava sulla vetrata che dava sul giardino sul retro, era apparecchiato per due, come una saletta intima, con tanto di candele accese ed una bottiglia di vino dall'aria pregiata. "Dunque, ora ti andrai a sedere?" mi sussurrò nell'orecchio, rimanendo alle mie spalle. Gli rivolsi un'occhiata alla 'chi sei tu? Da dove sei venuto e che ne hai fatto del solito miliardario?' e senza nemmeno rispondere mi andai a sedere a tavola. Pochi istanti dopo servì il cibo, prima nel mio piatto e poi nel suo, dopo di che si sedette a tavola e cominciò ad osservarmi. "Buon appetito" dissi solamente, in imbarazzo. "Buon appetito" mormorò sorridendomi. "Vuoi?" mi chiese, tenendo in mano una bottiglia di vino rosso. "Un po' sì, grazie" dissi sorridendogli. Versò il vino nei nostri bicchieri e poi alzò il suo calice, così lo seguii e feci lo stesso. "A questa splendida vacanza" dichiarò. "A questa splendida vacanza" replicai prima di far scontrare i nostri bicchieri dicendo un 'salute'.
Cominciammo a mangiare, rimanendo in silenzio e scambiandoci lunghi sguardi. Il cibo era ottimo, la location era stupenda, lui era perfetto ed io ero una puttana fortunata. Il sole era tramontato, ma il cielo non era ancora scuro: era il crepuscolo. 

"Devi ancora fare le doccia, giusto?" mi chiese Justin non appena finimmo di mangiare, ma finché eravamo ancora seduti a tavola. Annuii con la testa. "Okay. Che dici, ti va di stenderci ancora un po' su divano?" mi chiese. "Lasciami riordinare qui e lavare i piatti e poi sì" sorrisi con aria trionfante: sarei stata irremovibile. "Puoi farne a meno" disse sorridendomi, sapendo di aver già perso contro di me. "Voglio" replicai fermamente, alzandomi poi da tavola e prendendo i piatti. Scosse la testa, cominciando a sistemare il resto della tavola. "Usiamo la lavastoviglie per lo meno: non ho abbastanza tempo da sprecare con i piatti" disse, abbracciandomi da dietro e baciandomi una guancia. Nessuna malizia, solo affetto. Che potesse essersi davvero affezionato a me? "Ai suoi ordini, boss" dissi, sorridendogli maliziosa ed avviandomi alla lavastoviglie, per poi aprirla e cominciare a caricarla. La azionai e dopo di che, Justin, mi prese per mano e mi portò sul divano, sedendosi con le gambe su di esso e facendomi accoccolare fra di esse. Il buio stava cominciando a calare e la sola luce che ci avvolgeva derivava dalla televisione. "Vuoi guardare qualcosa, piccola?" mi chiese cominciando a cambiare canale, avendo il telecomando in mano. Sinceramente avevo poca voglia di guardare un film, avrei preferito fare altro, nonostante fossi abbattuta dal sole e dall'acqua. "Qualcosa di poco impegnativo, non ho le forze per concentrarmi abbastanza" ammisi. Mi mise il telecomando fra le mani, alzandosi. "Scegli tu, intanto vado un secondo in bagno" disse teneramente, sorridendomi prima di salire le scale. "Okay" mormorai mentre si allontanava. Cominciai lo zapping, ma non c'era nulla di entusiasmante. O, per lo meno, c'erano anche cose carine, ma erano tutte cominciate da un po' ed avrebbe avuto poco senso guardarle da lì. Mi fermai su una puntata dei Simpson, tanto ero sola e mi avrebbero fatto passare il tempo. Mi sdraiai, poggiando la testa sul cuscino e mettendomi su un fianco, piegando le ginocchia.
"I Simpson, eh? Scelta interessante" disse Justin, fingendosi un intellettuale e facendomi aprire gli occhi: mi ero assopita e presunsi solo per qualche minuto, dato che riconobbi la stessa puntata alla precedente della serie tv. "Non giudicarmi" mugugnai tirandomi su a sedere. "Tranquilla, li guarderei tutto il giorno" confessò sorridendomi e facendomi sorridere. "Comunque, ti vedo abbastanza stanca. Che ne dici di andare su?" propose. Nulla mi era mai sembrato così allettante. "Ci sto" risposi sorridendogli stanca. Spegnemmo la televisione e dopo di che mi prese per mano e mi guidò verso il piano di sopra. Entrammo in camera pochi istanti dopo. "Facciamo la doccia?" gli chiesi maliziosa, sapendo che avrei dovuto comunque farla prima di andare a letto, e che mi sarebbe piaciuto avere compagnia. "Chiudi gli occhi" disse senza rispondere. Non combattei e lo feci, dopodiché chiesi un 'perché?'. Lo sentii ridacchiare, sapendo che lo stesse facendo perché prima avevo fatto quello che mi aveva detto di fare e poi avevo chiesto spiegazioni. Posò le sue mani sui miei occhi e mi lasciai guidare. Dopo qualche passo tolse le mani ed, incondizionatamente, aprii gli occhi. 
Eravamo in bagno, davanti a noi c'era la gigantesca vasca piena di acqua, che avrei scommesso fosse calda dal modo in cui evaporava, ricoperta da uno strato di soffice e bianchissima schiuma. Petali di rosa sul pavimento e tutto attorno ad essa, candele qua e là, un secchiello con ghiaccio e champagne e due flut in un angolo assieme a delle fragole ricoperte di cioccolato e la vista del cielo stellato dalla vetrata. Mi sembravo ripetitiva dall'essere senza parole. "Justin" esclamai sorpresa, voltandomi verso di lui, più che compiaciuta da tutto quello. "Nessuno mi aveva mai lasciata tanto stupita come tu sei riuscito a fare oggi" dissi semplicemente, pensando a quello che aveva organizzato dall'inizio della giornata: prima Gerard che suona alla porta di casa, il viaggio anticipato per noi due, il jet, questa splendida isola, la casa, il laghetto, la cena ed ora quello. Non riuscivo a capire cosa avessi fatto per meritarmi tutto quello. "Non merito tutto questo" sussurrai guardandomi intorno, felice, ma non sentendomi assolutamente all'altezza. Mi avvolse i fianchi prima di parlare: "Avevo detto che saresti stata la mia principessa e che ti avrei trattata come tale" disse con fermezza, impadronendosi del mio sguardo, "meriti questo e qualsiasi altro" sussurrò, avvicinando il suo viso al mio. Il mio cuore accelerò il battito, potevo vedere l'accappatoio muoversi sopra al mio petto con la coda dell'occhio. "Grazie" dissi solamente, "sei fantastico". Detto ciò posai le mie labbra sulle sue, portando le braccia al suo collo e baciandolo con tutto l'amore che potevo mostrargli. 

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